Alessandro Ferrucci e Wanda Marra, il Fatto Quotidiano 2/1/2013, 2 gennaio 2013
GLI IMPRESENTABILI
[Indagati e clientelisti fra i re delle preferenze] –
C’è chi può vantare un’indagine per concorso esterno in associazione mafiosa. Chi una serie lunga e articolata di conflitti di interesse. Chi è entrato dentro un’inchiesta su personaggi vicini all’ ‘Ndrangheta. Chi, per carità, ha solo un cognome importante da parte di padre o di marito. Ma lo fa pesare. Nord, centro e sud, lo stile non ha regione. Questo nucleo di selezionati speciali ha vinto le primarie del 29 e 30 dicembre, quindi un biglietto, una chance verso il prossimo Parlamento sotto l’egida del Partito democratico. Sorridono, si fanno intervistare, la “legittimazione è arrivata dalla base”, dicono , “premiato il lavoro sul territorio”, ribadiscono. Così Vladimiro Crisafulli, 6.348 preferenze, è il re di Enna, già deputato e senatore, l’uomo di cui il Pd non può fare a meno. Eppure nel 2004 i pm di Caltanissetta scrivono: “È dimostrata da parte di Crisafulli la disponibilità a mantenere rapporti con il Bevilacqua, accettando il dialogo sulle proposte politiche dello stesso, ascoltando la sua istanza e rispondendo alle domande sulle possibili iniziative politico-amministrative, in particolare in materia di finanziamenti e appalti”.
INCISO: il soggetto con il quale l’esponete democratico interloquisce, è Raffaele Bevilacqua, boss del clan mafioso di Enna e Barrafranca, in contatto con l’allora superlatitante Bernardo Provenzano. Sia ben chiaro, c’è l’archiviazione, ma solo perché quel colloquio non portò ad alcun favore a Cosa nostra, con i soggetti collusi arrestati “troppo presto”. Resta ancora un rinvio a giudizio per abuso d’ufficio: il ras di Enna, secondo l’accusa, si sarebbe fatto pavimentare a spese della Provincia una strada che porta direttamente alla sua villa.
Altro campo, altra matrice, altra storia, per Nicodemo Oliverio, mister 8.245 preferenze a Crotone. Su di lui pende dal 2009 un’imputazione di bancarotta fraudolenta, documentale e patrimoniale, secondo le accuse del gup del Tribunale di Roma. La questione è l’inchiesta sulla cessione di Palazzo Sturzo dalla Ser Immobiliare per tre miliardi e mezzo di lire, immobile poi venduto dal Ppi nel 2007 per ben 52 milioni di euro. Oliverio era il tesoriere ex Ppi e Margherita. Secondo l’accusa “il bene immobiliare con un valore catastale di oltre 20 miliardi di vecchie lire e un valore di mercato oscillante tra i 60 e i 100 miliardi” attraverso la donazione al Ppi, soggetto controllante la stessa società Ser poi fallita “arrecò un danno patrimoniale ai creditori”.
ANGOLO conflitto di interessi, tocca a Francantonio Genovese, quasi 20 mila preferenze. Come sindaco di Messina (2005) era anche azionista e dirigente della società di traghetti, Caronte, che guarda caso opera sullo Stretto. E poi c’è tutta la sua famiglia allargata (come racconta Marco Travaglio in prima pagina) in alcune società di formazione-lavoro finanziate dalla Regione. Sempre Sicilia, troviamo Antonio Papania (6.165 preferenze). Il suo feudo elettorale è Alcamo, paese definito il “regno del lavoro interinale”. Il 24 gennaio del 2002 ha patteggiato davanti al gip di Palermo una pena di 2 anni e 20 giorni di reclusione per abuso d’ufficio.
Saliamo a Milano. Ancora incerta la situazione per Bruna Brembilla (1.893 voti), entro venerdì i risultati definitivi. Influente membro del Pd lombardo, ex assessore provinciale (fino al 2009) nella giunta guidata dal Filippo Penati, si parla di rapporti con personaggi vicini alla ’ndrangheta. Tanto che nel 2008 il suo nome finisce sul registro degli indagati (archiviazione). L’ex assessore ne esce pulita, eppure nella rete delle intercettazioni restano parole che la pongono al centro di un intreccio tra politica, impresa e ambienti mafiosi. Capitolo “parenti famosi”. In Calabria troviamo Enza Bruno Bossio, oltre 10 mila preferenze, moglie di Nicola Adamo, ex assessore, già deputato, considerato l’uomo macchina per i democratici di Cosenza, e non solo, gravido di vicende giudiziarie. I coniugi sono stati uniti anche da un avviso di garanzia nell’inchiesta Why Not, per i reati di truffa, abuso d’ufficio e associazione a delinquere per ipotetici finanziamenti “pilotati” che hanno interessato aziende amministrate dalla moglie. Anche in questo caso tutto archiviato. Ma non basta: a ottobre del 2012, nell’inchiesta sull’eolico, ad Adamo viene contestata l’associazione a delinquere, la corruzione, l’abuso d’ufficio, falso ideologico, violenza privata e violazioni delle norme sull’edilizia.
