Aldo Grasso, Corriere della Sera 18/12/2008, 18 dicembre 2008
Aristocrazia imbalsamata ALDO GRASSO PER IL CORRIERE DELLA SERA DI GIOVEDì 18 DICEMBRE 2008 Uccelli di rovo al trappeto genovese
Aristocrazia imbalsamata ALDO GRASSO PER IL CORRIERE DELLA SERA DI GIOVEDì 18 DICEMBRE 2008 Uccelli di rovo al trappeto genovese. In una ideale classifica della peggior fiction italiana, Artemisia Sanchez lotterebbe per i primi posti (Raiuno, lunedì e martedì, ore 21.10, quattro puntate). Al confronto, Elisa di Rivombrosa pare Via col vento. Artemisia Sanchez è un capolavoro assoluto di fissità recitativa, di dialoghi posticci, di regia in stile pompier. In un modo perverso, persino affascinante. La protagonista Michelle Bonev conosce una sola espressione, tendente al broncio. Idem il prete innamorato di lei, Fabio Fulco, tutto occhi e chioma. In apparenza la lotta è tra Illuminismo e Immobilismo, tra Bene e Male, tra Popolo e Aristocrazia. Nella sostanza si tratta di questo: Artemisia è da sempre innamorata di Angelo, costretto a farsi prete per sopravvivere. Ma quando don Angelo torna al paesello, ti saluto matrimonio, ti saluto voti: il roveto dell’intreccio si fa ardente, non c’è più pace tra gli ulivi e la terra trema. Veramente. Tratta dall’omonimo romanzo di Santo Gioffrè, sceneggiato da Salvatore Basile, Francesco Arlanch, Francesco Balletta e Ambrogio Lo Giudice, diretto dallo stesso Lo Giudice, la mini serie è un inno alla Calabria di fine Settecento che tenta di uscire dal passato feudale sotto la spinta delle idee illuministe e del trappeto genovese (un frantoio). Artemisia Sanchez è dunque la sacrilega storia di un’aristocratica di origine spagnola che mentre vive una passione torbida, affianca alcuni progressisti nella lotta contro il latifondismo. Attenta alle nuove correnti che spirano dalla Francia (e sollevano anche la tonaca del don), Artemisia si impegna per la modernizzazione della produzione dell’olio, ma è costretta a confrontarsi con la corruzione dei nobili locali, più preoccupati dei loro privilegi che dello sviluppo agroalimentare di Seminara. Nel racconto non c’è mai forza drammaturgica ma solo inerzia scenica: Uccelli di rovo al trappeto genovese, appunto.