3 dicembre 2013
Tags : Morris Michael Ciavarella
Biografia di Morris Michael Ciavarella
• Milano 1979. Il 10 ottobre pestò a morte il tassista Luca Massari, che aveva investito il cane della fidanzata Stefania Citterio (morì dopo 31 giorni d’agonia). Il 14 luglio 2011 fu condannato a 16 anni (non meritando l’aggravante della crudeltà, grazie al rito abbreviato ebbe lo sconto di pena rispetto ai 30 anni invocati dalla procura ).
• «Si sentiva il capo del quartiere (...) disoccupato, una figlia di un anno a carico, un precedente per droga, nel quartiere Ripamonti, zona sud di Milano, case alte spesso decadenti, era conosciuto e rispettato (...) E quando (...) davanti a decine di testimoni, il tassista Luca Massari ha inavvertitamente investito il cane della sua fidanzata (...) si è sentito in dovere di difendere il territorio in cui è cresciuto, rivendicare la sua leadership da spaccone di borgata. Insulti, prima, poi una violenza cieca fatta di pugni e calci, per finire con una ginocchiata in faccia che ha ridotto Massari come un ameba, lo ha costretto per 31 giorni a un’agonia che si è conclusa con la morte. (...) Massari (...) ha avuto l’unica colpa di aver investito un cocker, sfuggito al controllo della sua padrona. Ma soprattutto di essersi fermato con l’auto immediatamente, per chiedere scusa alla proprietaria, per tentare di rendersi utile in qualche modo. Niente da fare. L’autista milanese mai si sarebbe immaginato di finire in mezzo a un brutale pestaggio. Prima Stefania, che una volta visto il suo cocker sull’asfalto, immobile, lo minacciava con un laconico: “Ti ammazzo”. Ecco, a seguire, l’entrata in scena del fidanzato Morris e del fratello Pietro. L’onta da fare pagare, il rispetto di fronte a decine di persone conosciute da tenere alto in questo spicchio di Milano, tra via Ghini e via Filippini. Così si spiegano anche i silenzi e le omertà che hanno accompagnato le ricostruzioni dei testimoni (uno di questi è imputato di favoreggiamento). L’auto di un ragazzo che invece aveva collaborato sin da subito con la polizia, data alle fiamme la notte successiva. Un fotografo colpevole di fare il suo lavoro, malmenato brutalmente» (Emilio Randacio) [Rep 9/7/2011].