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 2013  dicembre 03 Martedì calendario

TOKYO «Io sono una duecentista pura. Per il futuro, mi dispiacerebbe abbandonare i 400, ma voglio vedere se quando riprenderò il doppio allenamento su questa distanza riuscirò a divertirmi come nell’ultimo anno e mezzo

TOKYO «Io sono una duecentista pura. Per il futuro, mi dispiacerebbe abbandonare i 400, ma voglio vedere se quando riprenderò il doppio allenamento su questa distanza riuscirò a divertirmi come nell’ultimo anno e mezzo. Dopo Berlino deciderò se li farò a Rio 2016. Avrò 28 anni, mica pochi nel nuoto, e dopo smetterò: senza malinconia, perché le cose finiscono. Oddio, pensando a Tokyo 2020 che è la mia città preferita chissà: magari tornerò per le staffette» (Federica Pellegrini). ROMA «Sono di Roma e a Roma esiste una sola squadra. Allo stadio vado saltuariamente. Non sono mai stato abbonato ma, dato che sono sempre in giro per lavoro, seguo più spesso la Roma in trasferta: Curva Sud o settore ospiti, perché altrimenti uno si perde una parte dello spettacolo» (l’attore Elio Germano). FIRENZE «Il fisioterapista che mi ha seguito nella riabilitazione ha cercato di insegnarmi il dialetto fiorentino. Finora in città ho visitato tanti palazzi e monumenti, perche Firenze è proprio bella. Il centro storico è fantastico, per non parlare delle strade che portano a Fiesole, con quella vista incantevole sulla città» (Mario Gomez). LATINA «Nel mio condominio a Latina, dove sono nato, giocavo in cortile ed ero il più piccolo, avrò avuto 4-5 anni. Insomma, ogni volta che mi arrivava la palla, la fermavo con le mani e poi la calciavo. Mi hanno detto: tanto vale che stai in porta. E mi è piaciuto. Quando sono entrato nella scuola calcio del Latina ho chiarito subito che volevo fare il portiere. Risposero: accomodati, tanto quel ruolo non lo vuole nessuno» (Mattia Perin, portiere del Genoa). GHETTO «Non vengo dal ghetto, appartengo a una tipica famiglia della middle-class americana. Mia zia, in particolare, è stata molto importante per me. È stata prima insegnante, poi attrice, mamma, infine avvocato. Una donna eccezionale. È morta tre anni fa per un tumore. Ho voluta ricordarla con un tatuaggio sul costato. Lo considero il più prezioso tra quelli che ho fatto» (David Moss, ala dell’Armani Milano). SAGOMA «Tutti scrivono dei loro successi, io invece dei miei lati oscuri. Quando vedo gente calma, che ride felice, mi dico: “Dio, come vorrei essere così”. Se solo fossi capace, se avessi avuto più amore da bambino. La mia carriera è stata bella, ma la testa non mi ha dato tregua» (l’ex guardia dei Lakers Jerry West, oggi 75 anni. È la sua la sagoma che compare nel logo Nba).