Michele Farina, Corriere della Sera 18/12/2008, pagina 27, 18 dicembre 2008
Gli inventori del «club» da 140 milioni di utenti: «Siamo contenti che i giudici lo ritengano sicuro e privato per comunicare» Come notificare a una coppia di inquilini morosi che stanno perdendo la casa? In Australia Mark McCormack, legale di una finanziaria che aveva prestato 100 mila euro a Gordon Poyser e Carmel Corbo per l’acquisto di un villino a Canberra, le ha provate (quasi) tutte
Gli inventori del «club» da 140 milioni di utenti: «Siamo contenti che i giudici lo ritengano sicuro e privato per comunicare» Come notificare a una coppia di inquilini morosi che stanno perdendo la casa? In Australia Mark McCormack, legale di una finanziaria che aveva prestato 100 mila euro a Gordon Poyser e Carmel Corbo per l’acquisto di un villino a Canberra, le ha provate (quasi) tutte. Ha bussato, spedito lettere, email, sms. Mesi di ricerche vane. D’altra parte, per aprire un procedimento di sfratto, giustizia vuole che gli interessati ricevano regolare avviso. Alla fine McCormack ha fatto quello che fa nel tempo libero per rintracciare vecchi amici su Internet: ha cercato i mutuati inadempienti su Facebook, il social network più popolare al mondo (140 milioni di utenti). E li ha trovati. La Corte Suprema della capitale australiana ha stabilito che il metodo è regolare. La settimana prossima ci sarà l’udienza di merito. E’ un precedente importante, forse storico: la Legge può insinuarsi anche nei club privé della Rete. Il Grande Fratello indaga su Facebook. E gli inventori di Facebook applaudono: «Siamo contenti che i giudici lo ritengano uno spazio sicuro e privato per comunicare». Anche se si tratta di comunicare uno sfratto? Per Michael Fraser, professore di giurisprudenza alla Sidney University of Technology, la decisione dei giudici «cambia le regole del gioco e il modo in cui la gente vede i soc ial network». Amanda Lenhart, ricercatrice del Pew Internet Project, si chiede: «Come la prenderà il popolo di Facebook?». Discussione aperta. Un limite alla libertà o la prova che i social network sono «una cosa seria»? Di certo gli inquilini morosi l’hanno presa male. Gordon Poyser, pensionato di 62 anni, ha aperto la porta (del villino in questione) a un reporter dell’Ap. Ha detto che ieri, quando si è sparsa la notizia, lui e Carmel hanno reso inaccessibili i profili su Facebook per evitare «che anche i cani ci ficcassero il naso». Troppo tardi: l’avvocato McCormack ci aveva già messo il suo. Scoprendo che le informazioni negli «account» coincidevano con quelle delle persone che stava cercando. Nomi, date di nascita. Gordon e Carmen comparivano nel sito come «amici ». Elementi sufficienti perché McCormack, venerdì scorso, convincesse un tribunale civile di Canberra che la notifica si poteva mandare nella loro posta su Facebook. Vittime del mutuo. E forse della voglia di apparire. L’errore dei due inquilini è stato non attivare i livelli di «privacy» che li avrebbero resi invisibili agli «estranei». Il mondo cambia. Barack Obama fa i video su YouTube. E agli avvocati australiani piace «pokare» (bussare) su Facebook. Michele Farina