Chiara Beria d’Argentine, La Stampa 13/11/2008, 13 novembre 2008
Ricordo benissimo Obama quando studiava alla Harvard Law School», racconta l’avvocato Marco Nicolini, 46 anni, di Terni, laurea alla Cattolica di Milano
Ricordo benissimo Obama quando studiava alla Harvard Law School», racconta l’avvocato Marco Nicolini, 46 anni, di Terni, laurea alla Cattolica di Milano. Nicolini, 17 anni fa, entrò per un master in legge alla Harvard Law School. Nel 1991 Obama, dopo la laurea alla Columbia, studiava ad Harvard per ottenere il ben più difficile dottorato in legge. Racconta Nicolini: «Obama era già allora un leader e un mito in tutto il campus. Nella primavera 1990 era stato il primo nero nominato alla presidenza della Harvard Law Review,(la prestigiosa rivista di diritto degli studenti fondata nel 1887; io, più giovane di lui di un anno, ebbi la fortuna di entrare fra i collaboratori. Così, sono stato uno dei pochi studenti italiani a conoscerlo. Quando alle riunioni di redazione parlava si faceva silenzio, emanava grande autorevolezza. Era molto ispirato, molto kennediano». Sul sito della facoltà che già diede alla Casa Bianca John Kennedy, il primo presidente cattolico, la preside Elena Kagan oggi esprime l’orgoglio per gli straordinari alunni: «Barack Obama, primo presidente nero degli Usa, ma anche Michelle Robinson Obama, prima first lady uscita dalla Harvard Law School nel 1988». «Ad Harvard - spiega Nicolini - s’impara che tutto quello che vuoi fare ha un costo e che non esistono solo le multinazionali ma anche le piccole donazioni. Cooptazione dal basso: una lezione che Obama ha ben imparato. Dall’Obama presidente ora mi aspetto una gran apertura al multilateralismo». Alla Law School c’era il ricco John Schmidt, primo a finanziare il brillante avvocato Obama quando decise, invece di andare a fare palate di soldi in qualche grande e affermato studio di avvocati, di scendere in campo dalla parte dei più deboli. Anche nella sua corsa verso la Casa Bianca il candidato Barack ha potuto contare sul sostegno degli alunni di Harvard. Racconta entusiasta l’avvocato Guido Brosio, ex presidente dell’associazione «Hls» per l’Europa e vicesindaco a Torino con Castellani: «Sin dall’inizio delle primarie sono stato un fervente estimatore di Obama per lo spirito civico con cui ha affrontato la politica». Gli italiani (una delle prime donne è stata l’avvocato Fiorella Federica Alvino, nel 1986) che possono vantare di essere stati alunni della Hls sono un centinaio. Insigni giuristi e celebri avvocati: dai professori Mario Siragusa e Guido Rossi a Sergio Erede e al giovane Luca Enriques, 38 anni. Il più anziano, l’avvocato Giovanni M.Ughi, 96 anni, ricorda con emozione il giorno in cui il preside gli presentò lo studente e già senatore John Fitzgerald Kennedy: «Non ho mai dimenticato la sua stretta di mano, il suo sguardo». Francesca Strumia, 28 anni, laurea in legge a Torino, è in questi giorni l’unica italiana alla Hls al corso per un dottorato in ricerca; al master, su 150 studenti di 60 Paesi, gli italiani sono soltanto quattro: Sabrina Costanzo, Fabio Sciaccone, Sergio Gilotto, Davide Singer. «La notte della vittoria di Obama c’era un tifo pazzesco. Come a Torino quando la Juve vince il campionato», scherza Francesca. Il professor Guido Rossi, che fu ad Harvard ad inizio Anni 50, ricorda: «Dopo la laurea a Pavia volevo andare a Harvard ma ero un giovane squattrinato. Però vinsi una borsa Fulbright. Trovai professori straordinari, un mix incredibile di gente, grande apertura mentale. Ho faticato come una bestia ma Harvard mi ha cambiato la vita». Il professor Mario Siragusa, master nel 1972, celebre giurista, partner italiano di Cleary Gottlieb (100 avvocati), dice: «La differenza fondamentale con le nostre università è che alla Hls il sistema è totalmente meritocratico, totalmente aperto, totalmente collegato col mondo. Tutto è possibile, nella campagna di Obama ho ritrovato proprio questo spirito». In Italia tra tanti parlamentari avvocati (14 per cento, la professione più rappresentata) solo l’ex ministro dell’Istruzione, Francesco D’Onofrio, ha nel suo curriculum un master in legge a Harvard. Ci sarà mai in Italia qualcuno che seguirà il percorso del collega Obama? Commenta Siragusa: «Il vero ostacolo sono gli apparati di partito. Per costruire il cambiamento, in particolare il Pd, più che copiare i suoi slogan dovrebbe selezionare in modo diverso i quadri dirigenti. E’ questa la lezione di Obama». Stampa Articolo