Roberto Giovannini, La Stampa 2/1/2013, 2 gennaio 2013
DAI TELEFONI AI VIDEOGIOCHI LA FINLANDIA SFIDA LA CRISI
È come se all’improvviso, nel giro di pochi anni, l’intera industria italiana della moda e dell’abbigliamento venisse cancellata dalla faccia della terra. Sarebbe una catastrofe. Ebbene, è quello che è successo in Finlandia con la Nokia, la grande industria di telecomunicazioni che per quasi un decennio è stata un leader planetario nel settore, schiantando rivali come Motorola, Sony, Ericsson. Purtroppo per la Finlandia, Nokia ha commesso uno sbaglio epocale, perdendo il treno degli smartphone e facendosi superare in tromba da Apple e Samsung. Risultato, le azioni che nel 2007 valevano 40 dollari adesso valgono meno di 3 dollari.
I bilanci degli ultimi trimestri segnano un profondo rosso. Nel giro di poco tempo sono stati licenziati 42.000 dipendenti, quasi tutti tecnici ingegneri e ricercatori di alto livello; il 40% della manodopera attiva in Finlandia. Lo scorso settembre, con la chiusura dello stabilimento di Salo, l’ultimo rimasto ancora aperto nonostante la crisi, è finita la produzione di cellulari nella madre patria. E qualche settimana fa è stata annunciata la decisione di vendere per 170 milioni di euro (restando dentro in affitto) il palazzo di vetro e acciaio affacciato sul Baltico (48mila metri quadrati disegnati dall’architetto Pekka Helin) che dal 1997 ospita gli uffici della multinazionale. Un vero dramma per il paese in cui Nokia ha ancora il suo “cervello” e al cui benessere ha fornito un contributo davvero prezioso. Come spiega Vesa Vihriälä, il direttore dell’istituto di ricerca economica Etla, «nel 2000 Nokia rappresentava da sola il 4% del pil della Finlandia; ora ne vale solo lo 0,5%. Quel che è peggio, nel suo momento migliore l’azienda contribuiva per il 22% alla crescita del Pil del paese; adesso, in un anno di semistagnazione in cui si ipotizza se va bene una crescita dell’economia dello 0,5%, Nokia darà un contributo negativo». Un duro colpo per un paese che fonda la sua prosperità su tre soli pilastri, di cui due – chiarisce Penna Urrila, il capoeconomista di EK, la Confindustria locale – sono in gravi difficoltà: «Il settore dell’Information Technology, con Nokia, è in grave crisi, così come sta perdendo colpi l’industria della carta e del legno. Soltanto la produzioni di macchinari industriali per adesso sta reggendo».
Tutta colpa di ritardi e scelte sbagliate del passato: ad esempio, dicono gli addetti ai lavori, la folle decisione del 2007 di chiudere il progetto di ricerca sui touch screen che avrebbe permesso all’azienda di non perdere il passo rispetto all’iPhone di Apple; pare incredibile, ma qualcuno allora pensò che si trattava di una tecnologia superflua e poco interessante per i consumatori. Ora qualche piccolo segnale positivo c’è, visto il discreto successo di vendita del nuovo Nokia Lumia 920. Inoltre sul mercato del lavoro si sono resi disponibili migliaia e migliaia di tecnici ex-Nokia con grandi competenze. E una parte di loro è riuscita a trovare un impiego anche nel fenomeno planetario «made in Finland»: gli Angry Birds. Un giochino semplice ma che funziona come una droga.
Gli uccelli dalla faccia ingrifata sono i protagonisti di una delle app più scaricate per iPhone, Android e Windows Phone 8. Per la precisione, nella storia degli smartphone la serie degli Angry Birds è quella più scaricata in assoluto: a maggio scorso è stata superata quota un miliardo di download. Dopo il lancio del primo gioco nel 2009 la software house che li ha ideati, la Rovio, fondata da Niklas Hed nel 2003, è diventata un gigante del settore. I margini di guadagno sulla vendita delle apps sono modesti, ma la Rovio oltre a moltiplicare le versioni dei giochi che hanno come protagonisti gli Angry Birds ha seguito una abile politica di espansione del fatturato: sulle apps viene venduta pubblicità, e Rovio si è lanciata sul merchandising e sul licensing degli uccellacci: quaderni, giocattoli, pupazzi, caramelle, e persino bevande gassate. Il fatturato e gli utili di Rovio crescono tanto che l’azienda ha attirato 42 milioni di dollari di investimenti da venture capital, e si parla di una offerta pubblica di azioni: alcuni analisti, forse esagerando, parlano di un possibile valore di Borsa tra i 6 e i 9 miliardi di dollari.
Ma Rovio a parte, il settore dei videogiochi e del software sembra avere le potenzialità per diventare una miniera d’oro per la Finlandia. Di grande successo sono anche i prodotti della Supercell, con giochi come Clash of Clans, Hay Day e Hill Climb Racing o Ovelin e le sue applicazioni di edu-tainment come il celebre gioco per insegnare a suonare la chitarra ai piccoli WildChords.