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 2008  novembre 13 Giovedì calendario

ROMA - Al vertice di Palazzo Grazioli lui non c´era, anzi «quell´incontro è un´invenzione bella e buona creata da Epifani per preparare il terreno allo sciopero generale della Cgil»

ROMA - Al vertice di Palazzo Grazioli lui non c´era, anzi «quell´incontro è un´invenzione bella e buona creata da Epifani per preparare il terreno allo sciopero generale della Cgil». La versione di Raffale Bonanni sul dibattuto vertice è questa. Nega di aver partecipato alla cena con Berlusconi, la Confindustria e la Uil? «Per quanto mi riguarda non c´è stata nessuna cena, se c´è stata non mi hanno chiamato, se mi avessero chiamato ci sarei andato». Alcuni cronisti l´hanno vista lasciare Palazzo Grazioli da un´uscita secondaria. «Si saranno sbagliati, non ero io, a quell´ora ero a Porta a Porta». Secondo lei perché Epifani si sarebbe inventato un vertice dal quale la Cgil era esculsa? «Perché aveva bisogno di giustificare un evento così deflagrante come lo sciopero generale. La Cgil ha voluto costruire un fatto che non c´è per spiegare una posizione radicale, presa da sola senza alcun consulto. D´altra parte sono tre mesi che ci troviamo davanti alle sue iniziative unilaterali e tre mesi che, comunque vada, Epifani si arrabbia». Anche la Cisl ha preso posizioni unilaterali: il giorno dello sciopero unitario sulla scuola, sempre con Angeletti, non è andato a cena con Tremonti, anche se Epifani non era stato invitato? «Quell´incontro mi è servito per chiedere al governo più soldi per la cassa integrazione». Cosa ne pensa di uno sciopero generale della sola Cgil? «Penso che sia un clamoroso errore: non riconosce il lavoro fatto fino ad oggi per trovare vie d´uscita alla grave crisi economica che stiamo attraversando. Non è questo il modo di procedere, non s´inseguono piste illusorie, non si chiudono tutti i tavoli. Tutto volge al velleitarismo quando invece ci sarebbe bisogno di una coesione che eviti il peggio». Perché, si è tirato indietro sullo sciopero per l´Università confermato da Cgil e Uil ? «Perché le condizioni sono cambiate, la Gelmini ha aperto al dialogo, ha fatto capire che la riforma si farà, ma che sarà una riforma condivisa e che si potrà ridiscutere sui fondi». (l.gr)