Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Settanta voli cancellati e la prospettiva di un caos permanente: dieci parole per descrivere la situazione di Alitalia, di Fiumicino, di Linate, di Malpensa e di Capodichino. Alle astensioni di 24 ore proclamate contro ogni regola lunedì pomeriggio da due-trecento dipendenti Alitalia costituitisi in sindacato autonomo, si deve aggiungere lo sciopero bianco dei cinque sindacati autonomi di piloti e assistenti di volo. Il disordine complessivo continuerà perché la cancellazione di un volo significa che certi piloti e certe hostess sono rimasti dove si trovavano e non hanno potuto raggiungere la destinazione scelta per la continuazione del servizio. Di dissesto in dissesto, e con la possibilità che i trecento irriducibili insistano, sarebbe forse meglio che Alitalia rinunciasse al servizio in attesa dell’arrivo di Colaninno. I passeggeri di Air One sono già aumentati del 10%. Forse si potrebbero incrementare i collegamenti ferroviari, già strazeppi, o istituire dei servizi di pullman.
• Si tratterebbe di una serrata.
Sì, un atto gravissimo. Ma perché stabilire una tabella di arrivi e partenze e poi non essere in grado di rispettarla? Meglio rinunciare, prima che il popolo dei passeggeri (ieri furibondi oltre ogni dire) decida di far da sé e di regolare una volta per tutte il conto di prepotenze decennali. Colaninno ha detto che Cai sarà operativa dal 1° dicembre. In fondo manca poco.
• Non crede che le sanzioni contro gli irriducibili potrebbero migliorare la situazione?
Penso di no. I cinque sindacati – che si sono dissociati dallo sciopero ma puntano ugualmente alla paralisi totale del servizio, da raggiungere per via legale – lottano per la loro sopravvivenza come organizzazioni. Accettare il tipo di contratto predisposto da Cai e condiviso dalla Cgil e dagli altri significa la rinuncia ad ogni potere. Devono tentare di far riaprire il tavolo del negoziato ad ogni costo e, se questo avvenisse, sarebbero abbastanza forti per imporre un sistema di relazioni sindacali simile al precedente. Un sistema, cioè, in cui le sigle la fanno da padroni. Gli irriducibili sono sulla stessa linea ma credono che sia meglio picchiare subito e tutti insieme. Del resto è quello che gli ha consigliato l’inviato di Di Pietro, senatore Stefano Pedica, mandato lunedì a Fiumicino per istigare la folla. Gli irriducibili non hanno l’aria di spaventarsi per i 520 euro al giorno di multa con cui si punisce chi insiste in uno sciopero irregolare. Matteoli ha detto che applicherà il codice penale, perché c’è stata interruzione di pubblico servizio ed effettivamente le procure di Roma e di Civitavecchia hanno aperto due fascicoli. C’è però qualcuno che ha paura della legge penale? Da quel lato tutti sanno che le minacce sono chiacchiere.
• Quindi?
Quindi stiamo a vedere. E preoccupiamoci. Cai chiamerà i piloti dell’Anpac e dell’Up uno a uno e offrirà loro l’assunzione nei termini stabiliti. Si sa già che quasi tutti accetteranno, così svuotando, apparentemente, sia Anpac che Up. Ma poi, una volta dentro, potrebbero riformare un sindacato di quel tipo e ricominciare. Chi potrebbe impedirglielo senza trovarsi accusato di comportamento antisindacale? Forse bisognava davvero far fallire tutto, non garantire ammortizzatori particolari a nessuno e vendere, magari a una cordata italiana, solo alla fine.
• Colaninno non potrebbe assumere personale non proveniente da Alitalia?
E’ complicato. Si tratta di trovare 1.550 piloti e, non prendendoli dalle liste di Alitalia, Cai perderebbe agevolazioni sui contributi per almeno 70 milioni. C’è poi il problema dei corsi da far frequentare ai nuovi assunti. Per quelli già in possesso della certificazione per volare con aerei Alitalia, basterebbero 10-20 giorni. Per gli altri ci vorrebbe un’abilitazione di almeno tre mesi, molto salata. Sarebbe però difficile trovarli, questi piloti.
• Cai paga poco?
Non è tanto una questione di stipendio (all’interno della Ue è uguale per tutti), quanto il fatto che il pilota proveniente da Air France o da Lufthansa dovrebbe spostarsi. E in nome di che? Ci sono agenzie inglesi che i piloti li affittano, e quella potrebbe essere una strada mentre si cerca una soluzione definitiva. Però anche qui si tratta di spendere parecchi soldi. Un certo numero di soci Cai è della partita solo perché Berlusconi, altrimenti, non gliela perdonerebbe. E se i costi dell’operazione dovessero superare un certo livello... [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 12/11/2008]
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