Infine complimenti a Daniela Cardinale 3488 voti, classe 1982, figlia di Salvatore, ex Ccd, Udeur, Ppi. Ex ministro. Nella scorsa legislatura il padre le ha lasciato il seggio, dopo la benedizione di Veltroni. Ora la famiglia lo ha confermato.
SORPRESE [Giovani e volti nuovi, l’altra faccia del Pd] –
Il cambiamento non è ‘tutti a casa’, ma che la partita sia contendibile. E stavolta in buona parte lo è stata”. A scriverlo sul suo blog è Pippo Civati, consigliere regionale, 37 anni, che in Lombardia ha stravinto. Per lui una vittoria che vale doppio: quella per le primarie parlamentari è stata in primis una sua battaglia. E anche se era stato tra i primi a mettere l’accento sulla sua realizzazione un po’ dubbia (a cominciare dalla data), alla fine i gazebo porteranno in Parlamento anche molti giovani e molti outsider. Se oggi ci saranno i risultati definitivi, per un quadro completo del posizionamento in lista dei vincitori bisognerà aspettare ancora qualche giorno. Molti volti nuovi però escono con affermazioni indiscutibili. Per cominciare, in Emilia-Romagna tra i più votati troviamo a Modena il renziano Matteo Richetti, presidente dimissionario dell’Assemblea legislativa, con oltre 9.400 preferenze, l’oro olimpico a Sydney 2000 Josefa Idem ed Enzo Lattuca segretario democratico di Cesena che compirà 25 anni a febbraio. I renziani ad entrare in Parlamento, tra vincitori dei gazebo e listino bloccato, dovrebbero essere una sessantina.
Se è per la Toscana, la più votata in assoluto è Elisa Simoni, attuale assessore al lavoro della Provincia di Firenze, che ha ottenuto 10.535 voti. Per quanto riguarda Firenze, dietro Simoni si sono piazzati Dario Nardella e Rosa Maria Di Giorgi, rispettivamente vicesindaco e assessore alla pubblica istruzione a Palazzo Vecchio, entrambi molto vicini al sindaco rottamatore. Caterina Cappelli, 25 anni, bersaniana, la seconda candidata più giovane d’Italia, è arrivata subito dietro al sindaco di Vinci, e renziano, David Parrini nelle primarie della federazione di Empoli. In Lombardia, nel complesso, sono i trenta-quarantenni a vincere le primarie: Veronica Tentori, ventisettenne, a Lecco; Alan Ferrari a Pavia e Chiara Braga a Como (sotto i quaranta entrambi).
Al sud sono molte le donne che si conquistano - anche inaspettatamente - un posto in Parlamento: Angelica Saggese, 40 anni, segretario generale del Comune di Salerno (e vicina a Enrico Letta) con 8200 voti è la seconda eletta nel collegio di Salerno. A trionfare a Palermo, dove esce un big come Sergio D’Antoni, è Magda Culotta, 26 anni, sindaco di Pollina. Passa anche Davide Faraone, uno dei renziani delle prima ora. La giovane altamurana Cecilia Ventricelli, 26 anni, candidata dei Giovani democratici è la prima nella provincia di Bari con 3612 voti.
E ancora. Nelle Marche, c’è stata l’affermazione di una studentessa di Urbino, Lara Ricciatti. Era a Nazareth Francesca Bonomo, 28 anni, quando ha saputo di essere arrivata seconda solo a Cesare Damiano a Torino. Candidata dei Giovani Democratici, animatrice parrocchiale, è consigliera comunale di Barbania, nel Canavese. E poi c’è Donatella Albano, 55 anni, che vince a Imperia e arriverà in Parlamento dopo aver denunciato le infiltrazioni mafiose nell’area di Bordighera in cui era consigliere comunale.
Ma i gazebo premiano anche alcuni giovani dirigenti del Pd, che hanno scelto di correre, anche se avevano un posto certo nel listino del segretario: Stefano Fassina è primo a Roma con 11.762 voti, città che premia anche Matteo Orfini, con 4992. Andrea Orlando è il primo a La Spezia. Superano la prova dei gazebo anche due che furono tra le capoliste scelte da Veltroni: Marianna Madia a Roma prende 4967 voti e Pina Picierno 5197 a Caserta. E Francesco Boccia, giovane economista vicino a Letta vince nettamente a Barletta-Andria-Trani. Dentro a Roma anche Roberto Giachetti. Come molti mostri sacri: a cominciare dalle derogate Anna Finocchiaro e Rosy Bindi, per arrivare a Cesare Damiano e Barbara Pollastrini.