Massimo Parrini, 18/12/2008, 18 dicembre 2008
Una squadra di Formula 1 di alto livello costa 400-500 milioni l’anno. L’Honda, ritiratasi a dicembre per le spese eccessive, aveva un budget di 420 milioni
Una squadra di Formula 1 di alto livello costa 400-500 milioni l’anno. L’Honda, ritiratasi a dicembre per le spese eccessive, aveva un budget di 420 milioni. Per ridurre i costi, la federazione dei Team (Fota) ha deciso che quest’anno la vita dei motori sarà allungata da 2 a 4 gare (lunghe al massimo 250 km da non percorrere in più di 90’), i test dimezzati (da 30 a 15 mila km), misure che dovrebbero portare risparmi intorno ai 100 milioni. Nel 2010 sarà allungata a sei gare la vita dei cambi, si parla di standardizzazione di telemetria, radio e prese d’aria dei freni (da realizzare in soli due materiali). Restrizioni anche per l’aerodinamica, l’uso di leghe sofisticate e la monoscocca (una per stagione, vietata l’evoluzione). Max Mosley, presidente della Federazione internazionale dell’auto (Fia), parla di spese folli tipo dadi speciali che costano 1000 dollari l’uno (ne vengono usati migliaia), particolari che fanno lievitare i budget senza aggiungere niente allo spettacolo. A suo dire, servirebbero tagli ben più consistenti, oltre l’80%, per far sì che si possa vincere il mondiale con un investimento di soli 50 milioni di euro. Per questo, aveva pensato di dotare tutte le squadre di un motore unico, ipotesi che molti team, in testa la Ferrari, hanno fermamente respinto minacciando il ritiro. Tra i principali bersagli delle sue critiche, gli organigrammi con 800-1000 impiegati e gli stipendi multimilionari garantiti ai piloti. In tempi di tagli, ha suscitato più di una perplessità il fatto che la Fia abbia obbligato i team a dotarsi del Kers, un sistema di recupero dell’energia cinetica prodotta in frenata che rende le auto meno inquinanti: per approntarlo serve un investimento di almeno venti milioni di euro. L’abolizione dei test nel corso del campionato ha inoltre costretto le scuderie a dotarsi di nuovi, dispendiosi, simulatori. Per far quadrare i conti, i team chiedono una fetta maggiore dei diritti tv: attualmente prendono il 47% dei 700-800 milioni incassati ogni anno, il resto va alla Fom (Formula One Management) di Bernie Ecclestone, società organizzatrice del mondiale che ha molteplici fonti di guadagno, a cominciare dagli aerei cargo che hanno l’esclusiva nel trasporto di macchine e materiali delle squadre a costi, si dice, fuori mercato (anche se è prevista una franchigia di tot chili che aumenta con i punti raccolti in classifica). Una piccola fonte di guadagno arriva dalla vendite delle vecchie monoposto, che non avviene prima di due anni dall’ultima esibizione in pista: una Ferrari costa da 1,8 a 2,9 milioni di euro a seconda del curriculum (vittorie, titoli, piloti che l’hanno condotta ecc.), le F.1 clienti partecipano in genere a una serie di 9 eventi, il cui pacchetto di assistenza costa 100 mila euro. Il ”parcheggio” con assistenza minima a Maranello costa 17 mila euro l’anno, per un motore completo ne servono 360 mila, 140 mila per la revisione (ogni 1000 km).