Simonetta Robiony, La Stampa 11/11/2008, 11 novembre 2008
Ad arrivare ultimo classificato al primo e unico corso per telecronisti fatto dalla Rai, quarant’anni fa, fu Paolo Frajese: essendo già un interno dell’azienda, si rifiutò di sostenere la prova video
Ad arrivare ultimo classificato al primo e unico corso per telecronisti fatto dalla Rai, quarant’anni fa, fu Paolo Frajese: essendo già un interno dell’azienda, si rifiutò di sostenere la prova video. «Ho già fatto 150 servizi: prendetene uno a scelta e giudicatemi». Per la sua insubordinazione fu punito, ma non ebbero il coraggio di bocciarlo perchè era il più bravo e a lui, scomparso da qualche tempo, l’altro giorno, quel gruppo di vecchi telecronisti, alla presenza del direttore generale Cappon e del presidente Petruccioli, ha voluto intitolare un premio andato a Laura Chimenti del Tg1. Radiocronisti, quarant’anni fa, ce n’erano già, ma facevano soprattutto sport. Quello che mancava, allora, erano i telecronisti e la Rai di Bernabei, dopo averne parlato per anni, nel ”68, momento fatidico di mutazioni, decise di istituire un corso. I candidati furono 1300, selezionati attraverso tutte le sedi Rai. 33 gli ammessi. 23 i vincitori. Scartata perchè aveva la erre moscia Chiara Valentini, una delle grandi firme del giornalismo italiano. Assunte Angela Buttiglione, Elena Scoti, Gabriella Martino, tre donne, quando in Rai c’era solo Bianca Maria Piccinino che però doveva occuparsi di moda e basta. Le prove erano le più singolari. Bruno Pizzul, la voce della Nazionale di calcio, che si era iscritto senza voglia perchè faceva l’insegnante in Friuli e gli piaceva, dovette inventarsi la telecronaca di una ipotetica partita Milan-Inter che ebbe la forza di continuare a descrivere anche quando in aula andò via la luce. Giancarlo Santalmassi, spedito a raccontare l’arrivo della regina Elisabetta, riempì l’aristocratica mezz’ora di ritardo sul cerimoniale, con una dotta disquisizione sui rapporti tra Italia e Gran Bretagna. Vespa fu portato in un palazzone barocco e gli fu detto: «Introduca un convegno su Giovan Battista Vico». Ennio Vitanza, per arrivare in tempo per la Domenica sportiva, lasciava lo stadio tre minuti prima che finisse la partita con in mano la «pizza» delle immagini: le ultime sequenze gliele calava dagli spalti l’operatore con uno spago. La cosa più difficile era tenere in testa il tempo prestabilito: parlare per un minuto e mezzo e non di più, commentare un servizio per tre minuti e non oltre. Vespa, che al corso ebbe il privilegio di risultare il primo in quanto, seguendo il consiglio di Ronchey, infarcì di citazioni l’articolo-tema sul Maggio francese, racconta che la sua specialità era diventata montare sotto le immagini di guerra, il rumore dei cingolati. «Ero talmente bravo che sapevo distinguere quello dei carri armati russi da quello degli americani». La Buttiglione durante una radiocronaca di prova davanti a un Foro Italico vuoto dove non accadeva assolutamente nulla, ebbe la fortuna di veder passare Aldo Moro, allora ministro degli Esteri, e quindi fu la sola a non dover improvvisare sciocchezze. Santalmassi, ieri come oggi il più contestatore di tutti, il solo che non dava del lei a Luca Di Schiena, ci tiene a sottolineare che farsi prendere dalla nostalgia, dal «com’era bello allora e com’è brutto oggi», è sbagliato: gli errori della Rai sono rimasti gli stessi. «Già allora c’era il panino con le notizie da mettere nel tg. Mi ricordo che una parlava di arresti, con i nomi degli arrestati. Il caporedattore mi disse di togliere i nomi. ”Credo interessino alla gente”, obiettai. ”Sarà, ma a noi della gente non ce ne frega niente”, rispose». Eppure durante questo famoso corso si parlava molto di servizio pubblico. Molti sottolineano che l’idea di servizio pubblico andrebbe ripresa, ristudiata, rilanciata, magari con un nuovo corso per telecronisti, una cosa più volte promessa dalla Rai e mai più realizzata, forse perchè oggi ci sono le scuole di giornalismo oppure perchè alcune cose per selezionare i precari le sta facendo Angela Buttiglione. La notizia che più vi ha sconvolto? Angelini ricorda la caduta delle Torri Gemelle. Vespa quando disse al tg che Valpreda era il colpevole della strage di Piazza Fontana: «Lo rimproverano ancora solo a me, anche se allora fummo in tanti a dirlo». Tutti citano la morte di Aldo Moro, un punto di svolta decisivo per l’Italia intera. E toccò proprio a Paolo Frajese andare in via Fani e mostrare le prime immagini di quell’attacco delle BR, con le automobili della scorta forate dai colpi di una mitraglietta e tanti fogli sparsi all’interno.