Fabio Licari, La Gazzetta dello Sport 3/12/2013, 3 dicembre 2013
COSTI ELEVATI, CORRUZIONE, LAVORI IN RITARDO. IL BRASILE VUOLE SCACCIARE I FANTASMI
La Confederations Cup ha rotto l’incantesimo e cancellato l’immagine stereotipata e un po’ ipocrita del Brasile paese del sorriso e del carnevale, delle partite in spiaggia a piedi nudi e del pallone nel sangue. Cartoline da dimenticare. Oggi il Brasile è un gigante di 200 milioni di abitanti in piena crisi di crescita: nel 2013 il tasso di sviluppo è previsto del 2,5% ma non basta lo stesso, perché i brasiliani si sono indebitati negli anni dell’euforia di Lula e adesso sono schiacciati dalle rate per casa e automobile. La presidente Dilma Rousseff ha impoverito l’economia abbassando i tassi di interesse e aumentando l’inflazione. La corruzione è su livelli biblici. Il calcio ha fatto da amplificatore alla rivolta sociale: il 17 giugno sono scese in piazza 250mila persone. Scontri, feriti e arresti. E stanno per arrivare Mondiale (2014) e Olimpiade (2016). Che cosa succederà?
Nessuno, oggi, può prevedere lo scenario che le 32 finaliste si ritroveranno il 12 giugno 2014, giorno della gara inaugurale. Non si sa neanche se tutti gli stadi saranno pronti, se la sicurezza sarà garantita, se i trasporti collasseranno. Sono le tre sfide che il governo di Brasilia e la Fifa cercano d’affrontare in queste ore. A complicare il tutto, la tragedia allo stadio di San Paolo, proprio quello dell’inaugurazione: la gru che cade su una struttura che uccide due operai. Secondo il quotidiano «Folha de Sao Paulo», l’impresa appaltatrice avrebbe modificato il progetto originale. La Fifa pretende che i 12 impianti siano pronti entro il 31 dicembre, ma l’impresa è disperata. Il calcio d’inizio potrebbe essere spostato al Maracanà oppure a Brasilia.
Non va meglio a Curitiba, Cuiaba e Manaus: i ritardi non lasciano presagire niente di buono. Ci saranno nuove ispezioni a dicembre e gennaio, ma è tutto un gioco delle parti, come quello di evocare (e smentire) un piano-B. Non ci sono piani-B, come non ci sono mai stati per Sudafrica 2010 e Polonia-Ucraina 2012: alla fine si gioca sempre, magari Fifa (o Uefa) spenderanno di più per coprire buchi e ritardi. Le cifre in circolazione sono state uno dei motivi della rivolta: quando i brasiliani hanno scoperto che il governo spenderà alla fine 16,5 miliardi di dollari, finiti soprattutto nelle casse delle imprese edilizie, mentre veniva aumentato il prezzo dell’autobus, s’è scatenata la furia popolare.
Nel 2007 il governo aveva promesso che il Mondiale sarebbe stato finanziato al 100% con soldi privati: naturalmente non è stato così. Le tariffe degli hotel sono aumentate del 400%, ma non ci sono certezze sull’ospitalità: Cuiaba, per fare un esempio, ha uno stadio da 43mila posti e soltanto 13mila camere d’albergo. E i trasporti? È atteso il movimento di 3 milioni di brasiliani e di 600 turisti stranieri, ma servirebbero almeno altri 200 aerei.
La Fifa ha creato una zona di esclusione di 2 km attorno agli stadi per controllare la circolazione e impedire la vendita dei prodotti non autorizzati. Secondo la rivista americana «The Nation», queste regole «hanno spento l’entusiasmo dei tifosi: suonare tamburi e srotolare le bandiere è proibito. L’impressione della gente è che la più grande festa calcistica del mondo le sia stata rubata». A ottobre la Rousseff si ripresenterà alla presidenziali. Sarà un inverno caldo in Brasile, durante il Mondiale.