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 2008  novembre 11 Martedì calendario

di GIULIA LEONI MILANO - Tutto il 24,5% di Telecom detenuto da Telco sarebbe finito in mano alle banche

di GIULIA LEONI MILANO - Tutto il 24,5% di Telecom detenuto da Telco sarebbe finito in mano alle banche. Secondo quanto ricostruito da Il Messaggero presso fonti bancarie, essendo stata sforata nel mese di ottobre per 25 sedute consecutive di Borsa la soglia di 0,83 euro che imponeva il reintegro, anche l’ultima quota di Telecom in pancia alla finanziaria - il 3,08% (pari a 412.693.774 azioni) rimasta finora libera da pegno - alla fine della scorsa settimana sarebbe andata in garanzia agli istituti di credito, al servizio dei vari finanziamenti in essere. Linee di credito ereditate da Olimpia: 2,4 miliardi da Capitalia (oggi Unicredit), Intesa Sanpaolo, Morgan Stanely, Société Générale e Calyon; 600 milioni da Mps e 260 milioni da Antonveneta. Cui si vanno a sommare i successivi finanziamenti dei soci bancari di Telco: Mediobanca e Intesa Sanpaolo che hanno concesso 1,1 miliardo. Dunque oggi tutte le 3.278.702.623 azioni ordinarie detenute da Telco sono in pegno alle banche. Ma, in base alle condizioni (covenant) previste dai vari contratti di finanziamento, se il titolo dovesse tornare sopra la soglia di 1 euro per 25 sedute consecutive di Borsa - ieri Telecom ha chiuso a 0,99 euro in progresso dell’1,39% - una parte delle azioni date in garanzia sarebbe restituita dagli istituti di credito alla sociwtà veicolo. E se invece il titolo a piazza Affari dovesse scendere? Nelle scorse settimane i grandi soci della holding si sarebbero parlati ad altissimo livello in relazione a quanto comunicato dalla stessa finanziaria lo scorso 7 ottobre. In una nota Telco oltre a dire che allora il 21,42% delle azioni Telecom era già in mano alle banche, fece anche sapere che «laddove si rendesse necessario, in funzione all’evolversi della media delle quotazioni del titolo Telecom Italia, Telco intende dotarsi, anche con il sostegno dei propri azionisti, delle risorse finanziarie necessarie al ripristino dei covenants finanziari nei termini previsti contrattualmente». Rendendosi di fatto disponibile a mettere mano al portafoglio. Nei colloqui tra i principali soci sarebbe emerso che se si verificassero le condizioni, gli azionisti Telco potrebbero fare un finanziamento in conto aumento di capitale di circa 500 milioni. Al momento tuttavia non ci sarebbe alcuna delibera di Telco in cantiere, perchè tutto dipende dalle oscillazioni del titolo. Sul mercato si aspetta l’aggiornamento del piano industriale nel il cda del 2 dicembre. Ma l’attesa starebbe perdendo di enfasi per due motivi. Perchè non ci sarà più l’ingresso dei soci mediorientali - nel cda dello scorso venerdì l’a.d. Franco Bernabè ha detto ai consiglieri che non ci sono le condizioni giuste per far entrare i libici - e perchè sarebbe stata accantonata la separazione della rete. Entrambe operazioni straordinarie sponsorizzate dai soci italiani di Telco. Al cda dello scorso 8 agosto era stato Gaetano Miccichè (Intesa Sanpaolo) a sollecitare una svolta. E lo stesso amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Corrado Passera i primi di settembre da Cernobbio fece esplicitamente riferimento a possibili operazioni straordinarie, benvenute. Ma da allora lo tsunami che si è abbattuto sui mercati ha costretto a rivedere i piani.