Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  novembre 13 Giovedì calendario

CON SUA SMENTITA ALLA FINE

Questi del Pd proprio non li capisco. Mi sono preso la responsabilità di condurre questa cordata, ma sulla vicenda Alitalia loro non fanno che attaccarmi tutti i giorni. Con tutti i problemi che ci sono non so davvero perché si concentrino su questa storia».
Tra una missione confindustriale in Vietnam e un braccio di ferro sindacale a Roma, Roberto Colaninno ha confidato nei giorni scorsi a coloro che gli sono più vicini la sua crescente disaffezione nei confronti del Partito democratico. Una disaffezione che va di pari passo con un nuovo entusiasmo verso Silvio Berlusconi e che somiglia dunque assai da vicino a uno strappo con le sue origini. Perché a parlare non è solo il presidente della Cai, la Compagnia aerea italiana pronta a rilevare la parte sana dell’Alitalia, ma soprattutto l’imprenditore simbolo - almeno finora - della sinistra di governo. L’ammiraglio di quei «capitani coraggiosi», che Massimo D’Alema ebbe a elogiare proprio ai tempi, era il ”99, della scalata Telecom. E l’uomo che ancora due mesi fa, a fine agosto, dichiarava che, nonostante la cordata per Alitalia benedetta da Berlusconi, «resto delle mie idee, mi riconosco nella sinistra riformista».
Ora, alla luce degli eventi degli ultimi mesi alcuni suoi giudizi politici sono cambiati. Anche a livello personale: «Prendiamo Bersani - ha confidato ancora - io lo informo passo per passo di tutto quello che stiamo facendo e lui mi ringrazia. Poi me lo trovo sui giornali che mi attacca!». Confidenze che pesano, anche se Colaninno continua ad esempio ad avere a sinistra un canale preferenziale con Massimo D’Alema.
Qualche imbarazzo il presidente della Cai rischia certo di averlo in famiglia, dove suo figlio Matteo - già presidente dei Giovani di Confindustria - non solo è parlamentare di prima nomina nelle file del Pd, ma anche ministro ombra per lo sviluppo economico. Il ruolo rischia di metterlo in una situazione difficile, vista la posizione critica del Pd sulle imprese paterne. L’ultima dichiarazione di Colaninno jr sul tema Alitalia risale al 3 novembre e recita per l’appunto così: «Non sono portatore di alcun conflitto d’interessi». Da allora, nonostante dieci giorni non esattamente tranquilli sul tema, silenzio assoluto. Bersani, in compenso, interviene con cadenza quasi giornaliera. L’ultima martedì: «Queste soluzioni pasticciate provocheranno un problema al mese».
Simmetrico allo strappo dal Pd, e forse per la sinistra più traumatico ancora del semplice abbandono, è l’abbraccio con Silvio Berlusconi. L’impressione che ha fatto a Colaninno la gestione della crisi Alitalia da parte del presidente del Consiglio è stata forte e, inutile forse dirlo vista la conclusione della vicenda, molto positiva. Gianni Letta - ha spiegato l’imprenditore - «è stato straordinario», ma anche Berlusconi ha mostrato una determinazione assoluta, «è deciso a salvare Alitalia a tutti i costi». Questo pur rivendicando il fatto che l’operazione Fenice sia «esclusivamente un progetto industriale». Un progetto, però, che non avrebbe fatto un passo senza la collaborazione tra gli imprenditori riuniti - qualcuno dice semplicemente convocati dall’esecutivo - e il governo. Tanto è vero che adesso il presidente di Cai conta molto sull’opera di Silvio Berlusconi - che in buona parte sarebbe già compiuta - per stringere quell’alleanza con Air France che considera lo sbocco naturale per la nuova Alitalia.
Non che fino alla vicenda Cai l’imprenditore mantovano e l’uomo di Arcore fossero due perfetti estranei. Nell’aprile dello scorso anno l’esempio più eclatante. L’Unità - mai smentita - racconta del progetto Berlusconi-Colaninno per prendere, con la benedizione di Mediobanca, il controllo della Telecom che Marco Tronchetti Provera deve cedere. Nulla di fatto, allora. Ma adesso, sulle ali di Alitalia, quel sodalizio finora virtuale si concretizza, pare, con reciproca soddisfazione. Anche perché, Alitalia a parte, l’abbraccio con Colaninno aiuta Berlusconi nella conquista dolce di quel mondo bancario che fino a pochi mesi appariva a lui monoliticamente ostile. Sotto questa voce va ovviamente l’impegno di Intesa-Sanpaolo, da lungo tempo supporter finanziario dell’imprenditore Colaninno, e adesso conquistata completamente dalla causa Alitalia con l’impegno diretto dell’ad Corrado Passera e del suo braccio destro Gaetano Miccichè.
Ma il capitolo banche potrebbe annoverare presto anche il coinvolgimento di un altro caposaldo del sistema finanziario italiano: quella Mediobanca di cui Berlusconi è azionista e sua figlia Marina consigliere. Colaninno è convinto che più avanti anche l’istituto presieduto da Cesare Geronzi - che finora però non conferma ufficialmente alcun coinvolgimento - sarà della partita.

LA STAMPA 14/11/2008
Il presidente della Compagnia Aerea Italiana, Roberto Colaninno, con una nota, ha smentito ’’radicalmente le dichiarazioni e le valutazioni sul Partito Democratico e sull’Onorevole Pierluigi Bersani’’ attribuitegli ieri in un articolo de La Stampa, definendole ’’ricostruzioni vergognose e affermazioni del tutto false’’.
Prendiamo atto delle parole del presidente della Cai, il quale non smentisce peraltro le dichiarazioni a lui attribuite e riferite al governo e al presidente del consiglio Silvio Berlusconi, nè l’ipotesi di un prossimo convolgimento della Mediobanca nella vicenda Alitalia.
Confermiano in ogni caso la ricostruzione da noi fatta, che si basa su fonti assolutamente attendibili.