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 2008  dicembre 18 Giovedì calendario

Stupore nel mondo per la decisione della Federal Reserve – la Banca centrale americana – di far pagare il denaro a tasso zero…• Significa che io vado in una banca americana, chiedo un milione di dollari e quelli me lo danno senza farmi pagare una lira d’interesse?Purtroppo no

Stupore nel mondo per la decisione della Federal Reserve – la Banca centrale americana – di far pagare il denaro a tasso zero…

Significa che io vado in una banca americana, chiedo un milione di dollari e quelli me lo danno senza farmi pagare una lira d’interesse?
Purtroppo no. Questo cosiddetto tasso zero – che è poi un tasso 0-0,25 – è riservato alle banche. Se lei fosse una banca, potrebbe prendere denaro in prestito dalla Fed. Da ieri questo denaro potrebbe esserle dato anche a zero interessi, cioè lei prende 1 e restituisce 1. O al massimo le potrebbero applicare – a lei in quanto banca – un interesse dello 0,25%. Questo per prestiti a breve termine, e fino a nuovo ordine.

E’ un bene o un male? Non capisco il senso di una cosa simile. La banca che ha preso il denaro a zero a quanto lo ripresta?
Lo continuerà a prestare, più o meno, al 3%, un tasso che a questo punto sarà tutto guadagno. Però, ci pensi un po’: se lei – proprio lei fisicamente – andasse in una banca americana a chiedere soldi glieli darebbero – diciamo – a un tre per cento. Tuttavia con un rischio: lei potrebbe non restituirli. Se invece, presi i soldi, la banca americana li depositasse, per esempio, in Europa potrebbe spuntare lo stesso il 3%, ma con un rischio molto inferiore. Denaro da banca a banca, interessi puri e semplici, il problema resterebbe quello di prima. I soldi, che la Fed regala sperando che servano all’economia, resterebbero fermi.

Ma allora che cosa ha tagliato a fare?
Il taglio è accompagnato da altre misure, per esempio l’annuncio che la Fed comprerà massicce quantità di titoli tossici anche a lungo termine in modo da non far mancare il denaro alle imprese e specialmente ai cantieri (c’è stato nell’ultimo mese un calo nell’edilizia pari all’1,7%). Non è detto che basti neanche questo. Se lei ha deciso di non spendere, non c’è tasso che possa persuaderla. Lei non entrerà in negozio a comprare merce, i fabbricanti di quella merce resteranno senza remunerazione, chiuderanno, licenzieranno eccetera. Deflazione, vale a dire caduta della domanda e caduta dei prezzi, un fenomeno in questo caso straordinario perché avviene in presenza di un aumento smisurato di liquidità, cioè in presenza di iniezioni colossali di inflazione potenziale. Mi spiego?

Non proprio tantissimo.
Mettiamo che in una situazione normale la banca centrale mandi elicotteri sulle città a bombardare la gente di banconote. Quale sarebbe la reazione più prevedibile? Tutti piglierebbero questi soldi piovuti dal cielo e correrebbero a comprare automobili, televisioni, lavatrici, crociere eccetera. In pochissimo tempo, i prezzi andrebbero alle stelle a causa dell’impennarsi della domanda dovuta al fatto che a un tratto – e sia pure per poco – tutti vogliono tutto. Questo è il classico caso in cui all’aumento della liquidità corrisponde, come da regola, l’aumento dei prezzi. Chiamiamo di solito tutto questo ”inflazione” senza far troppo caso a quale dei due fenomeni applichiamo la parola. Mettiamo però che il bombardamento non sortisca effetto alcuno: stranamente, sentendosi cadere in testa i soldi, la gente li prende, se li mette in tasca e se ne torna a casa senza comprare niente. Un fenomeno raro, ma che stiamo vivendo adesso: l’aumento della liquidità e nello stesso tempo la deflazione, cioè la diminuzione di prezzi cioè l’effetto contrario a quello normale. la situazione in cui ci troviamo adesso, che Bernanke tenta di combattere col tasso zero. Servirà questo tasso zero? Tutti i commentatori, compreso Mario Draghi, hanno risposto con queste due parole: «Territorio sconosciuto».

Ma perché, se uno si trova i soldi in tasca non dovrebbe spenderli?
Perché convinto che domani la roba costerà meno e che dunque sarà bene aspettare, per esempio. Oppure, più semplicemente: perché convinto che domani i tempi saranno ancora più duri di oggi. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 18/12/2008]