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 2008  novembre 11 Martedì calendario

Sui salvataggi di Stato l’Iri insegna, Orazio Carabini, Il Sole 24 Ore, 11 novembre 2008- Nacque per salvare le banche

Sui salvataggi di Stato l’Iri insegna, Orazio Carabini, Il Sole 24 Ore, 11 novembre 2008- Nacque per salvare le banche. Crebbe per rafforzare il sistema industriale e quello infrastrutturale. Morì per il cancro della lottizzazione. Sulla lapide dell’Iri, l’Istituto per la ricostruzione industriale, potrebbero essere scritte queste parole. Carlo Troilo, che ha sempre lavorato nel mondo delle Partecipazioni statali, ha documentato in un libro (1963-1982 I venti anni che sconvolsero l’Iri, Bevivino editore) una lunga parte di quell’epoca. Non una storia dell’Istituto quindi ma un focus su un periodo preciso. Il perché lo spiega lo stesso Troilo: «Ritengo che in quell’arco di tempo vadano cercati i motivi, politici ed economici, sia del grande successo dell’Iri sia della sua irreversibile crisi». In un momento in cui l’intervento pubblico nell’economia è tornato prepotentemente alla ribalta, è utile ripercorrere le vicende che hanno portato alla liquidazione dell’Iri nel 2002. proprio negli anni 70 che la politica prende il sopravvento sulla tecnostruttura. Si assiste così a un espansionismo fine a se stesso, dettato non da logiche di politica industriale ma dall’assistenzialismo o, peggio ancora, dal clientelismo. Anche i salvataggi di imprese private fanno parte di questa degenerazione: molti grandi gruppi usano le Partecipazioni statali come discarica per i propri rami "decotti". Non c’è bisogno di chiudere bottega e di affrontare i bellicosi sindacati di allora: basta rivolgersi al politico giusto, assicurargli qualche favore e la ristrutturazione è fatta. Nella stessa epoca fioriscono le nomine di manager che sono soprattutto uomini di partito e rispondono più alle esigenze delle segreterie che a quelle dello sviluppo e del consolidamento delle imprese. Troilo rievoca con orgoglio quel marzo del 1975 in cui prese formail "documento dei funzionari", 40 pagine in cui la dirigenza dell’Istituto avvertiva l’opinione pubblica dei rischi di degenerazione cui le Partecipazioni statali andavano incontro. Il documento ebbe ampia eco sulla stampa e nel mondo politico ma non bastò a invertire la tendenza. Si parlò a lungo di "riforma" delle Partecipazioni statali: piani, documenti, disegni di legge. In realtà si proseguì sulla strada sbagliata fino al 1992 quando toccò a Nino Andreatta sancire la svolta che portò alla stagione delle privatizzazioni e alla liquidazione (2002). Ma, come ha scritto Eugenio Montale, «la morte odora di resurrezione». E mai come in questi giorni, con le banche a caccia di capitali e le imprese che combattono con la recessione, il fantasma dell’Iri è stato sul punto di materializzarsi.