Enrico Marro, Corriere della Sera 13/11/2008, 13 novembre 2008
ROMA – Guglielmo Epifani è andato su tutte le furie. A indispettire il segretario generale della Cgil non è stata tanto la notizia del vertice riservato, martedì sera, tra il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, un po’ di ministri, il presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, e i leader di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti
ROMA – Guglielmo Epifani è andato su tutte le furie. A indispettire il segretario generale della Cgil non è stata tanto la notizia del vertice riservato, martedì sera, tra il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, un po’ di ministri, il presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, e i leader di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. Ma ancora di più i tentativi degli stessi Bonanni e Angeletti di smentire l’incontro e il silenzio di Marcegaglia. Dopo averne parlato in direttivo, il parlamentino della Cgil riunito ieri per proclamare lo sciopero generale, Epifani ha quindi annunciato che manderà una lettera a Cisl, Uil e Confindustria, per chiedere loro se il vertice c’è stato. «Se confermato – conclude il leader della Cgil – si aprirebbe un problema formale nei rapporti con le altre organizzazioni sindacali e con la Confindustria». Ma, formalità a parte, il problema c’è già ed è grosso. La prima conferma è arrivata ieri sera con il primo contratto del pubblico impiego rinnovato, senza la firma della Cgil. Si tratta dell’accordo per i circa 190 mila dipendenti dei ministeri, che arriva in seguito all’intesa quadro raggiunta di recente tra il governo e i principali sindacati, tranne la Cgil. I lavoratori riceveranno un aumento medio di 70 euro lordi per il biennio 2008-2009. Il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, parla di «evento importante». Il segretario nazionale della Funzione pubblica-Cgil, Alfredo Garzi, replica: «Poco più di 40 euro netti non garantiranno il potere d’acquisto delle retribuzioni ». E il leader Carlo Podda aggiunge: « la prima volta che non c’è niente per la produttività, ma va tutto sui minimi. E meno male che il governo non voleva dare soldi a pioggia!». Sempre ieri è caduto un altro fronte dell’unità sindacale che sembrava destinato a resistere. La Cisl e l’Ugl, dopo l’incontro con il ministro del-l’Istruzione, Mariastella Gelmini, hanno revocato lo sciopero e la manifestazione nazionale di domani del personale dell’Università e della ricerca, perché il governo si sarebbe impegnato a reperire nuove risorse per i contratti. La Cgil e la Uil hanno invece confermato la protesta. Il direttivo della Cgil ha intanto approvato ieri all’unanimità la proclamazione dello sciopero generale per venerdì 12 dicembre. Lunedì la segreteria stabilirà le modalità. Le principali categorie, metalmeccanici e pubblico impiego, dovrebbero astenersi dal lavoro per 8 ore. Si svolgeranno manifestazioni territoriali. Sabato intanto si svolgerà lo sciopero generale del commercio, proclamato anche qui dalla sola Cgil, che non ha firmato il rinnovo del contratto. Il tono della polemica sale. Epifani dice che quello che è accaduto con il vertice segreto di Palazzo Grazioli, martedì sera, «è un fatto gravissimo, senza precedenti: Berlusconi dimostra di non avere alcun rispetto nei confronti dei suoi interlocutori quando esprimono opinioni diverse dalla sue». La Cgil, aggiunge il segretario generale, «chiede dunque un immediato incontro con il governo». Irritata anche Renata Polverini, leader dell’Ugl, anche lei esclusa dal vertice nel quale il premier e i ministri economici hanno discusso degli interventi in cantiere a sostegno di imprese e famiglie: «Pensavo che la stagione degli incontri riservati fosse terminata ». Polverini, che però ha avuto almeno un colloquio telefonico con Berlusconi, critica il governo perché «fino a ora non ha aperto un confronto trasparente con le parti sociali». Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, replica che «incontri informali ci sono e ci saranno sempre, quel che contano sono i dati politici». E secondo Sacconi la Cgil, decidendo lo sciopero generale da sola, è mossa appunto da motivazioni più politiche che sindacali». Sulla stessa linea Angeletti: «Dentro la Cgil è prevalsa la linea antagonista». Sembra ormai rassegnato allo scontro anche Bonanni: «Oramai sono tre mesi che siamo in questa situazione. Epifani, comunque vada, si arrabbia sempre». Ma da ieri il fatto nuovo è lo stato di forte tensione tra il leader della Cgil e il presidente della Confindustria. Epifani ha interpretato il coinvolgimento di Emma Marcegaglia nel vertice di Palazzo Grazioli con Bonanni e Angeletti come il chiaro segnale della «volontà del governo di dividere le organizzazioni sindacali e di premere in direzione di un accordo separato » sulla riforma del modello contrattuale. Un passo che Epifani ha sempre sperato la Confindustria non compia. Enrico Marro