Filippo Facci, il Giornale 18/12/2008, 18 dicembre 2008
Valore aggiunto FILIPPO FACCI PER IL GIORNALE DI GIOVEDì 18 DICEMBRE 2008 Ringrazio l’onorevole Flavia Perina, direttore del Secolo d’Italia, per averci finalmente spiegato quella «specificità tutta nostra» che dovrebbe impedirci di pensionare le nostre donne a 65 anni, come nel resto d’Europa
Valore aggiunto FILIPPO FACCI PER IL GIORNALE DI GIOVEDì 18 DICEMBRE 2008 Ringrazio l’onorevole Flavia Perina, direttore del Secolo d’Italia, per averci finalmente spiegato quella «specificità tutta nostra» che dovrebbe impedirci di pensionare le nostre donne a 65 anni, come nel resto d’Europa. Ora ho capito: le nostre donne «producono un valore aggiunto sociale di portata incalcolabile». Ossia? La maternità, certo. Quella maternità, aggiungo io, che è la più mammona, piagnona, vittimista, iperprotettiva e bambocciona d’Occidente. Ma non solo: la succitata specificità, secondo Flavia Perina, consiste nel «lavoro di cura nei confronti dei mariti, dei genitori anziani, della famiglia allargata ai parenti prossimi e acquisiti», «un valore aggiunto di portata incalcolabile», «una cultura femminile radicata nel nostro Paese». Ecco perché negli Usa le donne vengono coadiuvate dai loro uomini in tutto e per tutto: poverette, non hanno la specificità delle nostre, il loro «valore aggiunto». Ecco perché da quelle parti i ruoli sono davvero intercambiabili, e il peso della famiglia viene equamente ripartito tra i coniugi: poveretti, non sanno che le donne, per assistenza e cure e altre pie attività, sono molto più adatte, pardon specifiche. Dev’essere per questo che il suffragio universale negli Usa è stato sancito nel 1918 e da noi solo nel 1946: noi siamo più avanti, più rispettosi delle specificità, alieni a questo «automatismo europeista». Le nostre donne non sono europee. Non ancora.