Edoardo Narduzzi, ItaliaOggi 3/12/2013, 3 dicembre 2013
NUVOLA, TECNOPOLO, METRO C, FIERA, CITTÀ DELLO SPORT: ROMA CITTÀ ETERNA
Il Modello Roma, ammesso che nei fatti sia mai effettivamente esistito, dovrebbe essere in azione da un ventennio. Da quando nel 1993, l’ex radicale convertito sulla strada di Goffredo Bettini, ras del Pci romano, il quarantenne Francesco Rutelli sale in Campidoglio. Da allora il Lazio come regione e Roma come città inanellano un primato: quello di regione più indebitata d’Italia. Un record che, in tempi di Lady Spread imperante, è di quelli che allineano chi lo consegue alla Grecia e lo allontana dalla tripla A di Berlino. Un record che sgancia Roma dall’eurozona che corre e compete nella globalizzazione e la spinge al centro del Mediterraneo.
In questi anni la regione di Roma ha accumulato ben 22 miliardi e 228 milioni di debiti, pari a 3.993 euro per abitante. La Corte dei conti ha appena certificato che la regione è tecnicamente fallita da un decennio (chissà perché non lo hanno messo prima nero su bianco?) schiacciata da debiti non rimborsabili, mentre Roma Capitale non riesce ad approvare il bilancio previsionale e rischia il commissariamento. Nel frattempo i cittadini e le imprese beneficiate dal Modello Roma pagano da anni addizionali à gogo.
Ma c’è un altro aspetto della crisi di funzionamento della gestione politico-amministrativa della capitale d’Italia che dovrebbe far riflettere non poco. La stragrande maggioranza delle opere pubbliche o dei progetti infrastrutturali avviati nel corso del ventennio sono ancora in mezzo al guado. La Nuvola all’Eur, dove dovrebbe nascere il centro congressi della Capitale, la nuova linea della metro - la C - la Città dello sport di Tor Vergata, il Tecnopolo, 70 ettari abbandonati a un destino da bidonville africana, la Fiera in perenne disavanzo e mai effettivamente completata, sono esempi delle tante opere presentate come strategiche e mai concluse nella capitale. Il risultato è da far tremare i polsi: a Roma le politiche di spesa pubblica hanno scaricato decine di miliardi di debiti sulle spalle delle generazioni future senza produrre risultati utilizzabili per i romani e i turisti di oggi. Tanto debito ma zero risultati per accrescere la competitività dell’oggi. Una carenza di capacità di fare che, senza praticamente necessità di commenti, qualifica la pochezza manageriale e politica di tutti coloro che hanno avuto il privilegio di gestire Roma e il Lazio nell’ultimo ventennio. Tanto è stata annunciato, molto è stato cantierato, quasi nulla è stato portato a termine. Un difetto di programmazione e di operation management che boccia senza appello il cosiddetto Modello Roma e spinge la classe dirigente della capitale a ricercare un nuovo modello di sviluppo realizzabile.