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 2013  gennaio 02 Mercoledì calendario

LE TEORIE MORTALI DEL «COMPLOTTO ANTI-ISLAMICO»

Le vaccinazioni anti polio? Per Hafiz Gul Bahadur, capo talebano delle Aree tribali, sono una copertura per le spie della Cia. Il riferimento è al dottor Shakil Afridi, che raccolse il Dna di Osama Bin Laden nel fortino di Abbottabad. La giustizia in Pakistan l’ha condannato a 33 anni. La sanità è meno celere nel combattere infezioni come la poliomielite, in uno dei tre Paesi dove la malattia è endemica con il 30% dei casi mondiali. Purtroppo le teorie del «complotto medico occidentale» possono radicarsi anche a causa di maldestre campagne governative.
È andata così per il sale da cucina. In Pakistan il sale iodato è visto con sospetto. È opinione diffusa, propagata anche dagli imam nelle moschee, che sia uno strumento (alimento) per rendere sterili i musulmani. Questa bizzarra teoria ha preso avvio nel 1995, quando la tv di Stato mandò in onda uno spot per la salute a fronte del crescente tasso di natalità. La serie di immagini promuoveva soprattutto l’importanza dello iodio, che da allora è visto come un prodotto legato al controllo delle nascite. Un errore di comunicazione che ha avuto effetti incredibili: nel 2001 solo il 17% dei pachistani faceva uso di sale iodato, elemento fondamentale per la salute dei bambini. Nel mondo 242 milioni di minori non ne assumono abbastanza. Già il Pakistan è carente di iodio per motivi naturali (suolo, erosioni, inondazioni). Ci mancava solo il sospetto del legame con l’infertilità a rendere l’argomento appetibile per i fanatici del complotto come il venerato Maulana Muhammad Asim di Lahore: «Non ho prove. Ma perché l’America e l’Occidente sono tanto interessati a farci mangiare questo sale? Devono avere qualche motivo nascosto». Il risultato è che quasi la metà dei 180 milioni di pachistani soffre di una qualche patologia connessa alla mancanza di iodio. È una credenza trasversale alle classi sociali, scrive il Washington Post. Il fattore religioso ha molta importanza. Nonostante le campagne successive, ancora oggi il 30% della gente rifiuta il sale iodato.
Le teorie cospirative migrano come le malattie con i pellegrinaggi e l’imprimatur di certi leader. Dieci anni fa nel Nord della Nigeria Ibrahim Datti Ahmed, capo del Supremo consiglio islamico, accusò gli americani di diffondere l’anti polio con l’aggiunta di una sostanza che rende sterili i bambini. La guerra in Iraq, vista come attacco all’Islam, fornì una sponda politica a questa teoria, tanto bislacca quanto efficace se è vero che molti dei Paesi dove la poliomielite è tornata endemica sono musulmani. Di recente il rettore dell’università di Sokoto ha detto che la setta Boko Haram e i suoi massacri di cristiani sono il prodotto di una manovra americana per dividere la Nigeria entro il 2015.
Ci sono complotti se possibile più divertenti. Come la leggenda dei meloni israeliani esportati in Arabia Saudita «con il virus dell’Aids» (2007), o le tonnellate di chewing gum sequestrate dai palestinesi perché sospettate di contenere stimolanti sessuali aventi lo scopo di traviare la gioventù araba (2009). In Egitto nel 2011 un uomo è stato arrestato con l’accusa di essere una spia del Mossad e di importare prodotti bisex per capelli (tinture etc) in grado di causare infertilità.
Dello sciampo ammosciante si può sorridere. Delle campagne anti vaccinazioni no, anche se non vengono dai talebani. Le prime proteste furono in Gran Bretagna a inizio ’800 (lì nacque l’espressione «obiettore di coscienza»), quando si temeva che i bambini vaccinati si trasformassero in mucche. Oggi lo Stato americano dove maggiore è il revival anti vaccini è quello di Washington, praticamente a casa della Fondazione Bill e Melinda Gates che spende milioni per diffonderli nei Paesi in via di sviluppo.
Michele Farina