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 2013  dicembre 03 Martedì calendario

DOWNTON ABBEY SCOPRE I SIMPSON E LE DUE DIVE CHE NON SI SOPPORTANO


In principio era un fenomeno «in» costume, ora è diventata un fenomeno «di» costume. Parodiata in giallo dai Simpson, citata in pizzi dalla serie tv per ragazzini, arricchita da un nuovo scontro tra veterane perché i morsi dei parenti serpenti fanno sempre ascolto.
La cornice è una tenuta nello Yorkshire. Le vicende si incamminano nel 1912, ma con la terza serie si arriva al 1921. L’intreccio segue le vite dell’aristocratica famiglia Crawley e dei loro servitori. Ora Downton Abbey , la serie inglese ideata dall’attore e scrittore Julian Fellowes (premio Oscar per la sceneggiatura di Gosford Park ), si fa sempre più ambiziosa e ingaggia un altro premio Oscar (per Voglia di tenerezza ), Shirley MacLaine, chiamata a vestire i panni di Martha Levinson: è il perfetto alter ego della Contessa di Grantham, interpretata dall’altro premio Oscar (e tre!) del cast Maggie Smith (per La strana voglia di Jean e California Suite ). Molto della trama si svilupperà (anche) intorno allo scontro tra le due grandi consuocere per fiction, due senatrici a vita del cinema, entrambe fiorite nel 1934, ma su sponde opposte dell’Atlantico. Due filosofie agli antipodi. Tradizione contro innovazione; l’aristocratica che rivendica la propria superiorità morale in virtù di uno status secolare contro la parvenu che eredita denaro a palate dal marito commerciante in tessuti; l’inglese fino al midollo, con il té al posto del sangue (comunque blu), allergica a telefono e grammofono, e soprattutto agli yankee, che detesta l’americana dal linguaggio ruvido e dal pensiero liberale.
Shirley MacLaine (l’americana, per davvero) ha confessato candida: «Non conoscevo Downton Abbey . Ne ho sentito parlare dal mio parrucchiere. Ne parlavano tutte le ragazze e ho capito che Julian Fellowes, allo stesso tempo di proposito e inavvertitamente, era inciampato in una formula di televisione di qualità nell’era di Internet. Il che significa che ci sono una quindicina di storie e sottotrame, che consentono di non annoiarsi e mantenere vivo l’interesse». Ancora più sorprendente Maggie Smith (l’inglese, per davvero) che alla Cbs ha rivelato: «Non ho mai visto Downton Abbey (eppure ci recita da tre anni, ndr ): non mi siedo mai davanti al televisore per guardarlo. Sarà una sorta di record ma è così. Per me è frustrante riguardarmi. Ogni volta vedo delle cose che avrei potuto far meglio e penso, oh mio Dio, ma perché l’ho fatto così?». Sorpresa anche del grande successo della fiction: «Non l’avrei mai detto, ne sono molto soddisfatta e orgogliosa ma anche stupefatta».
All’inizio ideare una serie tv in costume poteva sembrare una scommessa, anche perché non si tratta di una soap opera, ma di un prodotto dalla scrittura sofisticata. La sua attualità sta nel mettere in scena la commedia — a volte dramma, a volte farsa — dei rapporti umani. Al netto del contesto, il perimetro emotivo delle dinamiche di relazione dà vita a meccanismi e intrecci sempre uguali e affascinanti.
Così con il tempo la serie è diventata citazione e rimando, segno che ha colpito il cuore dell’immaginario. Così è uscita anche dal suo contesto televisivo Downton Abbey — premiata con dieci Emmy, cinque Bafta e due Golden Globe — che, giunta alla terza stagione, tornerà in prima visione dal 19 dicembre, in prima serata, su Retequattro. I Simpson le hanno dedicato un episodio (su Italia 1 tra dicembre e gennaio). Un teen drama come Pretty Little Liars ha costruito una puntata in flashback con le protagoniste vestite in stile Downton, tra corsetti, velette e piume. Anche l’Italia segue il filone in costume: su Canale 5 arriva in prima serata la fiction I segreti di Borgo Larici . La cornice sono il Castello Reale di Racconigi e La Certosa di Collegno. Le vicende si incamminano nel 1922, pochi mesi prima della Marcia su Roma. L’intreccio ruota intorno a una ragazza (Serena Iansiti), figlia di operai, al centro di un’impossibile storia d’amore con Francesco Sormani (Giulio Berruti), il primogenito di un ricco industriale del ramo tessile.
Piccoli Downton Abbey crescono. Imitazioni, cloni, allusioni, richiami. Sullo sfondo, a dominare la scena, Maggie Smith orgogliosa delle sue rughe e Shirley MacLaine levigata da qualche ritocco di botox. Su questo non si scontreranno. Nell’Inghilterra degli anni 20 la chirurgia estetica non era ancora argomento di conversazione.
Renato Franco

@ErreEffe7