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 2008  novembre 11 Martedì calendario

MARISA FUMAGALLI PER IL CORRIERE DELLA SERA DELL’11 NOVEMBRE 2008


TRENTO – «I trentini ci hanno dato ancora fiducia, hanno cercato la stabilità respingendo le incognite avventuriste» ripete Lorenzo Dellai, brindando con la «Riserva del fondatore», spumante della casa, cioè della Provincia. Non si aspettava una vittoria così schiacciante (57%), dopo che i rumor e i sondaggi (inaffidabili) delle vigilia elettorale avevano insistito sul testa a testa tra gli sfidanti: lui, supercollaudato presidente uscente e l’uomo nuovo della Lega Nord, Sergio Divina (36,5%). Che accusa il colpo e manda i complimenti all’avversario.
L’umore del presidente, rieletto per la terza volta, è ottimo. E da Roma fioccano le congratulazioni dei big. A cominciare dal segretario del Pd, Walter Veltroni, che parla di «vento nuovo», sottolineando «la clamorosa sconfitta del Popolo della Libertà e la grande affermazione del centrosinistra riformista. un importante segnale di valore nazionale, il clima sta cambiando». Si guarda, insomma, al «laboratorio » locale come buon auspicio, prendendo appunti per alleanze prossime venture. «Di nuovo conio», sottolinea Francesco Rutelli. Chiara allusione all’allargamento al centro. Del resto, Dellai è stato eletto anche con i voti dell’ Udc, pur con l’esclusione della sua lista, causa «irregolarità» formali. Fatto sta che il ricorso giudiziario sul caso Udc ha fatto slittare le elezioni trentine di 15 giorni.
Le cifre dell’urna dimostrano che la maggioranza della gente non si è lasciata incantare dalle sirene del cambiamento. Dall’invito leghista a rompere quel «blocco sociale» che, dai vecchi tempi della Dc (dalle cui fila proviene Dellai), monopolizza il potere. E Divina, pur avendo ottenuto un buon successo (il Carroccio, inoltre, ha triplicato i voti rispetto al 2003), ammette: «Il mio avversario ha saputo essere convincente. In questo momento di crisi, gli elettori non si sono fidati, hanno avuto paura della svolta». In soldoni: non si lascia il certo per l’incerto, in una Provincia autonoma, dove i contributi corrono e l’amministrazione funziona. Ma la vera sconfitta, nel centrodestra, si abbatte sul Pdl: piazzato al quarto posto (12%, dal 27,4% delle Politiche), dopo il Pd (primo partito con il 21), l’Unione per il Trentino di Dellai (18) e la Lega Nord (14). Tant’è. Se Divina glissa sulla débacle degli alleati, Erminio Boso, parlamentare europeo del Carroccio (in passato, lo chiamavano Obelix), va giù piatto: «Quando mai hanno lavorato sul territorio? Non esistono. Questi vivono sempre nella luce di Berlusconi.. Si sono fatti vedere soltanto alla cena con Tremonti e Bossi. Non mi sono simpatici. Chiaro? La verità è che, anche loro, stanno dalla parte di Dellai ». Come il governatore del Veneto? Giancarlo Galan (Pdl), infatti, «saluta con simpatia e stima» il vincitore, auspicando collaborazioni positive.
La lettura del voto trentino, dunque, non si ferma al territorio. Lo stesso Dellai osserva: «Non basta il Pd, servono altre convergenze anche in campo nazionale». E Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc, dichiara: «Il centro fa vincere grazie alla sua politica responsabile e costruttiva». Dal centrodestra, invece, arriva il monito di Ignazio La Russa: «La sconfitta del Pdl in Trentino è un campanello d’allarme. Dobbiamo riflettere a fondo sulla differenza dei risultati che il Pdl ottiene alle elezioni politiche rispetto alle amministrative».
L’allarme