Marco Imarisio, Corriere della Sera 18/12/2008, 18 dicembre 2008
NAPOLI
«Vi saluto tutti preventivamente, per sottolineare la mia estraneità a questo contesto». La stretta di mano preventiva come presa di distanza dagli altri era una delle innovazioni introdotte dalla Rete di Leoluca Orlando in quel 1993, fatidico per definizione. Ogni tanto, l’enfant prodige Giuseppe Gambale si sottraeva all’incombenza. «Te ne devi andare in galera» urlò dagli schermi Rai contro l’allora onorevole Giulio Di Donato.
«La realtà costringe spesso a sporcarsi le mani», scriveva in un vecchio articolo per Avvenimenti. Parlava di poliziotti, ma forse è davvero così, in assoluto. La persona dipinta dai magistrati come «tenace guardaspalle » dell’imprenditore Alfredo Romeo, che definisce «scema completa » Rosa Russo Iervolino, il sindaco che nel 2006 si era battuto per averlo in giunta come «segno di ulteriore pulizia morale», assessore all’educazione, trasparenza e legalità, è la stessa che ai tempi di Tangentopoli divenne a Napoli un simbolo del giustizialismo. Duro, spietato con gli inquisiti. Ma anche allora c’era stata qualche avvisaglia di uno scollamento tra idee e azioni. Nel 1992, un magistrato che poi diventerà famoso, Raffaele Cantone, si imbatte nel suo nome in una inchiesta sulla malasanità. Secondo lui, la specializzazione in cardiologia di Gambale era figlia di certificazioni fasulle che attestavano un tirocinio inesistente. Quell’anno, Gambale divenne uno dei più giovani parlamentari della storia repubblicana, subentrando a soli 27 anni al magistrato Carlo Palermo. A quel tempo, il giovane medico era della Rete, e girava sempre in coppia con uno sconosciuto avvocato di Salerno, Alfonso Pecoraro Scanio. Dopo una adolescenza passata nei Focolarini, si era iscritto al Partito radicale. Nel 1983 era accanto ad Enzo Tortora finalmente libero, chiedendo «una giustizia più giusta». Dopo la prima esperienza in Parlamento passò ai Democratici, fedele ad Arturo Parisi, quindi alla Margherita e infine al Pd. Nel 2006 tornò a Napoli, sede più defilata ma comunque adatta a ribadire i concetti che gli stavano a cuore, continuando a sostenere qualunque progetto riguardasse la legalità e la lotta alla criminalità organizzata, il vero filo che cuce la sua carriera politica, nella quale si conta un passaggio alla commissione parlamentare Antimafia, e il ruolo di responsabile della lotta alle mafie della Margherita. Diventa assessore alla legalità per conto di un sindaco che ne è giustamente ossessionato. Si spende, mettendosi simbolicamente alla testa della Napoli dei comitati civici, delle parrocchie, del volontariato e delle casefamiglia, sportelli anti usura, tutte iniziative nate per sopperire alla perenne latitanza delle istituzioni delle quali lui fa parte. Di questo suo impegno rimane traccia anche nell’ordinanza. Tra le «utilità economicamente valutabili» che l’accusa gli rinfaccia di aver ricevuto, c’è anche il versamento di denaro in favore della fondazione «A’ voce d’e creature» di don Luigi Merola, il parroco di Forcella.
Quest’anno era stato sacrificato sull’altare del maxi-rimpasto seguito alla crisi dei rifiuti, ma era rimasto in zona, conservando una consulenza da 71.296 euro all’anno più le spese. L’incarico prevedeva il tempo pieno. Ma dopo un mese Gambale chiese la conversione in part time, tre giorni di lavoro alla settimana. Accordata, senza riduzione di compenso. La vicenda destò scalpore e fece il paio con quella della sua condizione di baby- pensionato parlamentare, che a soli 42 anni gli garantisce un vitalizio da 8.445 euro lordi al mese. C’era qualche contraddizione, nel suo personale mausoleo legalitario. Ma nessuno poteva immaginare quello che scrivono i magistrati dell’Antimafia napoletana. Il suo coinvolgimento non è un contrappasso, ma solo una sorpresa di questa inchiesta, la più brutta. «Consapevolmente forniva a Romeo informazioni riservate riguardanti gli appalti pubblici... Influenzava le linee programmatiche di Comune, provincia e Regione in materia di appalti di servizi pubblici aventi ad oggetto l’edilizia scolastica... Riceveva o accettava la promessa di ricevere, per sé o per altri, per la suddetta attività, denaro o altre attività economicamente valutabili consistite nell’ assunzione di manodopera da lui segnalata, agevolazioni nell’acquisto, appartamenti gestiti dalla "Romeo immobiliare", sponsorizzazione da parte del Romeo con i vertici nazionali dei partiti politici al fine di far ottenere al Gambale futuri e più prestigiosi incarichi politico-amministrativi ». Le intercettazioni sono molto brutte, va detto. Ma comunque: innocente, fino al terzo grado di giudizio.
Marco Imarisio