Investire in azioni? Sì ma puntando su grandi vini, Nicola Dante Basile, Il Sole 24 Ore, 12 novembre 2008 -, 12 novembre 2008
Investire in azioni? Sì ma puntando su grandi vini, Nicola Dante Basile, 12 novembre 2008 - C’è di che stupirsi
Investire in azioni? Sì ma puntando su grandi vini, Nicola Dante Basile, 12 novembre 2008 - C’è di che stupirsi. Il vino, il grande vino italiano può essere la risposta giusta su cui investire e starsene tranquilli per il futuro. A dirlo in questo periodo di Borse in picchiata sono, da un lato, gli indici comparativi di Mediobanca e,dall’altro,la sagacia dei négociants bordolesi. I quali, contrariamente alla nuova Marianna che volta le spalle all’Italia,hanno deciso che è questo il momento di investire nel grande vino della Penisola. un fatto che l’indice elaborato da Mediobanca svela che 100 euro messi in borsa nel 2001 valgono oggi 85, mentre chi ha acquistato i titoli delle 35 vinicole quotate nel mondo (nessuna è italiana) oggi valgono 160 euro. Con una crescita annua del 12,9%, pari solo alla performance dell’oro ma quasi trevolte più dell’incremento del valore degli immobili. Quanto ai négociants, veri padroni del vino dei grandi châteaux, è di ieri l’intesa intervenuta tra le Tenute Ornellaia e cinque delle maggiori case di Bordeaux per commercializzare en primeur, ovvero "a termine", il 20 per cento della produzione di Masseto. Un’intesa che è la prima del genere per l’Italia e che i francesi considerano solo la prima tappa di un tour. L’intesa prevede che Ornellaia ceda ai cinque negozianti bordolesi Cvbg Compagnie du vin de Bordeaux e Gironde, Joanne, Barrier, Descave, Balland & Meneret solo un quinto della produzione di Masseto 2006 attivando il contratto en primeur (solitamente in Francia si tratta sul 100%). Con questo contratto i francesi di fatto sono impegnati ad acquistare in contanti, e a un prezzo che sarà allineato a quello praticato da Ornellaia ai tradizionali partner commerciali, un prodotto che sarà disponibile nell’autunno del 2008. Solo da quel momento gli operatori d’Oltralpe lo potranno rivendere in tutto il mondo (a esclusione dell’Italia e dei mercati del Nord America che grossomodo pesano per circa il 60 per cento della produzione di Masseto) a un prezzo presumibilmente molto più alto. un fatto che tutti i grandi vini, e non solo quelli di Bordeaux, nel tempo acquistano valore in virtù di una domanda fatta di cultori di questi prodotti dall’eccellenza certificabile. Vale a dire prodotti che hanno requisiti di alta qualità legata al territorio, sono longevi, le aziende hanno una storia di prestigio alle spalle e, soprattutto, sono vini che hanno mercato che tende a rivalutarsi con il tempo. E questo perché si tratta di un mercato collegato al mondo delle aste, dove gli acquirenti solitamente sono società che investono nel vino. I vini italiani non hanno questa tradizione, che è tutta bordolese. Non è un caso che a Bordeaux esistono 12mila châteaux, di cui un migliaio vendono il proprio vino en primeur attraverso la rete di 200 négociant. Una figura, quella del négociant, che in Italia non esiste. Il che spiega perché tutti i tentativi fatti in passato dalle aziende vinicole della Penisola non hanno avuto un grande seguito. Per questo l’intesa illustrata ieri, per quanto non allineata con il codice operativo bordolese, presenta una valenza che va al di là di una semplice operazione di marketing. Intanto perchè in questo modo «la nostra azienda - ha spiegato l’amministratore delegato di Ornellaia Giovanni Geddes - di fatto mantiene il pieno controllo della trasparenza e tracciabilità del nostro vino ovunque esso si trovi. E poi perché Masseto ha tutti i requisiti che un grande vino deve avere». Non ultimo la rivalutazione del prodotto. Una nota dell’azienda sottolinea il fatto che le battute d’asta di Masseto si siano concluse con continui aumenti dei prezzi. «Dal 2004 a oggi – ha detto Geddes ”si sono avuti incrementi medi del 20 per cento l’anno e in qualche caso anche molto di più». Un segnale che i négociants bordolesi hanno evidentemente captato in fretta, intuendo l’ottima opportunità che si sta aprendo anche per i grandi vini italiani di entrare non più sporadicamente sul mercato delle aste internazionali. Non a caso Methieu Chadronnier, responsabile della Cvbg, ha dichiarato di avere allo studio in Italia altre operazioni sulla falsariga di quella definita con Ornellaia.