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 2013  gennaio 02 Mercoledì calendario

SULL’EUROPA LA «MINA» DELL’OUTLOOK


ROMA
Gli Stati dell’Eurozona, a eccezione dell’Estonia, iniziano il 2013 con uno, due o tre outlook negativi sui rating di Moody, S&P o Fitch. Gli emittenti di quasi 900 miliardi di titoli di Stato a medio-lungo termine in euro, in asta quest’anno, corrono il rischio di essere declassati entro 24 mesi dall’ultima revisione (in molti casi risalente al gennaio 2012), con una possibilità su tre di retrocessione.
Gli outlook negativi pendenti sui principali 14 Paesi aderenti all’euro sono 28 e arrivano a 35 aggiungendo quelli dei fondi di stabilità Efsf-Esm e della Bei. I credit watch negativi, che si risolvono più velocemente (in settimane e non anni), minacciano Cipro e Slovenia. Totalmente assenti gli outlook positivi sui rating sovrani.
Il 2013, tuttavia, potrebbe risultare meno nero delle apparenze ed emergere come l’anno del "ritorno alla normalità" per i rating sovrani. Il 2012 è stata un’annata senza precedenti per il drammatico deterioramento dell’affidabilità creditizia degli Stati nella zona dell’euro: i mercati sperano che l’esperienza non si ripeta. L’anno scorso è stato percosso da quattro onde anomale di retrocessioni di rating sovrani, in gennaio S&P e Fitch, in febbraio e luglio Moody. Nella prima metà dell’anno, i declassamenti di Fitch, la meno severa, hanno colpito sei Stati con un totale di 19 gradini tagliati. S&P in gennaio declassò cinque Stati di un gradino, quattro di due notches. Il peggio, proprio per questo, potrebbe essere passato: in due possibilità su tre gli outlook negativi non si trasformano in declassamenti.
Prima della crisi del debito sovrano europeo, le prospettive negative pendevano a lungo sui bilanci pubblici, per più anni, e i rating sovrani dei Paesi industrializzati non venivano tagliati per più di un gradino alla volta. Il trasferimento dei debiti dal settore privato bancario al settore pubblico con il boom del debito/Pil, lo scoppio delle bolle speculative immobiliari e il rischio di reversibilità dell’euro tra il 2009 e il 2012 hanno accelerato i tempi dei declassamenti sovrani e gli outlook negativi in molte occasioni sono stati risolti alla svelta con retrocessioni multiple. Il picco della crisi dell’euro potrebbe essere alle spalle. Per il 2013, comunque, le agenzie di rating hanno evidenziato una lista di situazioni ancora irrisolte e potenzialmente destabilizzanti per i rating sovrani: la ripresa della domanda interna negli Stati periferici e le prospettive di crescita per centrare i target su debito e deficit; il recupero del normale funzionamento delle cinghie di trasmissione della politica monetaria senza l’attivazione degli acquisti della Bce tramite OMTs; il mantenimento dell’accesso ai mercati per rifinanziare il debito delle amministrazioni centrali, regionali e locali della Spagna e il ritorno delle aste pubbliche dei titoli di Stato di Irlanda e Portogallo; la sostenibilità del debito pubblico greco; l’unione bancaria europea e i progetti di mutualizzazione del debito pubblico europeo.
In apertura del 2013, Germania e Finlandia restano tra tutti i due Stati più affidabili, perchè conservano tre rating a livello massimo "AAA" di cui uno soltanto minacciato da prospettive negative. La tripla "A" tedesca è fondamentale per la tenuta dei rating massimi dei fondi salva-Stati e della Bei e il mercato non prevede che la Germania verrà retrocessa, soprattutto in un anno dominato dalle elezioni. La Grecia dopo l’ultima operazione di buy-back resta segnata dai peggiori rating sovrani in circolazione nell’Eurozona. L’Italia si colloca in una posizione intermedia: apre l’anno sotto la spada di Damocle di tre outlook negativi ma la "Baa2" di Moody’s, il rating più basso, è stata assegnata lo scorso luglio e gli investitori non si attendono una revisione in tempi brevi, salvo colpi di scena dopo le elezioni di febbraio.
Le retrocessioni dei rating a livello sovrano nella fascia più alta, quelle che avvengono tra la "AAA" e la "A", non seminano panico tra gli operatori: destano maggiore sconcerto e sdegno nella classe politica. La perdita della tripla "A" della Francia non è stata un trauma per gli investitori e il Tesoro francese ha continuato nel 2012 a finanziarsi sulle durate più brevi a rendimenti negativi: Parigi resta quest’anno un sorvegliato speciale sul rating sovrano. I declassamenti che preoccupano maggiormente il mercato sono quelli che avvengono nella zona della tripla "B" bassa e quindi che si avvicinano alla linea di demarcazione tra gradi d’investimento e speculativi. L’outlook negativo che nel 2013 pesa di più in assoluto e sarà più seguito è quello della Spagna che per Moody e S&P è ora "BBB-" (Baa3) proprio sulla soglia del livello ad alto rischio e alto rendimento, il cosiddetto junk.
isabella.bufacchi@ilsole24ore.com