Giuseppe Salvaggiulo, La Stampa 2/1/2013, 2 gennaio 2013
IL BABY CAMPIONE DELLE PREFERENZE “VIVA L’APPARATO”
Con 25 anni da compiere il 9 febbraio, Enzo Lattuca, segretario del Pd e consigliere comunale a Cesena, sarà il più giovane deputato grazie al trionfo alle primarie. «Il risultato è inaspettato: 3918 preferenze su 5892 votanti, il 67%».
Un risultato bulgaro.
«Una volta si diceva così. Invece è il prodotto di un grande entusiasmo. La mia candidatura è nata come sfida di cambiamento. Ci siamo riusciti. E dire che qui Renzi era andato meglio di Bersani».
Bersaniano, dunque?
«Prima del Pd. Poi ho sostenuto Bersani».
Mai stato rottamatore?
«Non ho mai fatto della gioventù una bandiera. Mai chiesto a qualcuno di farsi da parte per ragioni di età».
E di Renzi che cosa pensa?
«Ha posto il tema giusto, ma in modo sbagliato. E ho percepito un suo isolamento, come di altri rottamatori, tipo Civati, che hanno avuto meriti ma anche un grande limite, giocando partire individuali senza fare gruppo».
D’Alema e Veltroni li avrebbe ricandidati?
«Si sono fatti carico dell’esigenza di rinnovamento. Sono contento della loro scelta».
Com’è arrivato alla politica?
«Famiglia umile, nonni agricoltori, genitori insegnanti. Di sinistra. Mio padre mi ha educato con la Costituzione in mano. Ricordo la guerra del Golfo, guardiamo i bombardamenti in tv e gli chiedo: papà, chi sono i buoni? Avevo tre anni».
Letture fondamentali?
«Sciascia, Bobbio, Machiavelli, Voltaire e le lettere dei partigiani, perché qui il 25 aprile è come Natale».
Gramsci?
«Poco, devo studiare».
I libri dei politici?
«Qualcosa dell’intervista a Bersani, ma insomma...».
I romanzi di Veltroni?
«Quel tipo di produzione non mi è mai interessato».
Quando ha cominciato a fare politica attiva?
«Dieci anni fa. Consiglio di istituto al liceo, fondazione dell’associazione studentesca Izquerda. Nel 2006 segretario della sinistra giovanile, poi dei giovani Pd. Nel 2008 vinco le primarie per il Consiglio comunale e poi vengo eletto».
Si sente uno dell’apparato?
«Non mi sento un funzionario, non ho mai preso un centesimo dal partito. A Cesena il Pd ha tre impiegati di cui due part time. Se l’apparato è fatto di centinaia di volontari come me, evviva l’apparato».
E i genitori, apprezzavano?
«Sì, ma con la paura che non avrei proseguito gli studi. Che litigi quando mi vedevano uscire improvvisamente. Talvolta portavo i libri in sezione. E sacrificavo i weekend. Mi sono laureato sei mesi fa in legge con 110 e lode».
Che cosa farà, o avrebbe fatto, da grande?
«Ho cominciato la pratica legale e vinto una borsa di studio per un dottorato. Se divento deputato rinuncio alla borsa, ma vorrei portare avanti la ricerca. Facevo colloqui con aziende, quattro giorni fa una banca mi ha offerto un contratto a termine».
Da Roma chi le ha fatto i complimenti dopo le primarie?
«Zingaretti via sms».
E Bersani?
«Non l’ho sentito».
Non è che l’ha presa per un altro rottamatore?
«Ma no. Quando è venuto a Cesena l’ho anche preso in braccio sul palco».
Come Benigni con Berlinguer.
«Però noi eravamo in quattro a tenerlo. Sa, il peso è diverso».