Roberto Condio, La Stampa 2/1/2013, 2 gennaio 2013
AIUTO, L’ITALIA DI SERIE A PERDE I PEZZI
Chiude la Faenza del basket femminile, si arrende il Grosseto del baseball, sta per farlo la Crema del volley delle donne. Morale: nel 2013 non s’è ancora ripreso a giocare ma nei nostri massimi campionati già si contano nuove vittime. Il timore, concretissimo, è che per gli sport di squadra all’italiana il nuovo anno possa essere come il vecchio: un cammino di grande sofferenza e sacrificio fatto più di esclusioni e di fusioni, di tagli e di rinunce che di playoff e scudetti.
La crisi colpisce tutti, indistintamente. Soltanto il calcio, che vive in un’altra dimensione, non ha perso pezzi causa recessione. In compenso, però, sfodera arrossendo una classifica piena di segni «meno» per le penalizzazioni di Scommessopoli. Là dove manca lo scudo dei ricchi diritti tv di Sky e Mediaset, lo sfacelo è sotto gli occhi di tutti. Il numero che fa rabbrividire è 24. Ventiquattro squadre sparite dalle serie A edizione 2012/2013. Sponsor che mollano, mecenati che chiudono i cordoni della borsa, dirigenze che pur di non sparire autoretrocedono. E una morìa trasversale. Tocca nel vivo basket e volley, pallanuoto e pallamano, calcio a 5 e hockey prato. Picchia duro dappertutto, dal Nord al Sud, isole comprese. Non fa sconti a nessuno. Spariscono (o si ridimensionano pesantemente) realtà emergenti ma anche blasonatissimi pezzi di storia. Pensate: le rinunce estive di Comense e Geas della pallacanestro donne e delle due Treviso orfane di Benetton nel volley (nell’ultima stagione di scena a Belluno) e nel basket, più quella recentissima del Grosseto del baseball cancellano da sole un bottino complessivo di 41 scudetti, 21 Coppe Italia e 19 eurocoppe.
Fra chi ha abbassato la serranda c’è anche chi lo ha fatto con un tricolore appena conquistato. Come la Pro Recco al femminile, che ha ridato al Rapallo il titolo acquisito appena un anno prima. Come, allargando l’indagine ai campionati «a» squadre e non solo «di» squadra, il Siracusa del tennistavolo maschile, torneo derubricato addirittura a «mini» con quattro sole partecipanti.
Storie tristi di club che non ce la fanno più. Costi vivi che continuano a salire, ricavi in picchiata: conti che non tornano. C’è chi abbandona e chi invece tiene duro. E a questi ultimi che leghe e federazioni dei vari sport hanno pensato nel varare le più recenti modifiche dei format dei campionati. Autentiche rivoluzioni, in alcuni casi. Controlli più severi nei parametri di iscrizione, garanzie più strette per i compensi promessi ad atleti e tecnici. Soprattutto, formule ritoccate per contenere le spese. S’è visto di tutto un po’, quest’anno. Serie A extralarge come quella della pallamano maschile a 31 squadre, tornei senza l’appendice dei playoff come quelli dell’hockey su prato, una stagione senza retrocessioni come quella voluta fortemente dall’A1 del volley maschile. Misure che in molti casi stanno dando i risultati sperati. In corso d’opera, però, alcune delle situazioni più critiche non sono state sanate. E così, il 2013 si apre registrando altri due forfait. Faenza, trasferitasi un anno fa a Castelbolognese, lascia l’A1 del basket femminile che scende così a 10 squadre e, di fatto, abolisce strada facendo le retrocessioni. Un estremo tentativo di salvare Crema è invece in atto nell’A1 del volley femminile. C’è tempo fino a domenica, ma intanto le giocatrici senza stipendio da mesi hanno già iniziato la fuga. Dietro l’angolo, il rischio di vivere per il secondo anno consecutivo un girone di ritorno zoppo, con sole 11 squadre in lizza.
Club che hanno volato troppo alto senza aver prima costruito basi solide. Tonfi che fanno male. I veri scudetti, oggi, sono quelli delle spending review più efficaci. La parola d’ordine è resistere, in attesa di tempi migliori.