Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
È la prima puntata dell’anno, giustamente il Direttore vuole una panoramica su quello che ci attende, nel bene e nel male.
• Intanto sciolga il problema del numero 13, non ho mai capito se porta bene o porta male.
Oh, numero tredici: sesto tra i numeri primi, settimo tra quelli di Fibonacci, primo permutabile in primo (31), somma di due quadrati (22+32). Numero fortunato, se si pensa che 13 settimane fanno 91 giorni solari, cioè il numero di giorni di una stagione, e che 91 è la somma dei primi tredici numeri primi. Numero fortunato specialmente per i cinesi la cui pronuncia del “tre” è simile a quella di “vita”. Ma gli assiro-babilonesi avevano notato la perfezione del 12 (divisibile per 2, 3, 4, 6) e videro che il tredicesimo elemento rompeva quell’armonia. Filippo II, avendo aggiunto la propria statua a quella dei dodici dei dell’Olimpo, venne assassinato perché aveva rotto l’incanto del 12. Ma per gli americani il 13 porta jella e da 36 anni non appare nessun numero 13 sulle auto di Formula 1.
• Quindi è un anno jellato.
Dipende se lo si guarda dalla Cina o dagli Stati Uniti. A quanto pare gli americani, nonostante tutto, hanno all’ultimo evitato il guaio del fiscal cliff. Dunque questo ’13 non è cominciato male.
• Facciamo discorsi seri.
Ci sono quattro appuntamenti politici fondamentali per il mondo. Elezioni politiche in Israele (22 gennaio). Elezioni politiche in Italia (24 febbraio) e presidenziali a maggio. Elezioni presidenziali in Iran, con l’uscita di scena – sicura - di Ahmadinejad. Elezioni federali in Germania a settembre, che terranno tranquilla la Merkel almeno per due anni e le permetteranno di fare alcune delle mosse che finora non s’è azzardata a tentare. Ma attiro la sua attenzione su Israele e Iran. Si tratta di elezioni anticipate, volute dal premier Netanyahu per rafforzarsi e che dovrebbe infatti vincere. Esce di scena Ehud Barak, che si ritira a vita privata, si oppone alla vittoria della destra Tzipi Livni. Il vero interrogativo riguarda il dopo: gli americani non vogliono scherzi a Teheran e si oppone a incursioni in Iran anche il presidente Shimon Peres. Ma, secondo i servizi, i persiani avranno l’atomica entro giugno e se Tel Aviv vuole impedire o rallentare il programma nucleare degli ayatollah deve intervenire entro la primavera. Questa è la grande incognita del 2013, un pericolo che potrebbe essere disinnescato proprio dalla consapevolezza che a giugno, con le presidenziali, Ahmadinejad è destinato a uscire di scena, che la guida suprema Khamenei vorrebbe riportare un po’ di benessere in un paese fiaccato dalle sanzioni, che i quattro candidati alla successione (Saeed Jalili, Ali Larjani, il famoso Rafsanjani, e Mohammed-Bagher Ghalibaf), sono dei moderati con cui l’America crede di poter dialogare. Quanto alle elezioni tedesche, è tutto molto semplice. Se non succede qualcosa, la Merkel è destinata a stravincere. È popolarissima. Il suo avversario Peer Steinbrück non ha nessuna possibilità, specie se continuerà a dire, anche dopo le elezioni, di essere contrario a una Grande Coalizione. Il problema casomai è che fino a settembre, cioè al giorno del voto, sarà difficile per l’Europa procedere speditamente sulle grandi questioni all’ordine del giorno: niente unione bancaria generalizzata (comprendente cioè anche le banche locali tedesche infettate di derivati), niente unione fiscale, nessuna cessione di sovranità, ceppi al fondo Esm che dovrebbe soccorrere la Spagna e forse anche noi. Un surplace che potrebbe mettere in difficoltà la moneta unica.
• Veniamo a noi.
Al momento vince Bersani, forse addirittura col 40%. Berlusconi riuscirà a tenere il centro-destra tra il 20 e il 22. È assai azzardato fare previsioni su Grillo, a cinquanta giorni dal voto, dato che il comico si scatenerà in qualche traversata dello Stretto a ridosso della data fatidica. Assegniamogli un 15%. L’attruppata Casini-Fini-Montezemolo si illude di aver trovato in Monti un grande moltiplicatore di consensi. Non li vedo oltre il 12%, condannati cioè alla stessa irrilevanza di cui soffrono i casiniani da quando hanno lasciato Berlusconi. I sondaggisti concordano sul fatto che il magistrato Ingroia, nonostante le sue pose, elettoralmente non esista. Quindi sparizione anche di Di Pietro. Ma lo sa che nel gruppo dei montiani s’andrebbe a imbarcare persino Mastella? Quanto al Quirinale, Monti, dopo la pensata di salire in politica, è fuori gioco. Il duello inaugurale sarà tra Prodi e Amato, due personaggi controversi che potrebbero non farcela alle prime tornate. Resto dell’idea, già espressa un anno fa, che abbia chances
il senatore Pisanu. Ha tutte le caratteristiche che ci vogliono: non è un cavallo di razza, ma un illustre di seconda fila, è sardo e potrebbe prendere voti dal centro-destra. Non credo che si potrà entrare al Quirinale senza un qualche appoggio da quel lato dell’aula.
• Altre previsioni?
Saremo nuovamente tormentati dal caso Alitalia, che perde 630 mila euro al giorno. Si parla di una fusione con le Ferrovie dello Stato, cioè di una rinazionalizzazione. A proposito, da ieri è entrato in funzione il nuovo sistema previdenziale, cioè si va in pensione con 42 anni e 5 mesi di contributi (uomini) oppure con 41 anni e 5 mesi (donne). Dal 19 gennaio la patente scadrà per tutti il giorno del compleanno. Malika Ajane vincerà Sanremo e la Juve lo scudetto… Ma di sport non posso parlare, e tralascerò dunque i cent’anni del Tour e la Confederation Cup in Brasile. Nuovo libro di Saviano (Cocaina), nuovo film di Tarantino (Django unchained). Anniversari: abbiamo già bruciato quello di Gaber, morto a Capodanno del 2003. Dieci anni fa se ne andava anche Alberto Sordi. Bicentenario delle nascite di Verdi e di Wagner, 150 anni dalla nascita di Mascagni, 700 anni dalla nascita di Boccaccio, centenario di Bollywood, ecc. [Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 2 gennaio 2013]
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