Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Stupore nel mondo per la decisione della Federal Reserve – la Banca centrale americana – di far pagare il denaro a tasso zero…
• Significa che io vado in una banca americana, chiedo un milione di dollari e quelli me lo danno senza farmi pagare una lira d’interesse?
Purtroppo no. Questo cosiddetto tasso zero – che è poi un tasso 0-0,25 – è riservato alle banche. Se lei fosse una banca, potrebbe prendere denaro in prestito dalla Fed. Da ieri questo denaro potrebbe esserle dato anche a zero interessi, cioè lei prende 1 e restituisce 1. O al massimo le potrebbero applicare – a lei in quanto banca – un interesse dello 0,25%. Questo per prestiti a breve termine, e fino a nuovo ordine.
• E’ un bene o un male? Non capisco il senso di una cosa simile. La banca che ha preso il denaro a zero a quanto lo ripresta?
Lo continuerà a prestare, più o meno, al 3%, un tasso che a questo punto sarà tutto guadagno. Però, ci pensi un po’: se lei – proprio lei fisicamente – andasse in una banca americana a chiedere soldi glieli darebbero – diciamo – a un tre per cento. Tuttavia con un rischio: lei potrebbe non restituirli. Se invece, presi i soldi, la banca americana li depositasse, per esempio, in Europa potrebbe spuntare lo stesso il 3%, ma con un rischio molto inferiore. Denaro da banca a banca, interessi puri e semplici, il problema resterebbe quello di prima. I soldi, che la Fed regala sperando che servano all’economia, resterebbero fermi.
• Ma allora che cosa ha tagliato a fare?
Il taglio è accompagnato da altre misure, per esempio l’annuncio che la Fed comprerà massicce quantità di titoli tossici anche a lungo termine in modo da non far mancare il denaro alle imprese e specialmente ai cantieri (c’è stato nell’ultimo mese un calo nell’edilizia pari all’1,7%). Non è detto che basti neanche questo. Se lei ha deciso di non spendere, non c’è tasso che possa persuaderla. Lei non entrerà in negozio a comprare merce, i fabbricanti di quella merce resteranno senza remunerazione, chiuderanno, licenzieranno eccetera. Deflazione, vale a dire caduta della domanda e caduta dei prezzi, un fenomeno in questo caso straordinario perché avviene in presenza di un aumento smisurato di liquidità, cioè in presenza di iniezioni colossali di inflazione potenziale. Mi spiego?
• Non proprio tantissimo.
Mettiamo che in una situazione normale la banca centrale mandi elicotteri sulle città a bombardare la gente di banconote. Quale sarebbe la reazione più prevedibile? Tutti piglierebbero questi soldi piovuti dal cielo e correrebbero a comprare automobili, televisioni, lavatrici, crociere eccetera. In pochissimo tempo, i prezzi andrebbero alle stelle a causa dell’impennarsi della domanda dovuta al fatto che a un tratto – e sia pure per poco – tutti vogliono tutto. Questo è il classico caso in cui all’aumento della liquidità corrisponde, come da regola, l’aumento dei prezzi. Chiamiamo di solito tutto questo ”inflazione” senza far troppo caso a quale dei due fenomeni applichiamo la parola. Mettiamo però che il bombardamento non sortisca effetto alcuno: stranamente, sentendosi cadere in testa i soldi, la gente li prende, se li mette in tasca e se ne torna a casa senza comprare niente. Un fenomeno raro, ma che stiamo vivendo adesso: l’aumento della liquidità e nello stesso tempo la deflazione, cioè la diminuzione di prezzi cioè l’effetto contrario a quello normale. la situazione in cui ci troviamo adesso, che Bernanke tenta di combattere col tasso zero. Servirà questo tasso zero? Tutti i commentatori, compreso Mario Draghi, hanno risposto con queste due parole: «Territorio sconosciuto».
• Ma perché, se uno si trova i soldi in tasca non dovrebbe spenderli?
Perché convinto che domani la roba costerà meno e che dunque sarà bene aspettare, per esempio. Oppure, più semplicemente: perché convinto che domani i tempi saranno ancora più duri di oggi. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 18/12/2008]
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