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 2008  novembre 13 Giovedì calendario

Gentile Direttore, mi riferisco all’articolo pubblicato sul Corriere della Sera dal titolo «I costi della politica: più di 100 milioni», tratto dalla nuova edizione aggiornata de La Casta di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, che – per quanto riguarda l’amministrazione del Quirinale – contiene dati lacunosi e imprecisi, che meritano doverose precisazioni

Gentile Direttore, mi riferisco all’articolo pubblicato sul Corriere della Sera dal titolo «I costi della politica: più di 100 milioni», tratto dalla nuova edizione aggiornata de La Casta di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, che – per quanto riguarda l’amministrazione del Quirinale – contiene dati lacunosi e imprecisi, che meritano doverose precisazioni. La gestione avviata dal Segretariato generale su impulso del Presidente Napolitano per contenere e razionalizzare le spese non merita infatti i toni disinvoltamente liquidatori usati dagli autori dell’articolo. Sono stati infatti già conseguiti risultati oggettivamente significativi, sia pure con la ovvia e necessaria gradualità, tanto più comprensibile se si riflette che la sola riduzione del personale in servizio incide assai parzialmente sulla spesa complessiva di un bilancio sul quale gravano comunque le spese pensionistiche. Al di là della genericità di cifre che riguardano globalmente la spesa di tutti gli organi costituzionali, mi limito a sintetizzare i dati più significativi che riguardano l’andamento del bilancio della Presidenza della Repubblica nei due anni e mezzo dall’insediamento del Presidente Napolitano. L’incremento della dotazione a carico del bilancio dello Stato si è infatti mantenuto negli anni 2008 e 2009 nel limite dei tassi di inflazione programmata (1,7 per il 2008 sul 2007 e 1,5 per il 2009 sul 2008: tassi, come è noto, inferiori all’inflazione reale in atto). Inoltre, come confermeranno i dati di imminente pubblicazione relativi a ulteriori decisioni già assunte per il bilancio pluriennale, si è consolidata e accentuata la tendenza, manifestatasi per la prima volta nel corso del 2008, ad una riduzione in valore assoluto della spesa complessiva: dato particolarmente significativo per un bilancio nel quale le spese per il personale in servizio e in quiescenza impegnano circa il 90 per cento delle entrate. Tutto ciò è stato reso possibile in particolare dalle seguenti misure: a) mantenimento del blocco del turn-over del personale di ruolo, immediatamente disposto all’inizio del settennato, fino alla rideterminazione della relativa pianta organica; b) progressiva riduzione del personale distaccato, comandato e a contratto, attraverso la graduale cessazione dei relativi incarichi; c) cessazione (con D.P. 30 giugno 2007) del meccanismo di allineamento automatico delle retribuzioni a quelle del personale del Senato, garantendo in tal modo piena autonomia all’organo costituzionale Presidenza della Repubblica e ristabilendo le premesse di una effettiva contrattazione del complessivo stato giuridico ed economico del personale, che non può prescindere dalle compatibilità finanziarie fissate dalla Presidenza; d) revisione in senso restrittivo della normativa in materia di lavoro straordinario, indennità informatica e per incarichi particolari, indennità di comando e di distacco (disposta con decreti presidenziali del 30 giugno e 31 dicembre 2007); e) adeguamento (con D.P. del 13 luglio 2007) ai principi generali della contabilità di Stato della disciplina dei bilanci interni e razionalizzazione delle procedure di spesa con l’obiettivo di accrescere le capacità di controllo e programmazione della spesa; f) riorganizzazione amministrativa interna sulla base delle conclusioni formulate in data 26 ottobre 2007 dall’apposita Commissione di studio istituita con lo scopo di migliorare l’efficienza dell’amministrazione. Gli effetti sul personale in servizio non si sono limitati alla modesta riduzione di 30 unità del Reggimento Corazzieri (misura da parte del Quirinale mai sopravvalutata e che ha tuttavia suscitato la risentita reazione di molti cittadini) ma sono ben più rilevanti. Infatti, nel corso del solo 2007 il personale complessivamente a disposizione della amministrazione si è ridotto di 177 unità rispetto alla data del 31 dicembre 2006. I dati relativi al 2008 non sono ancora definitivi, ma confermano il trend di ulteriori, significative riduzioni del