Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il guazzabuglio Imu è di proporzioni tali che forse avremmo preferito pagarla, quella tassa, piuttosto che trovarci alle prese con i mal di testa che ci ha provocato. Le maledizioni nostre, dei cittadini e dei commercialisti riguardano anche il cosiddetto federalismo nella versione italiana. Il guazzabuglio nasce infatti dalla sovrapposizione di decisioni comunali a decisioni del governo e dal contrasto tra le due.
Spieghiamo. O meglio: spieghiamo di nuovo.
L’Imu imponeva di pagare il 4 per mille sulla rendita catastale. Dava però facoltà ai comuni di aumentare, entro certi limiti, questo importo, in modo da incassare di più. Per esempio, Milano aveva stabilito di portare la tassa al 6 per mille, mossa che avrebbe fatto guadagnare alla città 110 milioni di euro aggiuntivi.
Alt! Che senso ha deliberare un’addizionale su una tassa destinata a sparire? O i sindaci e le giunte comunali non si sono rese conto di ciò che i giornali scrivono incessantemente da mesi, e cioè che Berlusconi l’Imu non la voleva più e che il governo Letta era costretto a dargli retta?
I comuni hanno creduto di esser furbi. I comuni hanno pensato: se decido un aumento dell’Imu e poi il governo abolisce la tassa, comunque lo Stato sarà tenuto a rimborsarmi la quota dell’aumento, che io ho già messo in bilancio. In altri termini: Milano pensa di aver diritto a quei 110 milioni, perché li ha deliberati nonostante sapesse benissimo che la tassa sarebbe stata abolita. La pensano come Milano altri 2.374 comuni che hanno fatto la stessa furbata. Veda un po’ lei se dobbiamo affezionarci al federalismo nostrano.
Quindi?
Quindi non mi chieda numeri o spiegazioni, perché non ne ho. Posso solo dirle questo: in un primo momento il governo ha fatto sapere che avrebbe girato ai comuni il 50% dell’aumento, e che il restante 50% se lo facessero pagare dai cittadini. I comuni hanno sbraitato, con lo slogan efficace ma falso: «Tu metti le tasse e io metto la faccia». Il governo ha allora fatto sapere che ai cittadini sarebbe stato chiesto il 40%, e non più il 50%, e che al resto avrebbe provveduto il governo. In che modo però? Qui comincia il balletto delle cifre false. Abbiamo letto sui giornali di ieri che tutta la faccenda vale 200 milioni. Ma se si tiene conto che solo a Milano l’addizionale vale 110 milioni, di cui 44 a carico dei milanesi, come può essere che in tutta Italia ne valga appena 200? Altra idea folle: faccio pagare quello che c’è da pagare, e poi rimborso. Ma s’immagina che labirinto di procedure per questo va-e-vieni? E poi è quasi certo che a un bel momento il governo dirà: spiacenti, c’è la nuova emergenza tale (un qualunque terremoto, una qualunque alluvione) i duecento milioni non ve li possiamo restituire più. Adesso si sta pensando di farsi anticipare più Iva oppure di aumentare le accise.
Perché non possiamo avere, neanche approssimativamente, un’idea di quello che ci capiterà?
In teoria, è stata abolita l’Imu sull’abitazione principale. Ma che cosa si intende per “abitazione principale”? In molti casi dubbi sarà il Comune a decidere che cosa è “abitazione principale”. Per esempio, un tizio è andato in affitto e ha dato la propria unica abitazione di proprietà in comodato a un figlio o a un genitore: questa casa è principale o no? Deciderà il Comune. Consoliamoci con la consapevolezza che per pagare o non pagare avremo tempo fino al 16 gennaio.
I commercialisti?
Stanno impazzendo, e non solo per l’Imu, che è ancora da decifrare, ma anche per le altre scadenze, sottoposte ad analoghi contorcimenti. Senta che cosa ha detto al Corriere , a proposito della tassazione degli immobili, Isidoro Allione, grande commercialista torinese: «Il primo problema sarà quello di controllare le delibere e i regolamenti di tutti i Comuni che devono essere pubblicati sui siti istituzionali, per l’anno 2013, entro il 9 dicembre. La scadenza del 9 (che doveva essere anticipata, ma poi è saltato tutto) rende praticamente impossibile (in soli sette giorni) il reperimento della delibera Imu dai singoli siti degli enti locali, l’esame delle aliquote, delle detrazioni e dei regolamenti. Soltanto con l’analisi di ciascun regolamento comunale è possibile sapere come applicare l’Imu a propri clienti. Per non parlare poi dell’abitazione principale, la cui esclusione è stata sancita soltanto sabato scorso con la pubblicazione del decreto legge 30 novembre 2013 numero 133. Il governo ha però cambiato idea molte volte. Conviene aspettare la pubblicazione del provvedimento in Gazzetta Ufficiale».
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