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 2008  novembre 11 Martedì calendario

Quelle donne salva mercati, Lello Naso, Il Sole 24 Ore, 11 novembre 2008 - «Sarà l’unico responsabile di un’agenzia indipendente a uscire da questa crisi con una reputazione accresciuta

Quelle donne salva mercati, Lello Naso, Il Sole 24 Ore, 11 novembre 2008 - «Sarà l’unico responsabile di un’agenzia indipendente a uscire da questa crisi con una reputazione accresciuta. Sarà ricordata come una delle migliori responsabili della storia della Fidc». Bastano le parole pronunciate da Camden Fine, il presidente dell’Associazione dei banchieri indipendenti d’America, per comprendere perché Sheila Bair, chairman della Federal deposit insurance, è in testa alla classifica annuale del Wall Street Journal delle donne «da tenere d’occhio»: manager, economisti, politici e cattedratici che più influenzeranno l’economia e la finanza. Senza dubbio Sheila Bair assomma tutte le caratteristiche per essere la donna del momento e del futuro prossimo: è a capo di una delle Authorty fondamentali nella gestione della crisi del credito e ha dato prova nell’anno appena trascorso di possedere le caratteristiche per affrontare le criticità che da qui in avanti certamente non mancheranno. Secondo il Wsj e gli osservatori indipendenti, Bairne ha dato prova soprattutto nella gestione del fallimento di Indy- Mac Bank in cui «ha garantito i depositi e ha dato l’idea d’interpretare il suo ruolo stando dalla parte dei risparmiatori e non gestendo burocraticamente il potere». L’anno scorso Bair era al quinto posto della stessa classifica, preceduta da Angela Braly, il presidente e amministratore delegato di Well Point che guidava la graduatoria; Indra Nooyi, numero uno di Pepsi; Neelie Kroes commissario europeo alla concorrenza; Zoe Cruz, co-presidente di Morgan Stanley. Il rimescolamento della classifica è figlio dei tempi. Se il presidente di un’autorità indipendente, portatrice sana di una gestione del suo ufficio fondata sui valori - tornati prepotentemente alla ribalta negli Stati Uniti - scala la classifica, Zoe Cruz, copresidente di Morgan Stanley, considerata nel 2007 l’astro nascente della finanza, ne esce fragorosamente. La donna più potente di Wall Street, l’anno scorso formalmente designata alla guida di Morgan Stanley, è stata costretta alle dimissioni dall’incarico travolta dai 3,7 miliardi di perdite della sua banca. L’altra faccia della medaglia rispetto a Sheila Bair. Esattamente come Sallie Krawcheck, direttore finanziario di Citigroup, l’altra stella della finanza Usa, uscita dall’azienda e dalla classifica del Wsj. Classifica figlia dei tempi, si diceva. Al secondo posto, inossidabile, si conferma Indra Nooyi, capo indiscusso di Pepsi,che secondo il Wsj è stata capace d’interpretare in anticipo la caduta dei consumi e i prodromi della recessione: ha affrontato la crisi delle materie prime con un piano triennale che prevede 1,2 miliardi di dollari di risparmi, il taglio di 3.300 posti di lavoro e la chiusura di alcuni stabilimenti. Ma anche una massiccia dose di investimenti. Stranamente poco presente nella classifica, invece, è il presidente eletto Barack Obama. Probabilmente pesano le poche certezze nella composizione della squadra di governo, ma delle donne dell’entourage dell’ex senatore di Chicago, solo Laura Tyson, professore dell’Università di Berkeley entra nella classifica, al decimo posto. Secondo il Wsj, Tyson, già consulente di Clinton per la riduzione del deficit pubblico, potrebbe tornare a Washington con un incarico ministeriale o una consulenza di peso nella gestione delle politiche del commercio internazionale. Assenti, invece, la prima consigliera di Obama, Valerie Jarrett, candidata ad assumere l’incarico di segretario alle Politiche abitative e dello sviluppo urbano, e Susan Rice, figura chiave nello staff del presidente eletto e in predicato d’occupare una casella di peso nella squadra di governo. Altra rumorosa uscita dalla classifica del Wsj è il commissario europeo alla concorrenza Neelie Kroes. Inevitabile, verrebbe da dire. L’anno scorso Kroes era stata catapultata al terzo posto della graduatoria dalla vittoria dell’Unione Europea nella battaglia contro Microsoft, condannata per abuso di posizione dominante. Oggi la recessione ha portato fuori dal focus le questioni della concorrenza e aldilà dell’Oceano viene dato scarso credito alla possibilità che la Ue possa portare un affondo su Google e Intel. Infine l’Italia. Unica presente nella classifica americana, al 44˚posto, Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria. Secondo il Wsj, in un Paese in cui le relazioni industriali sono ancora determinanti, Marcegaglia avrà un peso importante nella definizione delle nuove politiche del lavoro. Il Wsj sottolinea i passaggi del discorso del suo insediamento alla guida di Confindustria: per le liberalizzazioni, l’innalzamento dell’età pensionabile, il ritorno all’energia nucleare, l’adozione di politiche sociali family-friendly per favorire l’incremento del lavoro femminile. L’anno scorso nessuna italiana era presente nella classifica delWsj.