Giovanni Caprara, Corriere della Sera 11/11/2008, 11 novembre 2008
ARTICOLO SULLE MALDIVE
MILANO – E’ come aprire una finestra su un mondo sempre più strano, affascinante e sconosciuto. Così agli occhi dei biologi del mare sono apparsi colossali stelle marine, incredibili piovre, aragoste cieche con lunghe e sottilissime chele. Oppure inconsueti batteri e fittissime praterie di micro-crostacei (12 mila in un metro quadrato) trovate in un fondale a 46o metri nel Golfo del Messico. Invece nel Mar Nero sono stati identificati batteri che usano il metano come fonte d’energia e nell’area Ryukyu Trench, vicino al Giappone, sono state avvistate le meduse più profonde capaci di sopravvivere a oltre 7 mila metri. Insomma, un campionario di nuove forme di vita imprevedibili a dimostrazione di quanto sia ricca la biodiversità degli oceani. Questo il commento espresso a Valencia, alla conferenza mondiale sulla biodiversità marina dove si sta presentando il quarto rapporto del Census of Marine Life, frutto prezioso di una grande impresa avviata nel 2000 da 82 nazioni per realizzare il censimento della vita nascosta nei mari del Pianeta. Oltre 2 mila scienziati sono impegnati con ogni mezzo offerto dalla tecnologia negli scandagli tra correnti e canyon sommersi e l’operazione decennale si concluderà nel 2010. Per allora si arriverà vicino al censimento delle 230/250 mila specie che si pensa siano presenti. Finora il catalogo ne ha registrate 120 mila ma il numero cresce rapidamente. Soltanto per i pesci il rapporto registra 4 mila nuove specie che si aggiungono alle 16 mila note.
Tre sono gli scopi principali dell’operazione: valutare la distribuzione degli animali negli oceani; quantificare e identificare le specie esistenti; comprendere gli equilibri tra le specie e capire quali siano i maggiori gruppi cogliendone il cambiamento nel tempo. «Quando nel 2010 compileremo i tre volumi frutto del censimento – nota Ian Poiner a capo del progetto – essi rappresenteranno una pietra miliare della conoscenza scientifica e una conquista di storiche proporzioni».
Ma l’esplorazione ha permesso di scoprire pure nuove caratteristiche dell’ambiente. In Oceano Atlantico, a 4.100 metri, sono state fotografate le più profonde sorgenti calde mai incontrate intorno alle quali crescono anemoni, vermi e gamberetti. Presto altre sorprese usciranno dall’elaborazione dei dati.
Giovanni Caprara