Isabella Bufacchi, ilSole24Ore 2/1/2013, 2 gennaio 2013
IL PESO DEL DEBITO ITALIANO NEI CALCOLI DEGLI INVESTITORI
Nel 2013, stando alle stime della Banca d’Italia risalenti a dati aggiornati allo scorso agosto, giungeranno a scadenza titoli di Stato italiani detenuti da non residenti per 100 miliardi, di cui 41 miliardi in BoT e CTz e per il resto BTp. Se tutto andrà bene, questi investitori stranieri decideranno di mantenere invariata la loro esposizione nei confronti del rischio-Italia: riacquisteranno nuovi titoli in asta o sul secondario sostituendoli ai vecchi scaduti. In alternativa, il rimborso dei titoli potrebbe confermarsi una ghiotta occasione per disinvestire dall’Italia ed evitare il rischio della gogna delle svendite sul secondario: i titoli vengono ripagati a scadenza dallo Stato integralmente, alla pari, a 100.
L’Italia mira a conservare la quota degli investitori esteri che ancora detengono i titoli di Stato e anzi a farla crescere. Sempre secondo le stime della Banca d’Italia, tra giugno 2011 e giugno 2012 i titoli di Stato in mani estere (esclusa la Bce e i risparmiatori italiani che investono tramite operatori esteri) sono calati dal 46,8% al 27,8% della consistenza complessiva: una riduzione di 19 punti, oltre 300 miliardi in controvalore.
Per mantenere la quota dei BTp nei portafogli esteri, e per accrescerla ulteriormente dopo il ritorno degli acquisti netti dall’estero registrati dallo scorso agosto, i rating dell’Italia dovranno essere confermati e gli outlook passare da negativi a stabili per puntare verso le prospettive positive. In altre parole, il doppio problema del debito/Pil tornato a salire e lo stock del debito pubblico lievitato oltre i 2.000 miliardi dovrà essere percepito da mercati e agenzie di rating in via di definitiva soluzione. I rimedi strutturali come noto sono il pareggio di bilancio strutturale, un alto avanzo primario per un decennio (attorno 4,5% del Pil), un Pil tornato a crescere e un costo medio del debito sotto controllo con spesa per interessi sostenibile. Questo è il circolo virtuoso che, avviato saldamente, mette in sicurezza conti pubblici e rating.
I mercati e le agenzie di rating però non perdono la speranza che oltre alle misure strutturali, che richiedono tempi molto lunghi, il processo del contenimento del debito/Pil italiano (ora al 126%) possa essere accelerato anche con interventi una tantum complementari alle politiche strutturali: incassi straordinari per lo Stato tramite la dismissione del patrimonio pubblico e le privatizzazioni, forme diverse di patrimoniale e la lotta contro l’evasione fiscale con introiti canalizzati nel fondo di ammortamento del Tesoro.
Al taglio dello stock del debito pubblico italiano, e non solo italiano, contribuirebbe in maniera sostanziale anche l’avvio del processo di mutualizzazione del debito pubblico su scala europea. L’unione fiscale e una disciplina di bilancio applicata in maniera uniforme e credibile nell’Eurozona porterà inevitabilmente all’emissione di union-bond, titoli di Stato europei. I prezzi dei BTp con scadenza a 10 e 30 anni potrebbero essere sostenuti dalla prospettiva che tra cinque anni, non di più, il processo di integrazione fiscale nell’Eurozona possa essere arrivato a un punto tale da consentire il collocamento di titoli di Stato europei in parziale sostituzione di quelli nazionali.