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 2008  dicembre 18 Giovedì calendario

Garlasco Lavata la bicicletta con il sangue di Chiara Due parole nel pc, così la perizia smonta l’alibi di Alberto Le avrebbe «salvate», ma la sera prima del delitto NOTIZIE CORRELATE Per la difesa di Alberto Stasi «l’autopsia su Chiara è incompleta» (3 febbraio 2009) Centrata l’ora in cui Chiara è stata uccisa

Garlasco Lavata la bicicletta con il sangue di Chiara Due parole nel pc, così la perizia smonta l’alibi di Alberto Le avrebbe «salvate», ma la sera prima del delitto NOTIZIE CORRELATE Per la difesa di Alberto Stasi «l’autopsia su Chiara è incompleta» (3 febbraio 2009) Centrata l’ora in cui Chiara è stata uccisa. La nuova perizia smonta la difesa di Stasi (29 gennaio 2009) MILANO – Due parole per smontare l’alibi di Alberto Stasi: sono «Garbarino» e «inerentemente». Le loro tracce nel suo computer dimostrerebbero che lui – unico indagato per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi il 13 agosto 2007 – ha mentito dicendo che passò la mattina del delitto a scrivere quattro pagine della sua tesi di laurea. «Garbarino» è il nome del professore relatore della sua tesi, «inerentemente», invece, è un avverbio che Alberto ha usato più volte nella stesura di quelle ultime quattro pagine. Il fatto è che l’allora laureando ordinò al suo programma di scrittura (Word2003) di non segnalare i due termini come un errore ogni volta che li digitava ma di inserirle nel suo dizionario personalizzato. Il programma eseguì e di quell’operazione sono rimaste le tracce. «Inerentemente» fu inserito nel dizionario alle 23.34 del 12 agosto e «Garbarino» poco prima. Quelle due parole non compaiono in nessun altro file del pc se non nelle quattro pagine che lui usa come alibi. Quindi «si può concludere con certezza» che Alberto ha lavorato alla parte della tesi che dovrebbe scagionarlo già la sera prima e non, come ha sempre detto, la mattina del delitto: questo deduce l’ingegner Paolo Reale che ha firmato la consulenza informatica della famiglia di Chiara Poggi depositata ieri dall’avvocato Gian Luigi Tizzoni al gup Stefano Vitelli, in vista dell’udienza preliminare di martedì prossimo. Oltre alla scoperta delle due parole-chiave l’analisi del computer ripesca le immagini e i filmati pedopornografici contenuti nel pc di Alberto (per gli inquirenti possibile movente del delitto perché Chiara potrebbe averlo sorpreso a scambiarsi quei file e minacciato di denunciarlo). La memoria del pc svela poi «un ampio campionario a sfondo erotico», una serie di «file nascosti» dal contenuto feticistico: «foto di indumenti intimi visibili e scarpe femminili scattate col telefonino a soggetti probabilmente inconsapevoli». E ancora: un misterioso crash (uno spegnimento improvviso) alle 19 della sera prima del delitto e l’utilizzo di una chiavetta Usb che però non risulta fra il materiale sequestrato. E poi una domanda: perché fra le 15.04 e le 18.59 del 12 agosto Alberto salvò per 69 volte il file della tesi e non lo fece invece mai la mattina del delitto quando giura di aver scritto le sue quattro pagine? Il 13 il pc registrò alcuni passaggi: ma «nessun riferimento fra le 10.37 e le 11.57», orario compatibile con l’omicidio. Sul tavolo del gup, martedì prossimo, ci sarà anche l’altra relazione voluta dalla famiglia di Chiara, quella affidata al perito Marzio Capra sull’analisi delle tracce biologiche e sugli spostamenti dell’assassino nella villetta del delitto. Le sorprese, in questo caso, sono due: la presenza del Dna di Chiara sul dispenser del sapone e sul rubinetto del lavandino, in bagno, e l’ipotesi che Alberto abbia lavato la bicicletta sulla quale è stata trovata (sui pedali) «materia organica» della ragazza (sangue, secondo l’accusa). Per il consulente l’accurata pulizia si evince «dalla totale assenza, sui pedali, di un benché minimo segnale riconducibile a una contaminazione biologica». Non ci sono «residui di fango o tracce di altra sporcizia, indicativi di un normale anche se sporadico utilizzo». I pedali sono puliti eppure «sugli stessi c’è un notevole quantitativo di Dna non degradato della vittima». Ce n’è in gran quantità anche sul dispenser e sul rubinetto in bagno, appunto. Ma «stranamente», fa notare il consulente, di Chiara è stato trovato soltanto Dna, nemmeno un’impronta digitale mentre ce ne sono di Alberto sul distributore del sapone. E poiché l’assassino «è certamente stato in quel bagno come risulta dalle tracce di scarpe imbrattate di sangue», l’ipotesi di Capra è che Alberto abbia accuratamente lavato il dispenser nel tentativo di cancellare ogni traccia ma sarebbe riuscito ad eliminare soltanto le impronte di Chiara lasciando invece le sue nel rimettere a posto il dispenser, dopo la pulizia. Infine il dettaglio considerato dagli inquirenti «il più grave degli indizi»: le scarpe immacolate di Alberto dopo la scoperta del cadavere. La perizia di Capra conferma quella del pubblico ministero: non è fisicamente possibile che il ragazzo abbia percorso quei metri fra l’ingresso della villetta e il punto in cui ha visto Chiara senza essersi sporcato di sangue (e ce n’era ovunque) le scarpe poi sequestrate dai carabinieri. «Escludo che indossasse effettivamente quelle scarpe» conclude il consulente. Giusi Fasano 17 febbraio 2009