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 2008  novembre 13 Giovedì calendario

AL NOSTRO INVIATO

NEW YORK - «Ci rendiamo conto degli errori che abbiamo commesso. Gli Usa sanno di avere per questo una responsabilità particolare davanti al mondo. Stiamo cercando di riparare i danni, di riformare il sistema. E se, come è avvenuto in queste settimane, cambiamo in corsa i nostri piani a sostegno del credito, non ritengo di dovermi scusare. Dovrei farlo se non riuscissi ad adeguare la strategia del Tesoro a un quadro in rapida evoluzione». Facendo, ieri davanti alla stampa, il punto sul piano di salvataggio che porta il suo nome, il ministro del Tesoro Henry Paulson ha teso la mano (almeno a parole) ai partner del G20 (Europa, Usa, Giappone, Russia, Cina e gli altri principali Paesi emergenti) che si riuniranno domani a Washington. Un vertice convocato da George Bush negli ultimi giorni della sua presidenza per sviluppare la strategia globale anticrisi impostata a ottobre e per porre le basi di una eventuale nuova Bretton Woods.
Ma Paulson ha anche confermato di aver cambiato strategia per quanto riguarda il sostegno a banche e finanziarie in crisi: fin qui il Tesoro ha effettuato interventi diretti nel capitale di queste imprese (una misura non prevista dal piano approvato il 3 ottobre dal Congresso, ma che rientra nei poteri del Tesoro) accantonando l’opzione dell’acquisto dei titoli «tossici» contenuti nel portafoglio di queste istituzioni. Era quest’ultima la misura centrale del piano discusso con deputati e senatori. Molti operatori sono rimasti delusi: ieri la Borsa ha perso un altro 4,6%, con flessioni molto marcate (dell’ordine del 10%) di alcune delle principali banche: da Citigroup a Bank of America, da Goldman Sachs a Morgan Stanley. Nuovi dati congiunturali negativi avevano comunque depresso Wall Street anche prima del discorso di Paulson.
Del resto già nei giorni scorsi Neel Kashkari, l’ex banchiere al quale Paulson ha affidato la gestione del Tarp, il piano di interventi del Tesoro, aveva fatto capire che il governo si era ormai convinto che il modello inserito nella legge è più complicato e meno efficace del previsto. Come fissare, ad esempio, il prezzo d’acquisto dei titoli «illiquidi»? Se usi i valori indicati da un mercato oggi molto depresso imponi perdite enormi alle banche. Se il Tesoro riconosce loro un prezzo più alto saranno, invece, i contribuenti a reclamare.
 così che, nelle settimane scorse, il Tesoro ha silenziosamente adottato una sorta di «piano B», acquistando direttamente quote del capitale delle banche. Ieri Paulson ha illustrato nei dettagli questo cambiamento di strategia, aggiungendo che - a questo punto - l’acquisto di titoli «tossici», benché non escluso, diventa un’opzione secondaria. Nello sforzo continuo di riattivare il credito e di riportare capitali privati nel mercato, il Tesoro sta invece valutando altre due opzioni: da un lato agganciare i futuri acquisti di quote di capitale di banche e finanziarie al parallelo intervento di nuovi azionisti privati. Dall’altro, utilizzare una parte dei fondi stanziati dal Congresso non più per rilevare titoli immobiliari, ma per sostenere il mercato delle obbligazioni emesse a fronte di carte di credito, prestiti di studio, finanziamenti-auto.
Un intervento certamente meno ortodosso di quello originale, ma che, secondo Paulson, può servire meglio l’obiettivo di riattivare i flussi di credito verso i consumatori. Quanto alla crisi dell’auto, il ministro ha detto di sapere che la situazione è grave (GM ha fondi per sopravvivere solo fino a fine anno: forse andrà in bancarotta prima dell’insediamento di Obama, il 20 gennaio) ma ha confermato la linea Bush: il piano Paulson è riservato al settore del credito: non può essere esteso all’industria. Unica apertura: si può rivedere il piano energetico varato nell’autunno scorso che già riserva 25 miliardi di dollari alle Case automobilistiche, in modo da spendere subito questi fondi.
Massimo Gaggi