Rosario Di Raimondo, la Repubblica 3/12/2013, 3 dicembre 2013
BOLOGNA, LA COPPIA GAY CON CONGEDO MATRIMONIALE
LUI è un ricercatore dell’Università di Bologna. Il suo compagno, la persona che ama da una vita. A giugno si sono sposati all’estero, come tutte le coppie gay che ancora oggi non possono farlo in Italia. Appena tornato in Italia da marito, il prof ha chiesto all’ateneo il congedo matrimoniale. E l’Alma Mater ha detto sì.
HA CONCESSO quelle due settimane retribuite che permettono agli sposi di andare in viaggio di nozze.
È la favola di una coppia che vive a Bologna e che a giugno è volata oltreoceano per potersi sposare. Ma è anche la storia di un ente pubblico, l’università bolognese, che riconosce per la prima volta gli stessi diritti ai suoi dipendenti e alle loro famiglie senza distinguere il sesso dei docenti, senza specificare se la famiglia che è appena nata è omosessuale o eterosessuale.
Una consuetudine che nel mondo delle aziende private si sta diffondendo sempre di più. Chi conosce i novelli sposi, racconta infatti che la richiesta del ricercatore all’università dove lavora è stata trattata con una procedura «lineare», «senza ostacoli, imbarazzi o veti di alcun tipo». Proprio nella città dove, appena qualche giorno fa, il cardinale Carlo Caffarra ha detto che «il vissuto umano» sta subendo una «corruzione mediante la proposta di equiparare all’amicizia coniugale l’amicizia omosessuale».
Il mondo gay esulta per questo traguardo. E di questa storia rimane colpito in particolare Sergio Lo Giudice, senatore del Partito democratico ed ex capogruppo al Comune di Bologna, da sempre dirigente di spicco dell’Arcigay, di cui è presidente onorario. Lui, due anni fa, per sposare suo marito è andato a Oslo. E ricorda: «Sono un insegnante. Dopo il matrimonio ho fatto richiesta al ministero dell’Istruzione per beneficiare del congedo matrimoniale. Ma ho ricevuto un rifiuto. Questa decisione dimostra che, mentre lo Stato continua a ignorare le persone omosessuali, nella società, un pezzo alla volta, si affermano principi di eguaglianza che non si possono ignorare».
Oggi la novità è che un ente pubblico concede questo diritto: «Sicuramente c’è una differenza rispetto ad altri casi. L’autonomia dell’università fa valere un diritto che lo Stato non riconosce. Ma c’è un rischio: che proprio loro, i dipendenti statali che non fanno parte di enti come gli atenei, non possano mai esigere questi diritti». In un anno, è la terza volta che all’Università di Bologna viene concesso un congedo matrimoniale. Oltre al caso di questa estate, il primo a essere reso noto dall’Alma Mater, il beneficio è stato riconosciuto a una coppia lesbica, in primavera, e a un’altra coppia gay, l’anno scorso, la prima volta in assoluto. Si tratta sempre di docenti, la maggior parte di loro si è sposata a New York. Anche se, per motivi di riservatezza, questi casi non sono stati resi noti. Sono benefici che in alcune aziende private sono già una realtà. È di pochi giorni fa la notizia che Coop Adriatica, il colosso della grande distribuzione, ha abbattuto ogni steccato varando un pacchetto di benefici che includono anche le coppie omosessuali: dal congedo matrimoniale all’assistenza del compagno malato. Iniziativa intrapresa anche da un’azienda di Parma, Servizi Italia, attiva nel campo della sanità. Da poco, per le 1.500 persone impiegate, il congedo matrimoniale è un diritto che spetta a tutti.