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 2008  novembre 11 Martedì calendario

Dieci domande senza risposta, Gianni Dragoni, Il Sole 24 Ore, 11 novembre 2008 Meno di venti giorni all’avvio della «nuova Alitalia», previsto il primo dicembre

Dieci domande senza risposta, Gianni Dragoni, Il Sole 24 Ore, 11 novembre 2008 Meno di venti giorni all’avvio della «nuova Alitalia», previsto il primo dicembre. Restano aperte però ancora diverse questioni prima del decollo della compagnia che dovrebbe nascere dall’unione tra la parte buona del vettore pubblico e il principale concorrente nazionale, Air One. Tutto sotto le insegne della Cai, la cordata italiana lanciata da Silvio Berlusconi e declinata nel Progetto Fenice di Intesa Sanpaolo. Gli interrogativi principali – dalle assunzioni del personale al partner estero alle valutazioni economiche – vengono approfonditi in questo nuovo decalogo del Sole 24 Ore, che aggiorna le precedenti analisi pubblicate il 25 luglio e il 6 settembre scorsi. Ecco i punti in sospeso. 1. Assunzioni e tagli Il piano industriale concordato con i sindacati e firmato a Palazzo Chigi prevede 12.639 assunzioni nella nuova compagnia. Per i lavoratori dell’ex Alitalia ci sarà una selezione con chiamata individuale. Ognuno verrà chiamato a firmare il nuovo contratto di lavoro concordato da Cai con quattro sindacati, ma contestato dai cinque autonomi. La Cai punta a spezzare il consociativismo sindacale che ha nuociuto alla gestione Alitalia. Tuttavia la procedura di selezione nominativa, che si applica per la prima volta in operazioni di simili dimensioni, pone delicate questioni, ad esempio per evitare discriminazioni. Inoltre si è aperta un’aspra conflittualità con i piloti, che potrebbe trasferirsi alla nuova società. E poi gli esuberi: poiché il gruppo Alitalia a fine 2007 aveva oltre 18mila addetti e Air One più di 3mila, i lavoratori che restano a casa sono circa 9mila, quasi il triplo dei 3.650 esuberi ufficiali. 2. Partner estero I soci della Cai hanno messo da parte l’intenzione di andare avanti da soli: l’ingresso immediato del partner estero, con il 20% circa del capitale, è diventato un imperativo categorico, per dare solidità e vincere la diffidenza di diversi azionisti raccolti intorno a Roberto Colaninno. Ancora non è stata fatta la scelta, benché Air France-Klm appaia in vantaggio. 3. Silenzio sulle rotte La Cai non ha ancora informato il mercato del suo piano dei voli dal primo dicembre, al contrario di tutti i vettori europei. Intanto Alitalia ha tagliato molti voli da Malpensa e altri da Fiumicino. Chi deve prenotare per i prossimi mesi difficilmente sceglierà Alitalia, se ha un’alternativa: questo farà perdere passeggeri e ricavi. Si profila una riduzione dei voli intercontinentali, perché Cai comincerà con 18 aerei per il lungo raggio (16 Boeing ex Alitalia e i due A330 in leasing di Air One) contro i 25 ora delle due compagnie. 4. Prezzo e slot Cai ha offerto al commissario di Alitalia un miliardo complessivo, compresi i debiti legati ai 93 aerei che intende acquisire (64 in proprietà, 29 in leasing). Ma la parte in denaro è indicata dal commissario in 275 milioni, di cui solo 100 milioni verranno pagati al trasferimento, previsto il 30 novembre. Il resto sarà saldato a rate, entro due anni, con un meccanismo che fa riferimento anche a crediti e debiti. Un grosso interrogativo è la valutazione degli slot. Alitalia ha slot preziosi negli aeroporti più importanti d’Europa. Spiccano le dieci coppie a Londra Heathrow, dove a fine 2007 l’allora presidente Maurizio Prato ha scambiato tre coppie di slot incassando 92 milioni di euro. Cai ha valutato zero agli slot (che esperti valutano almeno 700 milioni) in base all’assunto che se Alitalia fallisce perde la licenza e gli slot. Sembra che il perito condivida questo approccio. 