VARIE 2/1/2013, 2 gennaio 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - LE BORSE VOLANO DOPO L’ACCORDO SUL FISCAL CLIFF
REPUBBLICA.IT
MILANO - La lunga maratona americana per scongiurare il pericolo di un precipizio fiscale ha portato al risultato atteso: Democratici e Repubblicani hanno trovato un accordo che scaccia l’intervento congiunto di tasse e tagli automatici alla spesa da 1.200 miliardi di dollari, in grado di paralizzare l’economia Usa. Il presidente Barack Obama, pochi minuti dopo il voto finale della Camera, ha parlato di "un passo importante per rafforzare l’economia", ricordando però che si tratta solo del "primo nella lotta al deficit". Da qui alla fine di febbraio, infatti, i due fronti politici dovranno trovare un nuovo accordo per una sforbiciata alla spesa pubblica, tema di fatto espunto dalle norme sul Fiscal Cliff.
Con l’accordo in cassaforte, anche se solo per qualche settimana, i mercati azionari hanno potuto finalmente brindare all’apertura del nuovo anno di scambi. A Milano, l’indice Ftse Mib viaggia in progresso del 3,4%, sui massimi di giornata dopo l’avvio positivo di Wall Street (+1,8% per Dow Jones e S&P 500, +2,3% per il Nasdaq). A trainare Piazza Affari sono soprattutto i titoli bancari; a muovere gli acquisti sulle banche è anche il calo dello spread. Il differenziale di rendimento tra Btp decennali e omologhi titoli tedeschi, che aveva chiuso il 2012 in area 320 punti base, è passato a quota 284 (livello del marzo 2012). E’ stato così raggiunto e superato l’obiettivo indicato da Mario Monti in più circostanze: quei 287 punti che rappresentano la metà del picco raggiunto nel novembre 2011. "Oggi lo spread tra BTP e Bund tedeschi ha finalmente toccato i 287 punti", ha scritto su twitter il premier. Durante lo scorso anno i titoli di Stato dell’area euro hanno segnato guadagni record, con l’Italia protagonista dopo l’intervento della Bce. L’indice dei titoli di Stato dell’Eurozona ha segnato +12% nel 2012, rialzo più forte dalla nascita della divisa unica. Per l’Italia l’incremento, il primo dal 2009, è stato del 21%.
Proprio oggi la Germania, nel giorno in cui ha annunciato di aver registrato nel 2012 un’occupazione a livelli record, ha collocato titoli di Stato a due anni (con scadenza dicembre 2014) per 4,148 miliardi di euro registrando per la prima volta da ottobre un rendimento positivo, nello specifico pari allo 0,01% contro il -0,01% di dicembre. Sempre da Berlino sono arrivati i dati relativi all’inflazione, che a dicembre ha superato le aspettative allo 0,9%. Il conteggio annuo passa così al 2,1%. Le previsioni indicavano rispettivamente +0,7% e +1,9%. Anche per la Francia è stata una giornata di emissioni: Parigi ha collocato titoli di Stato per 6,979 miliardi, con rendimenti negativi sulla maggior parte delle scadenze.
L’euforia contagia anche le altre principali piazze europee: l’indice Ftse 100 di Londra avanza del 2,1%, il Dax 30 di Francoforte dell’1,8% e il Cac 40 di Parigi del 2%. Bene Madrid, in progresso di oltre due punti. Non ha avuto particolari influenze sui mercati, dunque, il rallentamento registrato sul fronte macroeconomico, a dicembre, dell’attività del settore manifatturiero nella zona euro, che continua a risentire della debolezza della domanda sia interna che estera. Secondo l’analisi di Markit l’indice Pmi manifatturiero è sceso a 46,1 punti nell’ultimo mese del 2012, dai 46,2 di novembre, sotto le stime di 46,3 punti. Si tratta del diciassettesimo mese consecutivo di flessione. L’Italia ha fatto segnare un miglioramento (45,1 a 46,7 punti), come Francia (44,6) e Paesi Bassi (49,6). Hanno rallentato Germania (46,0) e Spagna (44,6). Quanto agli Usa, l’indice Ism manifatturiero di dicembre è salito a 50,7 punti da 49,5 del mese precedente. Il dato è migliore delle attese degli analisti, che scommettevano su un aumento a 50,5. Il superamento della soglia di 50 punti indica il ritorno all’espansione delle attività economiche.
Nella notte, una volta acquisito l’accordo sul Fiscal Cliff, le borse asiatiche hanno continuato il trend di rialzi con il quale hanno concluso il 2012. I listini del Giappone e i principali indici cinesi oggi sono ancora chiusi per festività. Hong Kong ha fatto registrare un progresso del 2,89%, Taiwan ha terminato le contrattazioni guadagnando l’1,04%. Anche la borsa australiana ha guadagnato oltre un punto percentuale.
Sul versante valutario, l’euro è in rialzo sul dollaro e sullo yen. La moneta unica, secondo le rilevazioni della Bce, viene scambiata a 1,3262 dollari contro 1,3194 dollari di lunedì scorso e a 115,38 yen contro 113,61 yen in precedenza.
Andamenti al rialzo, infine, anche per quanto riguarda le materie prime. L’oro è in progresso in Asia a 1.683,95 dollari, ai massimi da metà dicembre scorso, mentre il petrolio nelle contrattazioni elettroniche sul New York Mercantile Exchange è quotato a 92,84 dollari al barile (+1,02 dollari). Il livello dei prezzi, sempre sulla spinta dell’accordo anti-Fiscal Cliff, è al massimo da tre mesi.