personale. Le informazioni sulla composizione e sull’andamento della spesa dell’amministrazione del Quirinale sono del resto rese periodicamente pubbliche sul sito del Quirinale, innovazione che non ha precedenti nella storia della Repubblica: alle note già pubblicate il 27 gennaio 2007, il 28 luglio 2007 e il 9 febbraio 2008, altre ne seguiranno con dati ancora più dettagliati di quelli che era possibile fornire in questa sede. Gentile Direttore, è certamente meritoria la battaglia condotta contro gli sprechi della spesa pubblica, ma gioverebbe sicuramente alla sua credibilità ed efficacia anche una maggiore attenzione a ciò che di positivo si cerca di realizzare: altrimenti la denuncia finisce solo per alimentare sfiducia nelle istituzioni. Con viva cordialità Donato Marra Che la dotazione della Presidenza della Repubblica a carico dello Stato cresca il prossimo anno al di sotto dell’inflazione programmata è apprezzabile. Ancora più apprezzabili, e lo riconosciamo con piacere, sono le circostanze che per la prima volta nella storia la spesa complessiva del Quirinale si dovrebbe quest’anno ridurre in valori assoluti e che si sia avviato un primo contenimento del numero dei dipendenti. Sono segnali importanti. E Dio sa come questo nostro Paese abbia bisogno di segnali che rafforzino la fiducia nelle istituzioni. Proprio per il rispetto e la considerazione che abbiamo verso chi rappresenta l’unità dello Stato, davanti al quale ci inchiniamo, dobbiamo però sottolineare, in questi tempi di burrasche finanziarie internazionali e di famiglie in grave difficoltà ad arrivare a fine mese, che sarebbe più facile incoraggiare i cittadini ad avere fiducia se le promesse elettorali di tagli radicali ai costi della politica non avessero ceduto il passo a un aumento complessivo delle spese dei Palazzi per altri cento milioni, vale a dire due volte quello che costa in un anno la monarchia inglese. Se il Parlamento non avesse bocciato ancora ieri alcuni emendamenti dipietristi che volevano sforbiciare ad esempio almeno il finanziamento fino al 2011 ai partiti presenti nelle Camere nel corso della legislatura defunta come se quella legislatura fosse ancora in vita. E se, infine, il paragone con quanto accade all’estero non ci vedesse spesso assai meno virtuosi di altri. Solo pochi giorni fa, per dirne una, l’Ansa dava notizia che il presidente francese Nicolas Sarkozy aveva deciso di fare dell’Eliseo, «una casa dalle pareti di vetro, trasparente per quanto ricca ed esclusiva» fornendo per la prima volta non solo il numero dei dipendenti, dei fiori acquistati, delle auto blu in parcheggio (62 più sette scooter) ma anche «gli stipendi e i benefit, case comprese, dei suoi dipendenti ». E spiegava che per mantenere il Palazzo, che non è certo bello e grande come il Quirinale ma ha comunque 147 uffici, 1.500 metri quadrati di saloni di rappresentanza e un mucchio di stanze e stanzette, giardini e padiglioni, più «le residenze secondarie: il pavillon de la Lanterne (600 metri quadrati con parco di 5,5 ettari a Versailles), il padiglione di caccia a Souzy-la-Briche, vicino a Parigi, e il Fort de Bregancon, nel sud, la Castelgandolfo francese») i francesi spendono 112,3 milioni di euro l’anno. La metà di quanto costa, col suo carico di straordinarie opere d’arte da custodire ma anche di obesità amministrative ereditate dal passato, il Quirinale. Quanto al confronto pro-capite, il segretario generale ammetterà che l’amore per l’Italia e il rispetto per il capo dello Stato non sempre sono sufficienti, in mancanza di quella trasparenza assoluta scelta dalla Regina Elisabetta, a capire fino in fondo certe differenze. La presidenza federale tedesca (19,5 milioni di euro di bilancio) costa annualmente a ogni cittadino tedesco 23 centesimi, la monarchia spagnola (i calcoli sono della rivista El Economista) ne costa ad ogni iberico 54, quella inglese a ogni britannico 90 e infine l’Eliseo pesa sulle tasche di ogni francese per un euro e 70 centesimi.  vero: loro non hanno il grandioso palazzo che fu dei Papi, non devono tenere in ordine centinaia di statue e di dipinti e di arazzi e pavimenti e orologi preziosissimi. Ma quattro euro da ogni italiano per il Quirinale (il doppio abbondante rispetto ai francesi, il quadruplo rispetto gli inglesi, quasi otto volte rispetto agli spagnoli e oltre diciassette rispetto a un tedesco) non sono facili da capire. Neppure per chi si inchina davanti alle istituzioni. Sergio Rizzo Gian Antonio Stella