5. Le valutazioni Secondo la legge il commissario non può vendere al di sotto del «prezzo di mercato» che sarà fissato dal perito «indipendente», Banca Leonardo, nominato dal ministro dello Sviluppo economico. In Leonardo ci sono eccellenti professionisti. Tuttavia c’è l’ombra del conflitto d’interessi: alcuni soci di Cai (Ligresti, Benetton e Pirelli) sono anche soci di Banca Leonardo (l’8% complessivo) e due degli 11 consiglieri della banca (Carlo d’Urso e Fausto Marchionni) sono entrati nel cda Cai. 6. Air One  la parte meno sotto i riflettori della partita. Secondo il Progetto Fenice l’apporto del vettore di Carlo Toto, che ha un forte alleato in Corrado Passera di Intesa, è fondamentale per rafforzare il gruppo sul mercato interno. Air One, secondo il consolidato della controllante Ap Holding, però ha una debole struttura finanziaria (quasi 900 milioni di debiti lordi complessivi, in buona parte per la flotta) e una perdita netta nel 2007 di 32 milioni, con un fatturato di 785 milioni. Né sembra determinante il presidio di mercato: Air One ha il coefficiente di occupazione posti più basso d’Europa tra le 30 compagnie dell’Aea: il 58,3% medio nei primi nove mesi 2008 (cioè il 41,7% dei sedili vuoti), rispetto al 70,3% di Alitalia e al 76% della media Aea. Nel Progetto Fenice Air One era valutata 300 milioni da pagare per cassa, oltre ai debiti, da trasferire – secondo indiscrezioni – per circa 450 milioni alla nuova società. Colaninno ha ingaggiato un braccio di ferro con Toto per ridurre il prezzo. . Antitrust Il decreto sulla privatizzazione ha tagliato le unghie all’Antitrust, per evitare che – se ponesse vincoli come ha fatto in passato per l’acquisto di Volare – bocci il monopolio che Alitalia ed Air One avrebbero su molte rotte o costringa la nuova Alitalia a rinunciare a slot e frequenze. Ci sarà meno concorrenza, i prezzi potrebbero salire. Il presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, sostiene che l’autorità può «intervenire sulle tariffe, sulla qualità del servizio, sulla tutela dei diritti dei viaggiatori». Si vedrà con quale efficacia. 8. Molti soci, pochi capitali La Cai, tuttora una società con 160mila euro di capitale, è nata con 16 azionisti: ognuno, dalla Immsi di Colaninno ad Atlantia a Intesa o Aponte, ha versato 10mila euro. Il 28 ottobre l’assemblea ha deliberato un aumento di capitale fino a 1,1 miliardi, tutti da versare. Altri sei soci potrebbero entrare, forse uscirà Clessidra. La platea è numerosa, nessuno ha il controllo. previsto che l’impegno massimo individuale sia di 100 milioni, per i quattro soci menzionati. Questa frammentazione non favorisce la coesione. Una quota aggiuntiva, circa 200 milioni, sarà sottoscritta dal partner estero. 9. Lock up e italianità Per cinque anni i soci si sono impegnati a non vendere, salvo l’autorizzazione della maggioranza assoluta del cda a vendere, ma solo a «italiani». Questa clausola è stata necessaria per frenare la voglia di uscire e realizzare di diversi investitori: potrebbe comunque essere aggirata se la società avrà necessità di un aumento di capitale e a sottoscriverlo sarà, da solo o in prevalenza, il partner estero. 10. Risparmiatori in trappola Il meccanismo della bad company, l’attuale Alitalia che si terrà debiti e scorie, colpisce i vecchi azionisti (tra cui lo Stato per il 49,9%) che hanno in mano carta straccia e i possessori dei 715 milioni di obbligazioni convertibili. Vaghe e indeterminate le possibilità di ristoro attraverso il fondo vittime dei crac e frodi finanziarie, alimentato dai conti dormienti.