Cesare Peruzzi, ilSole24Ore 2/1/2013, 2 gennaio 2013
PER MPS UN 2013 AL BIVIO TRA RILANCIO E NAZIONALIZZAZIONE
FIRENZE
Rilancio o nazionalizzazione. Spazio per altre soluzioni non c’è. Il regalo che Banca Monte dei Paschi ha trovato sotto l’albero di Natale, è cioè l’ok del Governo italiano e della Commissione di Bruxelles alla sottoscrizione fino a 4,5 miliardi di strumenti finanziari ibridi (i cosiddetti Monti bond al tasso del 9%) da parte del nostro ministero del Tesoro, rappresenta una zattera di salvataggio che consentirà a Siena di raggiungere i requisiti patrimoniali richiesti dall’Autorità bancaria europea (Core Tier 1 al 9%), ma che nessuno sa ancora se potrà dare al gruppo presieduto da Alessandro Profumo anche l’opportunità di riprendere la navigazione in mare aperto, oppure lo accompagnerà ineluttabilmente fino alla spiaggia della statalizzazione.
La partita di Siena (banca, Fondazione Mps, città) è complessa e l’esito si decide nel corso dell’anno appena iniziato. Alla sfida dei Monti bond (un debito di 4,5 miliardi per un’azienda che anche nel 2012 non ha fatto utili e in Borsa vale 2,6 miliardi), si aggiungono le incertezze del quadro politico (il Comune è commissariato e a fine maggio-giugno i cittadini torneranno a votare) e l’incognita del rinnovo dei vertici della Fondazione Mps, che è l’azionista di maggioranza relativa (34,9%) del gruppo, ma rischia di essere drasticamente ridimensionato perché la banca potrà pagare gli interessi sui Monti bond in azioni proprie, oltre che cash o (ma solo per gli esercizi 2012 e 2013) emettendo nuovi Monti bond, come previsto dalla cifra di 4,5 miliardi che comprende questi interessi e 1,9 miliardi del vecchio debito con lo Stato che sarà chiuso.
La soluzione preferita da Gabriello Mancini, presidente della Fondazione Mps (vedere il Sole 24 Ore del 27 dicembre) è quella di sfruttare adesso l’intero plafond messo a disposizione dal pubblico. La pensa così anche Franco Ceccuzzi, l’ex sindaco di Siena che si è già candidato per il Pd alle primarie comunali del Centro-Sinistra (in programma il 20 e 27 gennaio) e che auspica un «equilibrio tra soci della banca, in modo da non penalizzare i vecchi azionisti». La parola d’ordine, insomma, è "procrastinare" l’inevitabile diluizione della quota in mano alla Fondazione.
Questo prendere tempo trova forza negli obiettivi del piano industriale che vede impegnato l’amministratore delegato Fabrizio Viola. E riceve speranza da fattori esterni: se infatti lo spread tornasse a quota 160, il Core Tier 1 di Banca Mps volerebbe al 12,5% e il gruppo senese potrebbe restituire allo Stato la bellezza di 3,5 miliardi in un colpo solo, lasciando la ricopertura dell’ultimo miliardo a quell’aumento di capitale già affidato in delega al consiglio d’amministrazione e previsto non prima del 2014. Uno scenario ottimistico, che pareggerebbe la penalizzazione ricevuta un anno e mezzo fa con il diktat dell’Eba (spread sopra 500) sul rafforzamento patrimoniale "straordinario e provvisorio" da 3,2 miliardi, richiesta che ha portato alla situazione attuale.
Molte carte della partita in corso saranno giocate nella prima metà dell’anno. Oltre alla scelta del candidato sindaco per il Centro-Sinistra, a fine gennaio (il 25 in prima e il 26 in seconda convocazione) ci sarà l’assemblea straordinaria della banca per dare la facoltà al cda di varare entro cinque anni due aumenti di capitale, uno da 4,5 e l’altro da 2 miliardi, quali garanzia teorica dell’esposizione statale nei confronti di Siena. Se lo spread non scenderà e il Monte non sarà in grado di onorare dal 2014 gli impegni con Roma, il Tesoro si prenderà la terza banca del Paese.
In primavera, poi, partirà l’iter per sostituire Mancini al vertice della Fondazione. Le province non sono state cancellate (quella di Siena nomina 5 dei 16 membri dell’Organo d’indirizzo della Fondazione) e a fine luglio, quando ci sarà il cambio della guardia, Siena avrà di nuovo un sindaco eletto. «Penso a un mandato costituente per la futura Fondazione, finalizzato a riscrivere lo statuto partendo dal lavoro già fatto in questi mesi», dice Ceccuzzi.
Il piano industriale resta la principale leva nelle mani di Profumo e Viola, chiamati a presentare a Bruxelles entro giugno un documento sulle prossime mosse. L’accordo sindacale (il 28 dicembre c’è stata la firma per l’apertura del fondo di sostegno al reddito che consentirà mille pre-pensionamenti) è stato un passaggio importante. Molto dipenderà però dal rilancio operativo della banca. Una sfida nella sfida, coi tempi che corrono.