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 2015  dicembre 15 Martedì calendario

QUANDO KURT ERA FELICE


C’è il giovane recluso, che incide versioni acustiche ancora acerbe delle sue canzoni su un registratore a cassette; e l’abile sperimentatore, che intreccia collage di suoni e tempeste di chitarre distorte. E ancora: c’è l’autore serio, che esibisce un suo precedente tentativo di suicidio con la determinazione di un performer; e il romantico senza pudori, che registra la sua versione di And I Love Her dei Beatles.
Tutto questo è Kurt Cobain. E tutto questo è in un solo disco: la colonna sonora di Kurt Cobain: Montage of Heck, il documentario sul leader dei Nirvana realizzato dall’autore e regista Brett Morgen. Pubblicato in diversi formati, tra cui un’edizione deluxe con 31 tracce, Montage of Heck: The Home Recordings è il primo album solista ufficiale di Cobain, che Morgen ha raccolto da più di 200 ore di registrazioni private su cassetta. Dentro ci sono anche alcune canzoni inedite, che partono dalla fine degli anni ’8o per arrivare a poco prima del suicidio di Cobain, avvenuto nell’aprile 1994, all’età di 27 anni.
«Niente di ciò che è contenuto nell’album è uscito in precedenza su disco, o, a quanto ne so, nemmeno sotto forma di bootleg», dice Morgen. «Tutto proviene da quelle cassette, e abbiamo inserito solo materiale solista, scartando le prove della band».
Morgen – che è stato contattato nel 2007 dalla vedova di Cobain, Courtney Love, per realizzare il docu sull’artista scomparso – ha iniziato ad ascoltare la mole di materiale quando finalmente è iniziata la produzione del film, nel 2013, insieme alla figlia di Cobain, Frances Bean, nel ruolo di produttore esecutivo.
«La gioia della prima metà dell’album è la creatività che Kurt riesce a trasmettere», racconta Morgen. «Nessuno gli sta ordinando di scrivere una canzone. Lo sta facendo per se stesso, totalmente per il proprio piacere. Ma una canzone in particolare, la disperata Aberdeen», continua Morgen, «rende più chiaro il contesto di tutto ciò che segue», incluso il pezzo inedito She Only Lies, uno struggente ritratto dell’artista che sprofonda nell’ossessione del tradimento, fatto di sola voce e basso. Il regista paragona la natura “scientifica” di questa raccolta alla serie di dischi di Bob Dylan intitolata Bootleg Series, che «approfondisce la conoscenza dei progressi di Dylan». Morgen fa una promessa: «Dentro questo disco c’è anche tantissima gioia. Nessuno ha mai visto Kurt sorridere molto, in pubblico». Ma in molte di queste registrazioni, specialmente le prime, «è possibile immaginarselo seduto nel suo appartamento da solo, mentre si diverte un sacco», dice Morgen. «Puoi sentirlo sorridere».