Michela Tamburrino, La Stampa 13/11/2008, 13 novembre 2008
Ci voleva un artista come Omar Ronda e un’icona come Marilyn Monroe. Ci voleva una fissazione da pittore e una tristezza congenita da attrice per far sì che tornassero a galla, sepolte nella memoria e dall’oblio, le poesie scritte proprio dalla star e che trasudano un’incontenibile malattia di vivere
Ci voleva un artista come Omar Ronda e un’icona come Marilyn Monroe. Ci voleva una fissazione da pittore e una tristezza congenita da attrice per far sì che tornassero a galla, sepolte nella memoria e dall’oblio, le poesie scritte proprio dalla star e che trasudano un’incontenibile malattia di vivere. Qualcuna era apparsa su una rivista italiana, qualcuna compare tra le pieghe di collezioni di appassionati, la pubblicazione americana da anni era fuori dai circuiti ufficiali. Dunque ci voleva anche un pizzico di fortuna perché fossero ripescate, nei lontani Anni 70, seminascoste tra le cianfrusaglie di un rigattiere. E ci voleva un esperto d’arte perché tornassero a rivedere la luce. Lui non si è limitato a recuperarle, ma le ha messe al centro di una mostra dal titolo «Marilyn Forever», dal 21 novembre al 14 dicembre da TornabuoniArte a Milano. «Ho sempre amato immensamente questa attrice. Naturale poi che diventasse oggetto della mia arte». L’inventore della Cracking Art, (basata sullo studio delle origini antropologiche delle materie fossili e il loro utilizzo in forma artistica dei suoi derivati plastici) elabora talmente questa filosofia che lo porterà anche a prendere le immagini dei miti, a ricoprirli di gelatina e a renderli frozen, ghiacciati e così consegnati all’immortalità. La plastica come sintesi estrema ha riportato alle origini personaggi come Angelina Jolie, su commissione di Paul Allen (miliardario già socio di Bill Gates), che voleva farle un regalo per festeggiare il parto avvenuto nella casa di lui in Costa Azzurra. Su richiesta degli interessati, pure Luca Missoni, Dario Fo, Franca Rame e Ambra Angiolini hanno subito uguale trattamento. «Sul tema di Marilyn ho lavorato un anno, per far capire lo spirito che doveva permeare i quadri a loro volta destinati a interagire con le poesie. In uno ho mescolato la Monroe con la Primavera di Botticelli. Identiche». Opere Frozen Portraits, perché «mi piace bloccare un’immagine per l’eternità. E’ un’operazione affascinante». Cloni poetici che lo avvicinano a galleristi quali Leo Castelli a New York. Ma non sarà un lavoro po’ simile a quello che ha fatto Andy Wharol? «Assolutamente no. Adotto un approccio differente alla materia. Warhol fece diventare Marilyn un prodotto di largo consumo, un mascherone. Io ho per lei una reverenza unica, non avrei mai potuto sfregiarla. Anzi, attraverso la poesia dell’arte divento un demiurgo al contrario». Un amore che nel 1974 si perfezionò con lo studio sul posto: «Lavorai in America e giravo gli Usa in lungo e in largo. Davo anche sfogo alla mia passione che è ricercare vecchie foto, vecchi manoscritti, vecchi libri. Un giorno da un rigattiere trovai un libretto con le poesie di Marilyn. Le portai in Italia, le feci tradurre, pensai che poi avrebbero avuto una loro vita autonoma. Ho viaggiato tanto, ho conosciuto razze diverse, altri colori della pelle, altre culture e religioni, molti modi di vivere e di esistere ma in ogni angolo del mondo Marilyn Monroe rimane una leggenda buona, un sogno mai finito, un motivo di gioia, un ricordo positivo, quasi vivo». E adesso Ronda se ne vive sulle Prealpi Biellesi, in Piemonte, da dove parte per le sue mostre. «Mi piace leggere e rileggere questi versi perché mi parlano di lei come era e non come appariva a tutti noi. Quella che mi piace di più? La più corta ”Il mio involucro invecchia / ma io devo ancora nascere”. E quella che più si avvicina alla comprensione di se stessi attraverso la natura e gli animali. ”Come sono belli / Gli uccelli che volano! / Perché li uccidono? / Un uccello non ha scampo / quando vola. /E’ crudele uccidere chi / non ha scampo». Clicca sull immagine per ingrandirla Clicca sull immagine per ingrandirla Stampa Articolo