(02 gennaio 2013)
REPUBBLICA.IT
WASHINGTON - Le norme sul fiscal cliff sono diventate legge, anche se il Partito repubblicano alla Camera dei rappresentanti si è spaccato, facendo tenere il fiato sospeso al presidente Barack Obama e al mondo intero. Il voto finale è stato di 257 sì e 167 no, ma tra i deputati del Grand Old Party a vincere sono stati i no: solo 85 favorevoli contro 151 voti contrari.
Diventa definitivo l’aumento delle tasse per i più ricchi, con reddito oltre i 400mila dollari. L’accordo faticosamente trovato scongiura il temutissimo ’baratro fiscale’ che avrebbe provocato da oggi l’aumento delle tasse per il 98% degli americani e tagli indiscriminati alla spesa, misure per un totale di 1.200 miliardi, quattro punti di Pil, che avrebbero condannato l’economia Usa alla recessione.
Si tratta però di un’intesa parziale, che non affronta assolutamente il nodo dei tagli alla spesa pubblica, che sarà oggetto di un nuovo negoziato da qui alla fine di febbraio.
IL NEGOZIATO DI CAPODANNO
È stata una lunga maratona durata 80 ore. Da quando, dopo Natale, con le trattative per evitare il "fiscal cliff" incagliate, si è messo a guidare il negoziato direttamente il vicepresidente Joe Biden. Niente Capodanno per il Congresso Usa: il voto del Senato - un via libero dalle dimensioni ’bulgare’, 89 sì contro otto no - è arrivato quasi alle due del mattino del primo gennaio.
Il passaggio alla Camera a maggioranza repubblicana, dove le iniziative del presidente Obama normalmente vengono bloccate, sembrava quasi un pro forma, visto il consenso raggiunto al Senato, che invece è a maggioranza democratica. Ma nel pomeriggio i repubblicani hanno iniziato a storcere il naso sull’accordo raggiunto nell’altro ramo del Parlamento.
Una parte dei conservatori ha infatti detto chiaramente che non avrebbero votato il provvedimento di aumento alle tasse visto che mancavano i tagli alla spesa. Hanno lavorato a un emendamento che prevedeva 330 miliardi di tagli, ma il partito si è spaccato, come si è visto poi nel voto finale.
I ’duri e puri’ hanno capito di non avere i voti per far passare l’emendamento e si è andati così al voto finale, che ha dato il via libera definitivo alle norme, arrivato poco dopo le 11 di sera (le 5 del mattino in Italia). Wall Street all’apertura troverà la legge già in vigore.
OBAMA: "ORA INTESA PER RILANCIARE L’ECONOMIA"
Il presidente ha tenuto una conferenza stampa pochissimi minuti dopo il voto finale: "Avevo promesso di alzare le tasse sui più ricchi, il due per cento degli americani, e di salvaguardare la classe media. Stasera lo abbiamo fatto. Ringrazio tutti i deputati e i senatori, e soprattutto lo straordinario lavoro del mio vicepresidente, Joe Biden. Questo è un passo importante per rafforzare l’economia, ma è solo un primo passo nella lotta al deficit. Serve ora un’intesa più ampia per rilanciare l’economia. Democratici e repubblicani possono lavorare insieme". Il presidente è poi partito per le Hawaii, dove riprenderà le vacanze sospese dopo il 25 dicembre per seguire il negoziato a Washington.
REPUBBLICA.IT
WASHINGTON - Ecco i punti principali dell’accordo sul fisco raggiunto negli Stati Uniti, diventato legge con il via libera definitivo della Camera dei rappresentanti.
Più tasse per i più ricchi - Aumento dal 35% al 39,6%, come negli anni Novanta, dell’aliquota per le persone che guadagnano più di 400 mila dollari l’anno e le famiglie i cui guadagni superano i 450 mila dollari l’anno.
Restano sgravi per middle class - Vengono confermati gli sgravi fiscali per le famiglie della classe media e si rendono permanenti le aliquote della minimum tax.
Stretta su dividendi e capital gain - Verranno tassati al 20% (al massimo al 23,8%) per le persone che guadagnano sopra i 400 mila dollari l’anno e le famiglie con più di 450 mila dollari l’anno.
Aumento tassa successione - Viene innalzata dal 35% al 40% sulle proprietà che superano il valore di 10 milioni di dollari.
Proroga indennità disoccupazione - Le agevolazioni per i disoccupati di lungo periodo vengono estese fino alla fine del 2013, misura che riguarda almeno due milioni di persone.
Agevolazione infanzia e studenti - I crediti di imposta per chi ha figli e per gli studenti che devono pagare il college - si parla sempre di classe media - vengono estesi per cinque anni.
Sgravi a imprese che innovano - Vengono estesi fino alla fine del 2013 i crediti di imposta per le imprese che investono in ricerca e innovazione e per quelle del settore delle energie rinnovabili.
’Doc fix’ - Stop alla riduzione dei pagamenti ai medici del programma Medicare (quello per anziani e disabili).
Tagli alla spesa - Vengono rinviati di due mesi e rimpiazzati con le nuove entrate e con tagli mirati in alcuni settori come quello della difesa.
(02 gennaio 2013)
REPUBBLICA.IT
MILANO - Record di 41,5 milioni di occupati nel 2012 in Germania: l’1% in più (+416 mila persone) rispetto al 2011. A comunicarlo è Destatis, l’ufficio federale delle statistiche nella città di Wiesbaden. Il livello di impieghi nella prima economia europea aumenta così per il sesto anno consecutivo marcando con il 2012 il record massimo. Le statistiche sottolineano come dal 2005, la popolazione attiva è aumentata di un 6,8%, pari a 2,66 milioni di persone. Al contrario, il numero di disoccupati è diminuito a 2,34 milioni nel 2012, quasi la metà della cifra del 2005.
(02 gennaio 2013)