Vittorio Sabadin, La Stampa 11/11/2008, 11 novembre 2008
Le alture più elevate delle Maldive svettano a un paio di metri sul mare e i suoi abitanti fanno dunque bene a preoccuparsi
Le alture più elevate delle Maldive svettano a un paio di metri sul mare e i suoi abitanti fanno dunque bene a preoccuparsi. Il livello dell’Oceano Indiano, hanno calcolato gli scienziati, crescerà di circa 60 centimetri entro la fine del secolo, ma se lo scioglimento dei ghiacciai e del Polo Nord continuerà a questi ritmi, le isole finiranno sott’acqua molto prima. Per fortuna, da oggi le 1200 piccole lingue di terra che sono la meta preferita delle coppie in luna di miele (solo chi si ama molto può resistere due settimane in un’isola di cento metri quadrati) hanno un nuovo Presidente. E il nuovo Presidente ha una precisa idea delle priorità del suo governo. Al primo posto, usare i soldi dei turisti per comperare terra altrove: quando verrà il momento, i 300 mila abitanti potranno trasferirsi nella nuova patria, che non sarà il paradiso nel quale vivono ora, ma avrà il vantaggio di essere all’asciutto. Mohamed Nasheed entrerà in carica oggi e se non fosse solo il Presidente di una sperduta nazione famosa esclusivamente per i villaggi turistici, meriterebbe per la novità che rappresenta la stessa attenzione che i media hanno dedicato all’elezione di Barack Obama. Nasheed, che ha solo 41 anni, è stato messo in carcere per 23 volte, ha passato 18 mesi in isolamento ed è stato più volte torturato dagli sgherri del suo predecessore, il tiranno Maumoon Abdul Gaymoon, «eletto» Presidente per sei volte negli ultimi 30 anni senza dovere mai affrontare la concorrenza di un altro candidato. Nelle prime elezioni libere tenute alle Maldive, il giovane eroe della resistenza alla dittatura ha trionfato ed è ora considerato l’astro nascente tra i politici delle nazioni che si affacciano sull’Oceano Indiano. Appena eletto, Nasheed ha chiesto alla popolazione di dimenticare il passato, nonostante i gulag, le fustigazioni pubbliche, gli arresti immotivati. Lui stesso - che molti paragonano a Nelson Mandela - ha perdonato i suoi torturatori, «gente che eseguiva soltanto ordini», e ha chiesto ai concittadini di fare lo stesso. Bisogna guardare al futuro e ai problemi in arrivo, che sono molti. Il nuovo Presidente ha annunciato in una intervista al «Guardian» la sua decisione di destinare gran parte dei soldi lasciati nelle isole dai 500 mila turisti che le visitano ogni anno all’acquisto di nuova terra, probabilmente in India o nello Sri Lanka, paesi nei quali la popolazione ha culture e modi di vita simili a quelli dei maldiviani. «Non vorremmo lasciare le nostre isole - ha detto Nasheed - ma non vogliamo nemmeno fare la fine di profughi del clima costretti a vivere in una tenda. Non possiamo fare nulla per fermare i mutamenti climatici e quindi l’unica soluzione è acquistare terra altrove. Anche gli israeliani hanno cominciato acquistando terra in Palestina». L’esodo dei maldiviani aprirà nuovi problemi giuridici di un certo rilievo: quali diritti hanno gli abitanti di un Paese che non esiste più? Inoltre, essendo vittime di un mutamento climatico creato dalle nazioni sviluppate, forse potrebbero pretendere un contributo alla propria salvezza. Per fortuna, grazie al turismo, i soldi non mancano: il paese è il più ricco dell’Asia del Sud. Il reddito medio è di 4600 dollari all’anno, anche se come sempre le statistiche non dicono tutto. Metà della popolazione ha infatti i soldi, mentre l’altra metà vive con meno di un dollaro al giorno. Le diseguaglianze sociali sono uno dei problemi che Nasheed dovrà affrontare finché il suo Paese resterà a galla. Venderà beni dello Stato, ridurrà le spese del governo e il numero dei ministri e trasformerà il lussuoso palazzo presidenziale di Gaymoon nella prima università maldiviana. E per trovare i capitali necessari a comperare una nuova patria, attiverà un fondo «sovrano» simile a quelli dei paesi arabi, basato sul turismo invece che sul petrolio. Le popolazioni del mondo occidentale che con i gas di scarico hanno contribuito alla futura scomparsa delle Maldive hanno dunque ora un solo modo per pagare il loro debito. Andarci in vacanza e spendere più soldi possibile. VITTORIO SABADIN PER LA STAMPA DI MARTEDì 11 NOVEMBRE 2008