Massimo Gramellini, la Stampa 12/11/2008, 12 novembre 2008
Non è senza un brivido di emozione che mi accingo a darvi lo storico annuncio: l’Europa ha liberato le verdure
Non è senza un brivido di emozione che mi accingo a darvi lo storico annuncio: l’Europa ha liberato le verdure. Le verdure e anche la frutta. I più impavidi di voi ricorderanno ancora con raccapriccio le persecuzioni a cui gli eroici prodotti della terra furono sottoposti in passato dai burocrati di Bruxelles, smaniosi di regolamentare ogni forma di vita diversa dai banchieri e dagli agenti di Borsa. In particolare, commosse tutti la triste epopea del Fagiolino Unico, che la direttiva di un certo Franz Fischler pretendeva dovesse essere «turgido, dritto, senza fili nei semi e largo esattamente 12 millimetri»: un ortaggio perfettamente ariano. I derelitti che presentavano qualche lieve difetto di forma vennero deportati nella categoria dei subfagiolini, la cui sorte restò avvolta per sempre in un inquietante mistero. Davanti alla Grande Crisi di questi mesi, le autorità comunitarie hanno finalmente deciso di ribaltare i trattamenti: qualche controllo in più sulla finanza e qualcuno in meno sulla verdura, che torna così libera di crescere come le pare. Carote storte, cetrioli con la gobba, radicchi con la pancia, peperoni sciancati: dopo sofferenze immani, i superstiti si ricongiungono finalmente alle loro famiglie. la fine di una pagina drammatica per il continente. E l’inizio, speriamo, di una più seria. In America mandano un avvocato nero alla Casa Bianca. Qui riaccogliamo il melone a pera sulle nostre tavole. Se qualcuno pensava che in Europa ci fosse ancora qualcosa di impossibile, questa è la risposta. MASSIMO GRAMELLINI PER LA STAMPA DI MERCOLEDì 12 NOVEMBRE 2008