Royal mail non c’è più posta per sua maestà di Ennio Franceschini, la Repubblica, 18/12/2008, pag. 34, 18 dicembre 2008
ENNIO FRANCESCHINI PER LA REPUBBLICA DI GIOVEDI’ 18 DICEMBRE 2008
La cassetta della posta, in Gran Bretagna, è un simbolo nazionale: di un colore rosso fiammante, dalla forma solida e antiquata, immediatamente riconoscibile come qualcosa che appartiene esclusivamente alle tradizioni del Regno Unito, come gli autobus a due piani, i taxi neri, le cabine del telefono.
Eppure la Royal Mail, la Posta di Sua Maestà, non sarà più britannica: il governo laburista di Gordon Brown ha deciso di venderla, preferibilmente a un´azienda straniera. All´inizio sarà ceduta solo una parte, sebbene considerevole, pari al 33 per cento; molti credono che si tratti solo di un primo passo, per poi disfarsi dell´intera proprietà. La ragione è che la Posta Reale non guadagna più, anzi perde un mare di soldi, 3 milioni di sterline l´anno, travolta da un lato dall´alta tecnologia, ossia email e sms, dall´altro da servizi postali privati che consegnano a domicilio, più rapidamente e con maggiore sicurezza, lettere e pacchi di qualsiasi dimensione. Per quanto abbia iniziato a rinnovarsi, nonostante le mille attività intraprese, diventando di fatto anche banca, società di assicurazioni, catalogo per acquisti, la Royal Mail dà l´impressione di non farcela, specie in tempi di crisi economica globale.
L´annuncio della progettata cessione, fatto da Peter Mandelson, ministro delle Attività Produttive ed ex-braccio destro di Tony Blair, ha sollevato un pandemonio. Una parte del Labour si ribella, promettendo resistenza al progetto in parlamento. I sindacati sono sul piede di guerra, sostenendo che l´ingresso di un´azienda privata nella Royal Mail comporterà il licenziamento di 50 mila dipendenti sugli attuali 180 mila. C´è già un candidato all´acquisto: il gruppo olandese Tnt, specialista delle consegne a domicilio in tutto il mondo, 161 mila dipendenti, un margine di profitto del 15% annuo. In corsa ci sarebbe anche il tedesco Dhl, l´altro gigante del settore, 500 mila dipendenti, 13% di profitti. Due privati che hanno rosicchiato la mela del servizio postale pubblico, nei rispettivi paesi, quindi anche all´estero, inclusa la Gran Bretagna, diventando una causa del declino della Royal Mail. Chi ha fretta di inviare un documento o un pacco, paga un po´ di più per rivolgersi a loro; chi deve inviare solo una lettera o una cartolina (calate di 5 milioni in due anni), fa da sé con email e messaggini (60 miliardi inviati nell´ultimo anno dai britannici).
E´ un pezzo di storia del Regno Unito che se ne va: col simbolo della corona su ogni cassetta delle lettere, la Posta Reale rappresentava la monarchia al suo meglio, austera, precisa, efficiente. Ancora oggi consegna 82 milioni di lettere e pacchi al giorno, l´85% dei quali in tempo; e i 12 mila uffici postali sono come un avamposto di ordine e civiltà, fanno parte del panorama come i pub, i bobbies con l´elmetto, le guardie della regina col colbacco. Ora, come la Rolls-Royce, la Jaguar e la Mini, anche questa icona di britannicità è al tramonto. La settimana scorsa i sindacati si erano lamentati delle pressioni manageriali per far camminare i postini più in fretta: a una velocità media di 4 chilometri all´ora, anziché ai 2 previsti dal regolamento. Il postino bussa sempre due volte, recita il titolo di un vecchio film: ma la prossima volta che bussa, qui a Londra, potrebbe parlare olandese.