Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri è stata una giornata difficile per il trasporto, ferroviario e cittadino. Hanno scioperato gli autobus e le metropolitane (adesioni all’80 per cento secondo i sindacati) e hanno scioperato i ferrovieri bloccando, per 24 ore a partire dalle 21 di domenica, parecchi treni negli orari consentiti. A Milano, Roma, Napoli si segnalano ingorghi e blocchi di parecchie ore, specialmente a ridosso dei centri storici. Il segretario generale della Cgil Trasporti, Franco Nasso, ha denunciato il fatto che a un anno dalla scadenza dei vari contratti e a nove mesi dalla presentazione della piattaforma sindacale non ci sia ancora stata l’apertura di un tavolo di trattativa.
• I disagi più gravi però si sono verificati sugli aerei. O no?
Sì, per via di uno sciopero improvviso proclamato da un 150 lavoratori Alitalia riuniti a Fiumicino in assemblea sia al mattino che al pomeriggio. Questi lavoratori – piloti ma soprattutto assistenti di volo – hanno di fatto rotto anche con le cinque sigle autonome che domenica avevano annunciato quattordici giorni di sciopero, dopo quello già annunciato per il 25 novembre. Quattordici giorni di sciopero distribuiti nei mesi fino a Pasqua.
• Ma a Pasqua Alitalia esisterà ancora?
Questo è il punto. Lei avrà già saputo che quando Cai ha presentato un certo modello di contratto d’assunzione, la Cgil, la Cisl, la Uil e la Ugl hanno firmato. I cinque sindacati autonomi (piloti, assistenti di volo, personale di terra) hanno invece giudicato le regole stabilite dalla Cai una violazione degli accordi sottoscritti a settembre. Non hanno firmato e hanno annunciato lotta dura. Prima uno sciopero il 25, poi altri 14 giorni, infine l’assemblea di ieri a Fiumicino. La Cai, il governo e gli altri quattro sindacati hanno risposto a brutto muso. La Cgil e gli altri confederali hanno subito fatto sapere che una qualunque riapertura di tavolo con l’Anpac e gli altri avrebbe innescato una vertenza assai aspra e la fine disastrosa della partita. Il governo e il presidente di Cai, Colaninno, hanno subito garantito che non si sarebbe riaperto nessun tavolo. Si sa già che strada vogliono seguire quelli di Cai: chimeranno i piloti dissidenti uno ad uno e offriranno loro il contratto d’assunzione concordato con la Cgil e gli altri. Se quelli accetteranno, i sindacati autonomi non avranno più truppe per combattere. E se non accetteranno, resteranno fuori dall’azienda e quindi non so che cosa potranno scioperare. Lo sciopero presuppone infatti di far parte dell’azienda che si contesta.
• A meno che non pensino di poter rientrare in Cai da un’altra parte.
Non lo so. Una possibilità sarebbe quella che un giudice stabilisse che Cai è la continuazione di Alitalia e che deve rispondere perciò di tutte le malefatte della vecchia compagnia. Ieri però, da Bruxelles, è arrivato un colpo a questa possibilità: s’è saputo cioè che l’Unione europea dichiarerà che Cai non è in continuità con Alitalia – che si tratta cioè di un’altra azienda – e che il prestito di 300 milioni erogato da Prodi su pressione di Berlusconi va restituito dal commissario Fantozzi e non dalla nuova società. Mi sa che l’annuncio dei 14 giorni di sciopero resterà sostanzialmente un’intenzione e basta.
• Ieri però hanno bloccato tutto.
Sì. I rappresentanti dei cinque sindacati autonomi si sono sgolati a spiegare che in questo modo non si sarebbe raggiunto alcun obiettivo. Ma il gruppetto degli irriducibili (un ennesimo Cub) non ci ha sentito: hanno bloccato accessi e provocato la cancellazione di un mucchio di voli, soprattutto da Milano a Roma. La risposta del governo, cioè del ministro Matteoli, è stata ovvia: precettazione.
• Cioè?
In Italia, chi opera nei servizi deve comunque garantire un servizio minimo e non può bloccare il Paese: lo sciopero deve essere annunciato per tempo in modo che sia possibile prendere misure di servizio e non danneggiare troppo il pubblico. Incrociare le braccia a quel modo è proprio quello che non si può fare: il capo del governo oppure un ministro oppure il prefetto può intimare di riprendere il lavoro e deve essere obbedito (questa è la “precettazione”). In caso contrario, chi insiste rischia una multa di 516 euro per ogni giorno di sciopero illegittimo. Proprio in Alitalia, qualche anno fa, si aggirò questa norma con la presentazione contemporanea di parecchie migliaia di certificati medici. Uno scandalo di cui i clienti della compagnia non si sono affatto dimenticati. anche per iniziative di questo tipo che i lavoratori Alitalia sono così poco amati. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 11/11/2008]
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