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 2015  dicembre 15 Martedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Federica Guidi
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Domani a Shkirat, in Marocco, rappresentanti del governo libico di Tripoli e rappresentanti del governo libico di Tobruk più una quantità notevole di leader di tribù e poteri locali dovrebbero siglare un’intesa che riporti la Libia all’unità, con un solo governo, un solo Parlamento e l’avvio concreto di un processo di pace.

Bello. Ma a quanto capisco la cosa non è sicura.
Se ne parla da un pezzo e non è ancora successo. In Libia c’è la guerra civile, scorrazzano per tutto il Paese bande criminali e bande jihadiste, Sirte è in mano all’Isis e si dice (sembra proprio vero) che il califfo al Baghdadi, ferito, sia venuto a curarsi qui. All’Isis la Libia fa gola, c’è il petrolio e il dominio possibile del Mediterraneo, con Roma, capitale dei crociati, a poche centinaia di chilometri. La consapevolezza di una congiuntura pericolosissima ha indotto tutti i protagonisti della politica mondiale a trovarsi a Roma domenica scorsa per stringere sull’unica soluzione ragionevole. E cioè, intanto, smettere di sparare e riunificare il Paese, facendo in modo poi di rimettere uno accanto all’altro i vari pezzi, accontentando le tribù e gli interessi delle potenze locali.  

Quanto a potenze locali, stiamo parlando, immagino, dell’Arabia Saudita e dell’Egitto.
E del Qatar. E della Turchia. Gli islamisti stanno a Tripoli e godono della protezione proprio di Qatar e Turchia. Egitto ed Emirati Arabi sostengono il governo di Tobruk, che è anche quello riconosciuto dalla comunità internazione. Ciascuno dei due governi ha poi, al suo interno, oppositori di vario genere, gente che per i propri fini osteggia una pacificazione e un’intesa generale. Pensi che a Roma, dove si sono visti seduti uno accanto all’altro i rappresentanti di paesi che in genere si combattono per procura (un grande successo della diplomazia italiana), sono venuti da Tripoli e da Tobruk solo i vice dei rispettivi parlamenti e governi, di nome Shoeib e Makzoum. I presidenti dei due organismi sono infatti degli estremisti che non vogliono sottoporre ai due parlamenti l’accordo di coesione nazionale. E anzi hanno sottoscritto nei giorni scorsi una loro intesa contro le interferenze straniere.  

Che cosa dice questo accordo?
Il piano è stato preparato da Martin Kobler, inviato speciale dell’Onu per la Libia. Ricalca quello preparato a suo tempo da Bernardino Léon, il tipo che mediava in Libia con un contratto da 50 mila euro al mese offertogli dal Qatar. Prevede la creazione entro 40 giorni di un governo di unità nazionale, che chiederà poi all’estero finanziamenti e presidi militari. Questo governo dovrebbe essere nominato da un consiglio presidenziale che sceglierebbe anche le persone da mettere a capo della banca centrale libice e dll’ente petrolifero nazionale. Il piano è stato firmato da ministri e inviati di 17 paesi e di 4 organizzazioni internazionali, tra cui l’Unione europea e la Lega araba. Le firme decisive, domani, dovrebbero essere più di duecento. Ma ci sarà ancora, in Libia, chi vorrà remare contro.  

E francesi e inglesi? Quelli che hanno voluto a tutti i costi bombardare Gheddafi?
Uno degli effetti dell’accordo, se andrà in porto, è che i pruriti militaristi di questi due paesi si dovranno necessariamente placare. Nuovi interventi militari in Libia, effetto di decisioni unilaterali di paesi europei, avrebbero definitivamente fatto della Libia una nuova Siria e creato mille altri gruppi jihadisti. La linea italiana, più responsabile e appoggiata in toto dagli Stati Uniti, per ora ha vinto: contrastare l’Isis e i movimenti terroristici; riportare pace e sicurezza in Libia, ma anche in Siria, Iraq e Yemen; consolidare i paesi dell’area e coinvolgerli nella ricostruzione.  

A che punto è arrivato il Califfo in Libia?
Da Sirte ha di recente tentato qualche incursione verso est e verso ovest, in direzione di Agedabia e Sabrata. Sabrata è la più importante città fenicia posseduta dai romani e per qualche ora s’è temuto che qui si ripetesse lo scempio di Palmira. Ma i terroristi, arrivati con una trentina di pick-up sventolanti bandiere nere, si sono limitati a protestare per l’arresto da parte della milizia locale di un paio di loro militanti. E subito dopo si sono ritirati. Un’azione dimostrativa, che però aumenta l’inquietudine generale. (leggi)

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