Leonardo Piccini, Libero 3/12/2013, 3 dicembre 2013
LA CITTÀ PER RICCHI CHE CAMBIERÀ I PALESTINESI
In Cisgiordania sta per nascere Rawabi, la città dei sogni per tanti palestinesi, una città nata dall’intuizione e dalla ostinazione di un costruttore con doppio passaporto. Americano e palestinese, per nascita e per cultura, Bashar Masri è un imprenditore che ha costruito un impero diversificando il suo business in vari settori: dall’immobiliare alle telecomunicazioni, dalle nuove tecnologie, alla pubblicità. L’ambizioso costruttore sta edificando una città futurista, quintessenza dell’utopia moderna, tutta cablata e tecnologica, nata nell’intento di superare le promesse e le disillusioni dell’Autorità palestinese incapace di immaginare un futuro di pace e di vicinanza con gli israeliani.
NUOVA CAPITALE?
Questo progetto ambizioso sfiderà i check point e le barriere per consentire alla classe media e ai professionisti palestinesi di vivere finalmente fianco a fianco con i propri vicini israeliani, superando ostilità e incomprensioni, paure e diffidenze. Rawabi rischia di far diventare molto presto Ramallah, capitale dell’Autorità Nazionale Palestinese, niente di più che un vecchio e polveroso quartiere: il nuovo insediamento dista solo una decina di chilometri più a sud, ma le differenze rispetto agli altri centri abitati palestinesi si notano subito a occhio nudo. Qui sono già stati costruiti i primi 600 appartamenti che saranno consegnati in primavera. Palazzine edificate di fronte al piccolo insediamento israeliano di Ataret. A marzo saranno inaugurati un centro commerciale pieno di insegne luminose con i simboli dei marchi internazionali della moda e della grande distribuzione, oltre a eleganti ristoranti allineati lungo viali piantumati con alberi e aiuole, e a un vasto complesso sotterraneo in cui troveranno spazio cinema e teatri. Gli uffici interamente cablati e arredati in modo lussuoso, ospiteranno le nuove sedi di imprese specializzate nel settore dei servizi e delle nuove tecnologie. «Sempre che tutto vada come previsto», dice Bashar Masri, «perché sono molti, anzi troppi gli imprevisti che possono ancora far deragliare il mio progetto». «Sono originario di Nablus», ci dice al telefono l’uomo d’affari americano-palestinesee, «ho iniziato a pensare a Rawabi nel 2007. Avevo appena ultimato la costruzione di uno splendido complesso in Marocco, destinato a ospitare dei professionisti, quando mi sono detto:perché non fare la stessa nel mio Paese?».
All’epoca la situazione politica era relativamente stabile, ma il prezzo dei terreni vicino alle città palestinesi era troppo alto e così l’imprenditore decide di edificare una città dal nulla, comprando terreni che nessuno voleva nemmeno coltivare. Nel giro di soli sei anni, un’utopia è diventata realtà: Rawabi accoglierà professionisti e lavoratori appartenenti al ceto medio palestinese: medici, avvocati, imprenditori e insegnati. Majid Abdel Fatah è il nuovo sindaco della città: «Il 7% degli acquirenti delle prime case a Rawabi è costituito da giovani donne palestinesi che vivono da single. L’11% sono invece cristiani: abbiamo pensato di edificare una chiesa in pieno centro città, e la posa della prima pietra è stata fatta dal Patriarca ortodosso di Gerusalemme, Teofilo III». «Qui tutto», prosegue il sindaco nominato a giugno di comune accordo dall’impresario della nuova città e dal governo palestinese, «è diverso rispetto alle altre città, ed è per questo che assistiamo a continue richieste di acquisto, specialmente da parte di giovani coppie e professionisti. Qui non trovi l’anarchia di Ramallah o la confusione e l’insicurezza di altri centri abitati come Gaza ad esempio, e questa città potrebbe presto trasformarsi nella nuova capitale dello Stato palestinese».
CONVIVENZA CON ISRAELE
Speranze, utopia, sogni? Intanto, Rawabi può già contare sui massicci investimenti del Qatar che da anni sostiene i progetti e gli investimenti di Bashar Masri, che non a caso ha intitolato la via principale proprio ai suoi ricchi finanziatori, con la Porta di Doha, mentre altre vie portano i nomi di Porta di Jaffa, via Gaza, via Gerusalemme e via Nablus. A Rawabi, ha preso casa Maha Dwabshi, responsabile del reparto di Chirurgia d’Urgenza all’ospedale di Abu Dhabi: «Ho acquistato 180mq all’ottavo piano di uno splendido palazzo con vista sul mare Mediterraneo. Per me, questa nuova città è anche un modo per ripensare al nostro futuro, a un futuro diverso, senza più guerra o intifida contro in nostri vicini israeliani».