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 2013  gennaio 02 Mercoledì calendario

È la prima puntata dell’anno, giustamente il Direttore vuole una panoramica su quello che ci attende, nel bene e nel male

È la prima puntata dell’anno, giustamente il Direttore vuole una panoramica su quello che ci attende, nel bene e nel male.

Intanto sciolga il problema del numero 13, non ho mai capito se porta bene o porta male.
Oh, numero tredici: sesto tra i numeri primi, settimo tra quelli di Fibonacci, primo permutabile in primo (31), somma di due quadrati (22+32). Numero fortunato, se si pensa che 13 settimane fanno 91 giorni solari, cioè il numero di giorni di una stagione, e che 91 è la somma dei primi tredici numeri primi. Numero fortunato specialmente per i cinesi la cui pronuncia del “tre” è simile a quella di “vita”. Ma gli assiro-babilonesi avevano notato la perfezione del 12 (divisibile per 2, 3, 4, 6) e videro che il tredicesimo elemento rompeva quell’armonia. Filippo II, avendo aggiunto la propria statua a quella dei dodici dei dell’Olimpo, venne assassinato perché aveva rotto l’incanto del 12. Ma per gli americani il 13 porta jella e da 36 anni non appare nessun numero 13 sulle auto di Formula 1.  

• Quindi è un anno jellato.
Dipende se lo si guarda dalla Cina o dagli Stati Uniti. A quanto pare gli americani, nonostante tutto, hanno all’ultimo evitato il guaio del fiscal cliff. Dunque questo ’13 non è cominciato male.  

Facciamo discorsi seri.
Ci sono quattro appuntamenti politici fondamentali per il mondo. Elezioni politiche in Israele (22 gennaio). Elezioni politiche in Italia (24 febbraio) e presidenziali a maggio. Elezioni presidenziali in Iran, con l’uscita di scena – sicura - di Ahmadinejad. Elezioni federali in Germania a settembre, che terranno tranquilla la Merkel almeno per due anni e le permetteranno di fare alcune delle mosse che finora non s’è azzardata a tentare. Ma attiro la sua attenzione su Israele e Iran. Si tratta di elezioni anticipate, volute dal premier Netanyahu per rafforzarsi e che dovrebbe infatti vincere. Esce di scena Ehud Barak, che si ritira a vita privata, si oppone alla vittoria della destra Tzipi Livni. Il vero interrogativo riguarda il dopo: gli americani non vogliono scherzi a Teheran e si oppone a incursioni in Iran anche il presidente Shimon Peres. Ma, secondo i servizi, i persiani avranno l’atomica entro giugno e se Tel Aviv vuole impedire o rallentare il programma nucleare degli ayatollah deve intervenire entro la primavera. Questa è la grande incognita del 2013, un pericolo che potrebbe essere disinnescato proprio dalla consapevolezza che a giugno, con le presidenziali, Ahmadinejad è destinato a uscire di scena, che la guida suprema Khamenei vorrebbe riportare un po’ di benessere in un paese fiaccato dalle sanzioni, che i quattro candidati alla successione (Saeed Jalili, Ali Larjani, il famoso Rafsanjani, e Mohammed-Bagher Ghalibaf), sono dei moderati con cui l’America crede di poter dialogare. Quanto alle elezioni tedesche, è tutto molto semplice. Se non succede qualcosa, la Merkel è destinata a stravincere. È popolarissima. Il suo avversario Peer Steinbrück non ha nessuna possibilità, specie se continuerà a dire, anche dopo le elezioni, di essere contrario a una Grande Coalizione. Il problema casomai è che fino a settembre, cioè al giorno del voto, sarà difficile per l’Europa procedere speditamente sulle grandi questioni all’ordine del giorno: niente unione bancaria generalizzata (comprendente cioè anche le banche locali tedesche infettate di derivati), niente unione fiscale, nessuna cessione di sovranità, ceppi al fondo Esm che dovrebbe soccorrere la Spagna e forse anche noi. Un surplace che potrebbe mettere in difficoltà  la moneta unica.  

Veniamo a noi.
Al momento vince Bersani, forse addirittura col 40%. Berlusconi riuscirà a tenere il centro-destra tra il 20 e il 22. È assai azzardato fare previsioni su Grillo, a cinquanta giorni dal voto, dato che il comico si scatenerà in qualche traversata dello Stretto a ridosso della data fatidica. Assegniamogli un 15%. L’attruppata Casini-Fini-Montezemolo si illude di aver trovato in Monti un grande moltiplicatore di consensi. Non li vedo oltre il 12%, condannati cioè alla stessa irrilevanza di cui soffrono i casiniani da quando hanno lasciato Berlusconi. I sondaggisti concordano sul fatto che il magistrato Ingroia, nonostante le sue pose, elettoralmente non esista. Quindi sparizione anche di Di Pietro. Ma lo sa che nel gruppo dei montiani s’andrebbe a imbarcare persino Mastella? Quanto al Quirinale, Monti, dopo la pensata di salire in politica, è fuori gioco. Il duello inaugurale sarà tra Prodi e Amato, due personaggi controversi che potrebbero non farcela alle prime tornate. Resto dell’idea, già espressa un anno fa, che abbia chances
il senatore Pisanu. Ha tutte le caratteristiche che ci vogliono: non è un cavallo di razza, ma un illustre di seconda fila, è sardo e potrebbe prendere voti dal centro-destra. Non credo che si potrà entrare al Quirinale senza un qualche appoggio da quel lato dell’aula.  

Altre previsioni?

Saremo nuovamente tormentati dal caso Alitalia, che perde 630 mila euro al giorno. Si parla di una fusione con le Ferrovie dello Stato, cioè di una rinazionalizzazione. A proposito, da ieri è entrato in funzione il nuovo sistema previdenziale, cioè si va in pensione con 42 anni e 5 mesi di contributi (uomini) oppure con 41 anni e 5 mesi (donne). Dal 19 gennaio la patente scadrà per tutti il giorno del compleanno. Malika Ajane vincerà Sanremo e la Juve lo scudetto… Ma di sport non posso parlare, e tralascerò dunque i cent’anni del Tour e la Confederation Cup in Brasile. Nuovo libro di Saviano (Cocaina), nuovo film di Tarantino (Django unchained). Anniversari: abbiamo già bruciato quello di Gaber, morto a Capodanno del 2003. Dieci anni fa se ne andava anche Alberto Sordi. Bicentenario delle nascite di Verdi e di Wagner, 150 anni dalla nascita di Mascagni, 700 anni dalla nascita di Boccaccio, centenario di Bollywood, ecc. [Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 2 gennaio 2013]