Il Messaggero 11/11/2008, 11 novembre 2008
bird strike Il fenomeno avvenuto a Ciampino e che ha costretto all’atterraggio d’emergenza l’aereo della Ryanair è molto conosciuto e studiato
bird strike Il fenomeno avvenuto a Ciampino e che ha costretto all’atterraggio d’emergenza l’aereo della Ryanair è molto conosciuto e studiato. Si chiama bird strike, consiste nell’impatto dell’aereo con dei volatili. E’ talmente preso sul serio che esiste un Bird Strike Committee Italy, nell’ambito dell’Enac alla voce politiche di sicurezza ambientale. L’ultima tragedia che ha avuto fra le sue concause proprio l’impatto di uccelli su un aereo risale al 2003, quando un aerotaxi della compagnia Eurojet precipitò subito dopo il decollo a Linate. Morirono il pilota e il copilota. Alcuni dati per capire come il bird strike sia un problema serio per gli aeroplani, civili e militari: negli ultimi 90 anni, a livello mondiale, sono stati registrati 47 incidenti mortali, 88 aerei civili, 243 morti. E da questi numeri resta fuori i 165 morti nell’aeronautica militare. In Italia nel 2006 sono stati 588. E Roma? Gli ultimi dati del bird strike committee Italy risalgono al 2006 anche per gli aeroporti della Capitale. E si scopre che quanto avvenuto ieri mattina è anomalo per le conseguenze, ma non come evento. All’aeroporto di Fiumicino sono stati registrati 50 impatti di aerei in volo con uccelli (in pratica uno alla settimana, ma nel 2007 quella cifra è arrivata a quota 95), a Ciampino sono stati 6. Ma come mai le conseguenze nel caso del volo proveniente da Francoforte sono state così pericolose? Spiega il presidente del Bird Strike Committee Italy, Claudio Eminente, che è anche direttore delle politiche della sicurezza ambientale dell’Enac: «Si è trattato di un evento davvero poco probabile: ha danneggiato entrambi i motori. Un doppio caso è sicuramente anomalo. Ma gli storni sono molto piccoli, volano molto numerosi in stormi, molto fitti. Quindi se lo stormo investe un aereo rischia di interessare entrambi i motori. A Fiumicino, ad esempio, c’è una tipologia di problemi differenti, visto che si ha a che fare anche con i gabbiani». Uno degli aeroporti europei in cui spesso si parla di bird strike, ad esempio, è Heathrow, a Londra, mentre in Italia, stando ai dati, in termini assoluti il record spetta è a Malpensa (62 episodi). Attenzione: la tipologia dei contrattempi causati da animali in Italia è più vasta, visto che a Bergamo in otto casi i problemi sono stati causati dalle lepri, a Olbia c’è stato l’impatto con una volpe, a Forlì con un istrice. «In Sud America - ricorda Eminente - dove vi sono aeroporti ad alta quota i guai sono causati dai condor, in Nepal dalle mucche, considerate sacre». Ma cosa si fa per rendere più sicuri i voli ed evitare che - nell’epoca delle tecnologia sofisticata, degli aerei da sogno come il nuovo Airbus 380 - a fare saltare il sistema siano proprio coloro che, in fondo, in cielo ci sono arrivati per primi, gli uccelli? «I sistemi - ricorda Eminente - sono numerosi. Prima di tutto bisogna evitare che l’ambiente sia favorevole ad attrarre volatili. L’erba deve restare mediamente alta, non ci devono essere acquitrini o rifiuti abbandonati in zona. Insomma, serve un ambiente ostile. Poi ci sono tecniche più aggressive: sagome di falchi posizionati nei pressi dello scalo; l’emissione di suoni che riproducono i richiami degli uccelli e li convincano che si tratta di un ambiente ostile». Questi si chiamano distress call e riproducono il verso di un uccello catturato da un predatore. Tutto questo c’è a Ciampino, ma a rendere tutto più difficile è il fatto che gli storni volano a quota molto alta. In alcuni aeroporti si usano anche i falchi in carne ed ossa. L’arma finale potrebbe essere quella presentata da una società italo-spagnola qualche mese fa a Fiumicino: un falco robot. Per un mese il sistema è anche stato sperimentato.